Quando una società apprezza a dismisura un allenatore, fa di tutto per accontentarlo.

E così, se un giocatore prova ribellarsi, dovrà essere lui stesso a farsi le valige e a cercare una nuova sistemazione.

Su questo argomento, l'allenatore Max Allegri, ne é una prova tangibile, avendo spesso avuto la società dalla sua parte.

Facendo un passo indietro, infatti, il suo passaggio dal Cagliari al Milan destò più di qualche dubbio Ma, avendo la stima totale di Galliani e soprattutto dell' allora presidente rosso nero Silvio Berlusconi, la sua candidatura non venne messa più di tanto in dubbio.

Il primo anno fu subito scudetto e così, forte della sua posizione, iniziarono le prime richieste.

Giocatori che dovevano essere in tutto e per tutto idonei al suo gioco e ad esempio,uno dei tanti, fu l'olandese Mark van bommel. Quest'ultimo venne subito identificato da Allegri come il giocatore perfetto per far scudo alla difesa: quindi nel ruolo di playmaker, davanti alla linea difensiva.

Pensiamoci bene però: chi giocava sino ad allora in quel ruolo? Un certo Andrea Pirlo che, negli anni precedenti, aveva fatto la storia rossonera, confermandosi uno dei migliori interpreti nel mondo di quel ruolo.

Tutto questo, però, ad Allegri non bastava e mise il forte centrocampista davanti ad una scelta: "o quando giochi fai la mezz' ala o per me puoi anche andartene."

Detto fatto: Andre Pirlo, allora in scadenza di contratto, non rinnovò e si accasò alla Juventus.

Come è andata a finire lo sappiamo tutti: il giocatore divenne leader indiscusso fuori e dentro dal campo vincendo campionati a ripetizione e coppe nazionali.

Al Milan, Allegri divenne famoso anche per le sue reinterpretazioni dei ruoli dei suoi giocatori: la più originale fu sicuramente il tentativo di trasformare il terzino Urby Emanuelson in un trequartista di qualità. Ma non ebbe tanto successo.

Fatto sta', che dopo una serie di risultati negativi e sopratutto dopo lo scudetto perso contro la Juventus di Antonio Conte, il Milan decise di esonerare l'allenatore toscano.

Per un po' di tempo scomparì dai radar quando, nell' estate del 2014, prese il posto proprio di Conte, alla guida della corazzata bianconera.

L'accoglienza dei tifosi non fu delle migliori, ma ci fu subito il primo attestato di stima della dirigenza che lo difese a spada tratta.

Al primo anno Allegri andò oltre le aspettative: vittoria dello scudetto, della coppa Italia e finale di champions league(purtroppo persa contro il Barcellona). Poi altri due scudetti vinti ed ora, con l'assillo di quella champions sfiorata troppe volte.

Quest' estate, però, Allegri  ha nuovamente fatto prevalere le sue convinzioni, portando a due cessioni illustri della società bianconera: Dani Alves e Leonardo Bonucci. Il primo è passato quasi in sordina. Ma è chiaro che, se un giocatore dichiara di essere andato via per la società, il riferimento non può che essere anche per l'allenatore. Allenatore che, infatti, non si è opposto minimamente al non rinnovo di quello che è stato una delle pedine fondamentali della passata stagione.

Per quanto riguarda Bonucci, invece, il paradosso vuole che questa volta Allegri abbia probabilmente favorito la sua ex squadra rossonera. Dopo vari battibecchi durante la stagione, infatti, per l'allenatore non c'è stato modo di ricucire i rapporti e dunque società messa di fronte alla scelta: "o me o lui".

E quindi via Bonucci è piena fiducia a colui che ha conquistato due finali di Champions in 3 anni.

Anche in entrata, quest' estate sono prevalse le convinzioni uniche del mister: prima l'infinita ricerca del centrocampista(che magari non era in fondo neanche Matuidi)e poi l'acquisto del suo pupillo Mattia De Sciglio.

Anche questo acquisto ha suscitato più di qualche dubbio e, per i più maligni, è risultato il secondo favore fatto ai rossoneri.

E la cosa che più mi è sembrata assurda è avvenuta giusto qualche giorno fa: lista champions consegnata; dentro De Sciglio e.fuori Lichtstainer!!

Quest'ultimo si è dimostrato sempre un gran professionista e sempre rispettoso delle scelte manageriali. Inoltre è evidente che in questi anni ha giocato a livelli ben più alti del suo collega De Sciglio.

Ma Allegri ci vede lungo, e anche questa volta ha lasciato il segno.