Oggi ho deciso di andare dal barbiere, come per prepararmi al meglio per la finale di Champions League.
Un piccolo rito seguito da una scommessa: quattro euro (quattro sarebbe il numero di Champions vinte, eventualmente) sull'Inter vincente al novantesimo minuto.
L'ultima volta che ho scommesso, Spalletti e Vecino portarono l'Inter tra le prime quattro dopo tanti, troppi anni. In questa tarda e piovosa primavera, i capelli sarebbero potuti restare più lunghi, in attesa di un'estate diversa da quella che abbiamo avuto un anno fa. I quaranta gradi all'ombra potrebbe portarli proprio l'Inter.

Non si fanno scaramanzie particolari. Mi dispiacerebbe solo vedere l'Inter surclassata, cosa che non accadrà, perché questo gruppo ha dimostrato di avere valori importanti. E se Grealish - uno scherzo con il cerchietto in testa - è stato pagato dal City come tutta la rosa titolare dell'Inter, significa che lo sceicco ha tanti soldi di cui non sa che farsene, a differenza dei nostri cinesi a cui il covid e un regime lungimirante hanno tarpato le ali a mandorla. Forse avremmo potuto avere qualche campione in più, ma in fondo è meglio così.
Dignità e Orgoglio. Non può essere un alibi, essere in ristrettezze, e qualsiasi sconfitta è una sconfitta, non un mancato successo da prendere con filosofia. Specialmente contro una squadra vitaminica e sgraziata che ha un Haaland come simbolo perfetto. Una specie di salmone grasso d'allevamento, perfetto testimonial del Nulla imperante, dotato di un finto buonismo da dividendi rapaci. Clic, reaction, follow. That's all, folks. Il City è una Fiorentina, una Sampdoria miracolata sulla via dell'opulenza geopolitica, un trastullo privato di un tizio che crede di farla franca.

L'Inter, invece, è un universo, è un modo di stare al mondo. Non è enfasi, è un dato di fatto. Negli ultimi venticinque anni ne abbiamo viste di tutti i colori, a volte più tendenti al nero che all'azzurro, che poi spesso è un blu riflessivo e al contempo seducente. La notte a Bisanzio non potrà non esserci favorevole: l'Internazionale di notte e con la notte c'è nata. Il Manchester City sarà nato da due ubriaconi che avevano le tasche vuote dopo essere passati per l'ippodromo bevendo gin di quart'ordine.
Pazienza, se sarà un canto del cigno, come nel 2010 - e che canto! Da ripetersi ogni venti o trenta anni -.
Pazienza se cambieremo ancora una volta trust o fondo d'investimento o assassino bocconiano o finto filantropo. Pazienza se il New York Times si accorge dei debiti, calcolandoli in un modo molto americano, cioè grossolano. Dietro (sopra) tutto questo c'è la passione di tanti tifosi verso una squadra unica, con calciatori che, pur cambiando negli anni, assorbono qualcosa che non li fa essere mai i migliori, ma sempre speciali.
E sorprendenti. 
Solo l'Inter può sorprendere, sorprendendosi al momento giusto. Dumfries, sorprendici ancora di più. Tocca a te, anche se non lo sai ancora.