Giovedì 24 marzo 2022, cinque anni dopo la beffa contro la Svezia per la mancata qualificazione al mondiale in Russia, siamo di nuovo qui, con la testa chinata a prenderci le nostre responsabilità.
Ed ecco subito il déjà-vu di quella triste sera, l'Italia perde ancora e fallisce l'obbiettivo principale che ormai manca da 12 anni, stavolta contro una piccola squadra come la Macedonia del Nord.

Nonostante l'ottima ricostruzione fatta da Roberto Mancini e dopo la gloriosa vittoria dell'Europeo questa estate a Wembley, falliamo per la seconda volta consecutiva l'accesso al Mondiale. Lo definirei fallimento per delle ragioni ormai palesi agli occhi di tutto. Non bisogna analizzare la partita di ieri sera in sè, ma bisogna andare indietro nel tempo, oltre l'europeo. Bisogna tornare al 24 giugno del 2014, cioè l'ultima partita ufficiale disputata dagli azzurri in una competizione mondiale.
Cosa è cambiato da quel momento in poi? Prendiamo esempio dalle altre nazioni europee, vedi la cultura calcistica spagnola, inglese e francese, abituate a inserire i propri talenti provenienti dal vivaio  nei top club e abituati già all'eta di 18 anni  a giocare in competizioni importanti come la Champions League e varie corse scudetto. Beh è evidente che è cambiato poco e nulla nel sistema calcistico  italiano, non stiamo imparando dai nostri errori. Il calcio italiano è ormai in declino totale, mancano strutture apposite per giocare a calcio, basti pensare che al sud Italia ancora in certe categorie le squadre sono costrette a giocare in campi in terra battuta, le società non scommettono e non puntano più su i ragazzi del settore giovanile ma mirano a ingaggiare giocatori stranieri provenienti da qualsiasi parte del mondo.  
Non si può cercare un alibi in questi vari fallimenti nazionali, una squadra che ci ha fatto vivere emozioni indimenticabili durante l'europeo, non può permettersi di non riuscire a vincere partite con sqaudre di seconda fascia come: Bulgaria, Svizzera, Macedonia. 

Siamo davvero tutti molto delusi ed amareggiati, bisognerebbe rifondare tutto il sistema calcistico, partendo dalle basi, come il settore giovanile, strutture, mentalità e preparazione. Bisognerebbe anche abbassare i stipendi e il tetto degli ingaggi perchè un giocatore che guadagna 5-6 milioni di euro a stagione, giustamente non sente più il bisogno di dimostrare, non ha più fame agonistica.