C'è una classifica composta da squadre, nomi, calciatori e allenatori di prestigio. E poi ce n'è un'altra di giocatori invisibili, promesse non mantenute, indecisi e uomini del pallone che sono in attesa di una chiamata. All'ultima fermata è sceso anche Frank Lampard, esonerato dal Chelsea nelle ultime ore per far posto all'ex tecnico del Psg Thomas Tuchel. Quanto è duro il mestiere dell'allenatore. 

Con l'abito o la tuta sportiva, un costoso orologio al polso e il mondo sulle spalle. Siamo abituati a vederli così gli allenatori di calcio del XXI secolo. Non sono eroi, forse imperatori. Sempre arrabbiati, fin troppo seri, giocano con il loro presente e allontanano il futuro a scosse di 90 minuti. "È solo un gioco", diremmo noi comuni mortali ma non è così. Quanti pensieri, pressioni, aspettative e poi dubbi, problemi e difficoltà da affrontare. L'unica cosa che conta è il risultato, altrimenti sei fuori.
Si parte da un progetto ambizioso, le foto di rito e i sorrisi, il Presidente di turno che già parla di trofei e della possibilità di un incarico "a vita". Il tutto accompagnato da una giornata di sole. Niente di più falso.
Gli allenatori sono i testimoni della precarietà della vita (non solo sportiva) che accomuna ognuno di noi.
Sono numeri anche loro, come i dipendenti o i manager che saltano a causa di una pandemia, come un giovane al quale non viene rinnovato un contratto di lavoro.
Problemi diversi, distanti. Remunerazioni e premi che non si toccheranno mai come mondi. L'aspetto umano però li avvicina. E allora un giorno sei eccezionale e quello dopo possiamo fare a meno di te. Come si spiega? Quali interessi di fondo e quali motivazioni? Forse stiamo correndo così veloce da non avere più il tempo per ragionare. Ci piacciono i ribaltoni e le decisioni forti. O tutto o niente.

E allora un allenatore come Massimiliano Allegri, pluriscudettato e premiato in seguito ai successi con la Juventus, si può godere lo shopping milanese senza l'assillo di ricevere una telefonata. Lui vorrebbe tornare in campo, eccome, ma nessuno sembra intenzionato a volerlo. "A cosa rinuncio se cambio? E se peggioro la situazione?". Uno dei risvolti positivi di questa emergenza sanitaria è sicuramente la riscoperta del tema della sostenibilità nel calcio. Cacciare un allenatore costa parecchi soldi, perdere tempo in una corsa continua all'oro che coinvolge centinaia di club, costa ancora di più.
Il duro mestiere dell'allenatore, ma anche del direttore sportivo e del presidente.
È tempo di riflessioni. Il calcio si scopre più fragile e ha bisogno di certezze che arrivino dal basso. È il momento delle idee e dell'innovazione, è necessario trasformare un momento di crisi in una nuova scommessa per la collettività. Siamo partiti dall'allenatore, testimonial di un progetto, per arrivare ad osservare il calcio nella sua complessità. Il calcio del futuro non potrà prescindere da valori e regole. 
Ecco lo spazio per i tifosi, per chiunque possa portare una ventata di aria fresca.
Il calcio non solo come potere e istituzioni, il calcio come esempio, modello e stile di vita sano. Uno sport più inclusivo, vicino alla gente e portavoce di obiettivi e desideri di portata globale.