Il fuorigioco millimetrico di Cristiano Ronaldo ad Udine riapre il dibattito su come l’introduzione del VAR abbia cambiato il gioco del calcio. Onde evitare polemiche mettiamo subito in chiaro una cosa, il goal andava annullato? Si. Perché, anche se di poco, la spalla del portoghese era avanti, regolamento alla mano nulla da eccepire, ma è sempre stato così? No.

LA VECCHIA REGOLA

Fino alla stagione 2004/05 le cose erano diverse, si considerava la cosiddetta “luce” fra difensore ed attaccante. Senza entrare troppo nel merito tecnico, la regola prevedeva che se una parte dei “tronchi corporei” di attaccante e difendente fosse stata sovrapposta il giocatore sarebbe stato in posizione regolare. Capite bene che per i poveri guardalinee questa regola era un incubo, si chiedeva di valutare ad occhio nudo, in qualche istante, non solo se il giocatore fosse o meno avanti ma anche di quanto. Semplicemente impossibile.

CAMBIAMENTO

Il calcio era sempre più veloce e per i guardalinee era sempre più difficile prendere la decisione corretta, parlare di moviola in campo era blasfemia, allora cosa si decise di fare? Cambiare la regola per ridurre la possibilità d’errore. A partire dalla stagione 2005/06 sparisce il concetto di “luce” e per stabilire il fuorigioco basterà avere una parte qualsiasi del corpo più avanti dell’avversario, braccia escluse. Poiché il giocatore non può usarle per segnare. Regola adatta a risolvere il problema della terna arbitrale e ridurre gli errori.

IL CONCETTO DI FUORIGIOCO

Adesso però le cose sono cambiate, è possibile calcolare le posizioni di fuorigioco al centimetro. Ora che la tecnologia può aiutare ad applicare la regola come era stata concepita, non sarebbe il caso di fare un passo indietro? Nonostante fosse molto più complessa, tale norma era stata ideata in questo modo perché non considerava quanto fosse difficile giudicare il fuorigioco ma quanto vantaggio potesse trarre un attaccante da suddetta posizione. È parte dell’abilità di un giocatore offensivo saper partire sul famoso “filo” del fuorigioco, ma non è umanamente possibile calcolare quei 5-10 centimetri. Diventa più una questione di fortuna e il difensore sarà sempre avvantaggiato. Con il sistema attuale Pippo Inzaghi si sarebbe visto annullare la metà dei suoi goal. Quella tolleranza, quella “luce”, faceva parte dello spirito del gioco.

VAR E REGOLAMENTO

Il VAR è entrato in vigore “soltanto” dalla stagione 2017/18, siamo ancora in una fase di assestamento ed è normale che alcune regole vadano adeguate alle nuove tecnologie. Come è stato per i falli di mano, norma che è cambiata più volte, cercando equilibrio fra uniformità di giudizio, telecamere e senso comune . Molti obbiettano che spostare il punto di riferimento del fuorigioco non farebbe altro che spostare anche il punto da cui partirebbe la polemica, forse è vero. Ma con il VAR il fuorigioco è insindacabile e cambiando la regola cambierebbe solo il punto da cui far partire le linee, non la loro affidabilità. Lasciare più margine non solo sarebbe più corretto a livello concettuale ma ridurrebbe anche i casi limite.

FIFA, UEFA E IFAB

Nel corso di questi anni molti dirigenti hanno sollevato la questione. L’ex allenatore Arsène Wenger , nominato nel 2019 responsabile dello sviluppo mondiale del calcio dalla FIFA . Lo scorso anno ha dichiarato:

“Il problema più grande che le persone hanno con il VAR è la regola del fuorigioco. C’è spazio per cambiarla….non sarà più fuorigioco se qualsiasi parte del corpo con cui si può segnare un goal sarà in linea con l’ultimo difensore, anche se altre parti del corpo dell’attaccante saranno in vantaggio. Questo risolverà il problema e non ci saranno più decisioni sui millimetri di vantaggio dell’attaccante rispetto alla linea difensiva” In sintesi un ritorno al concetto di luce.

Seguito a breve distanza da quelle del presidente della UEFA Ceferin:

“Un centimetro non è fuorigioco”.

A marzo di quest’anno ha detto la sua anche il presidente della FIFA Gianni Infantino:

“La regola sul fuorigioco è stata modificata due volte in 135 anni (l’ultima appunto nel 2005/06), ma siamo aperti a modifiche che aumentino lo spettacolo e il numero delle reti, a cose che diano più opportunità agli attaccanti”.

Attualmente però l’IFAB non sembra intenzionata a cambiare la norma, chi sa che l’evidenza dei fatti e il susseguirsi di episodi al limite non spingano anche l’organo che regolamenta il calcio a valutare un ritorno all’origine, riportando al centro della discussione l’effettivo vantaggio dell’attaccante, come è stato per oltre 1 secolo.