Tempo. Questo è quello che serve alla Roma per sgomberare la testa dal brutto inizio di stagione, oltre che per ritrovare la ciurma al completo. 

La grande quantità di infortuni subiti in questi primi mesi dai giallorossi, hanno messo alle strette Pellegrini e compagni. La stagione era iniziata tra l'entusiasmo dei nuovi acquisti e la vittoria per 0-1 contro la Salernitana. Da quel Ferragosto passato insieme alla Serie A, per José Mourinho è andata sempre peggio. Prima con la rottura della tibia di Georginio Wijnaldum, centrocampista preso in prestito dal PSG per far fare il salto di qualità alla mediana giallorossa. Subito dopo, oltre agli infortuni, è "entrata a gamba tesa" la grossa difficoltà di arrivare in porta e di concretizzare. Basti pensare che nelle prime 3 partite, la Roma ha segnato 3 gol di cui solo 1 realizzato da un attaccante. Ciò è un paradosso, considerando che il calciomercato dei capitolini è stato incentrato per lo più sul rinforzarsi là davanti. Tutte le difficoltà affrontate poi, sono state amplificate dalla mancanza di gioco da parte della formazione di José Mourinho. Nel complesso, la Roma non gioca a pallone, segna poco e soffre fin troppo anche in difesa. Sembrerebbe l'inizio di una storia tragica, ma alla fine la classifica parla chiaro. Settimo posto a parimerito con l'Atalanta ma a -3 da un posto in Champions League e a -14 dal primo posto occupato al Napoli. I partenopei, fino ad adesso hanno giocato il famoso campionato a parte citato tempo fa da Francesco Totti per sottolineare lo strapotere della Juventus.

Ma le cose non si possono vedere tutte bianche o nere. Ci vuole equilibrio e a maggior ragione la speranza su cui si aggrappano i giocatori della Roma è proprio la tanta criticata pausa Mondiale.
Questi 2 mesi in cui la Serie A si fermerà per far spazio alla Coppa del Mondo qatariota, consentirà allo Special One di recuperare mentalmente una squadra con l'umore a terra e sfiduciata al massimo. Ma non solo. Il 4 gennaio 2023, giorno in cui i campionati europei torneranno operativi, i giallorossi sfideranno il Bologna di Thiago Motta. Contro i rossoblù, la Roma recupererà al 100% il Capitano Lorenzo Pellegrini, che ha giocato la prima parte di stagione con un fastidioso problema al flessore, Leonardo Spinazzola, Paulo Dybala e anche Gini Wijnaldum. L'olandese ne avrà ancora fino a febbraio, ma per gennaio tornerà già ad allenarsi in gruppo. Con la voglia che ha di farsi valere però, ecco che l'ex Liverpool potrebbe provare il recupero lampo. Ovviamente però, dopo 15 giornate nonostante non possiamo avere un giudizio completo sulla squadra, c'è chi comunque si è fatto notare più degli altri. Andiamo ad analizzare i "Top & i Flop" di questa seconda Roma targata José Mourinho.

I TOP 

CHRIS SMALLING, "Ovunque proteggimi": Il difensore inglese, nonostante i 32 anni gioca come se ne avesse almeno 5 o 6 di meno. Superati i problemi fisici che hanno condizionato la sua carriera, l'ex Manchester United ha giocato tutte e 21 le partite (15 in Serie A e 6 in Europa League) segnando anche 3 gol pesantissimi. Sovrasta fisicamente qualsiasi attaccante che gli si pone davanti con esperienza e astuzia. Vince ogni contrasto aereo e guida il terzetto difensivo più volte sorpreso dagli inserimenti avversari. L'unica macchia della sua stagione è quella che regala la vittoria al Napoli e il gol a Victor Osimhen, che è anche stata l'unica punta a creargli problemi. Il nigeriano fa una magia, ma l'inglese lo lascia calciare con troppa sufficienza.

LORENZO PELLEGRINI, "Romano e romanista": Sommerso da critiche da parte di tifosi che continuano a mettere a confronto Lorenzo con Totti e De Rossi e non lo credono meritevole di indossare la fascia da capitano. È vero, l'ex Sassuolo non ha brillato particolarmente, ma non riesco a mettere tra i flop un giocatore che preferisce giocare con un dolore al flessore per più di un mese pur di non lasciare la Roma in emergenza. Si sacrifica per la squadra, corre per 3 e lotta fino all'ultimo. Un vero peccato che non si riconosca il valore di un calciatore del genere. Per citare Mourinho: "Ne vorrei 3 di Pellegrini in campo".

ROGER IBANEZ, "Lo squalo": Susciterà delle critiche, ma per una volta vorrei riconoscere il merito a Mourinho di aver fatto crescere in modo esponenziale il brasiliano. Uno dei pochi calciatori a rendere di più con lo Special One piuttosto che con i precedenti tecnici. Con Fonseca, l'ex Atalanta era troppo impreciso nei passaggi, sbagliava più volte atteggiamento in campo e aveva l'indole da trequartista di salire con la palla al piede. Dall'arrivo del portoghese, Roger entra in campo aggressivo, con la testa e riesce a capire quando spazzare. Molto più tranquillo con la palla al piede e pochi difensori reggono in velocità quanto lui. Per certi versi ricorda Kostas Manolas, con la differenza che il brasiliano è un guerriero e si rialza sempre, il greco invece rinunciava al primo dolore sofferto. Impossibile non citare l'unica vera (e grave aggiungerei) sbavatura della sua stagione. Ormai per lui il derby è diventato fatale. Ancora una volta combina una frittata e regala il pallone alla Lazio che prendendo in controtempo la Roma segna il definitivo 0-1. Le sue colpe il ragazzo ce le ha, però non si può dire che i giallorossi hanno perso la partita per colpa sua. Una delle peggiori gare "giocate" dai capitolini che non riescono a fare neanche un tiro in porta nonostante una Lazio in emergenza e con almeno 6 attaccanti in campo. 

MADY CAMARA, "L'uomo che non ti aspetti": Il giorno della sua ufficialità a Roma è riecheggiato un unico coro: "Ma questo chi è?". Lui è guineano arriva dall'Olympiakos per sostituire Wijnaldum e gioca meglio di tutti i centrocampisti usati da Mourinho. È cattivo su ogni pallone, fa avanti e indietro per il campo e corre per tutti e 90 i minuti. Non è un campione, nè tantomeno un fenomeno con la palla tra i piedi, ma ben vengano giocatori del suo calibro. Calciatori che hanno voglia di mettersi al servizio della squadra e lavorano duramente per conquistarsi le opportunità. Titolare per la prima volta contro la Sampdoria, da quel momento non è più uscito dall'11 titolare. Compensa tutti i limiti dinamici di Cristante e Matic e garantisce alla Roma di scoprirsi di più in avanti, un vero e proprio centrocampista box to box.

PAULO DYBALA, "Una Joya per gli occhi": Il miglior colpo del calciomercato della Roma e si capisce il perché durante gli ultimi 20 minuti della partita contro il Torino. Giallorossi in svantaggio per 0-1 all'Olimpico, dopo un mese di assenza la Joya torna in campo e la formazione di Mourinho riacquista la capacità di giocare a pallone. Si conquista il rigore che poi Belotti sbaglierà, crea gioco, prende una traversa e con classe serve i compagni. Tutto questo con 1 solo allenamento sulle gambe dopo un mese di stop e già con la testa al Mondiale con la sua Argentina. Così come esiste una Roma prima e dopo Francesco Totti, esiste anche una Roma con e senza Dybala, ovviamente il paragone va fatto con le giuste precauzioni. Le big di tutta Europa si stanno mangiando le mani per non aver affondato il colpo in estate e forse anche la Juventus sta rimpiangendo il giorno in cui si preferì Allegri all'ex Palermo. Mourinho gli lascia carta bianca in mezzo al campo e fino a che lui gioca la Roma vince. Si fa male contro il Lecce ed ecco che i giallorossi cadono nel baratro. Al ritorno dal Mondiale i tifosi romanisti torneranno a gustarsi le giocate dell'argentino che non vede l'ora di trascinare la sua nuova squadra verso la vittoria contro il Bologna. Nel caso in cui la sua Argentina dovesse riuscire a vincere il Mondiale, tornerà con una carica diversa e non potrà che fare bene alla rosa giallorossa. 

I GIOVANI DELLA CANTERA, "Il nuovo che avanza disegna calcio": Una menzione d'onore va fatta per forza ai giocatori della Primavera convocati in Prima Squadra. Dopo l'esplosione di Nicola Zalewski, José Mourinho ci ha preso gusto a dare fiducia ai ragazzi ora allenati da Federico Guidi. Il nome che spicca è ovviamente quello di Cristian Volpato, italoaustraliano classe 2003 che ha risolto la partita contro l'Hellas Verona. Il 19enne ha avuto un grande impatto e nonostante commetta ancora degli errori, ha voglia di fare e si vede. Uno dei pochi che non gioca con la paura di perdere palla e che prova a saltare l'uomo nonostante molte volte il suo dribbling si infranga addosso al muro avversario. Da citare c'è sicuramente Benjamin Tahirovic, entrato nel match contro il Torino e che ha mostrato subito voglia di imparare e di aiutare la squadra nonostante il momento difficile in cui ha debuttato. Infine c'è Edoardo Bove, talento cristallino classe 2002 che Mourinho non vede molto ma che quando scende in campo è così tanto aggressivo da portarsi a casa i pantaloncini dell'avversario che marca. Forse lo Special One sta aspettando il momento giusto per lanciarlo o semplicemente non si fida ancora di lui, ma è destinato a grandi cose.

I FLOP 

GIANLUCA MANCINI, "Abbonato al cartellino giallo": Considerato un leader dello spogliatoio, non lo dimostra in campo. Perennemente nervoso e pronto alla rissa, oltre all'irruenza che lo accomuna da parecchio tempo. Va in difficoltà con qualsiasi giocatore sia dotato di un minimo di velocità e di tecnica, si guardi Roma-Lazio con Zaccagni e Sassuolo-Roma con Laurienté. Prende dei gialli evitabili e si gioca con la difesa a 3 anche per aiutarlo a rendere meglio, ma la verità è che tutto questo vantaggio non lo si percepisce. Molto bravo con i piedi e a caricare i compagni ma pecca in tutto il resto. Se sono troppo duro è perché è un ragazzo che sia con l'Atalanta che con Fonseca non aveva mai mostrato questi limiti. Soprattutto poi, percepisce 3,8 milioni di euro a stagione, stipendio assolutamente immeritato per un calciatore che rischia di comprometterti la partita dopo pochi minuti. Ovviamente la fiducia non manca mai ma se vuole continuare a giocare nella Roma deve migliorare tanto.

BRYAN CRISTANTE & NEMANJA MATIC, "Cercasi dinamismo in mezzo al campo": Cosa dire di Bryan Cristante? Anche di lui non si può che essere soddisfatti di ciò che fa. Centrocampista che rallenta il gioco e fa perdere l'effetto sorpresa sui contropiedi della Roma. Alterna una partita perfetta in cui sembra un giocatore in grado di giocare da titolare ovunque a una partita in cui riesce a sbagliare qualsiasi cosa. Ciò che stupisce di lui è che nonostante sia discretamente alto, 1,86 per la precisione, non riesce a vincere un contrasto aereo neanche con un calciatore basso come Maxime Lopez. Nettamente in difficoltà quando si richiede tanta qualità in campo e diventa disastroso quando fa coppia con Matic. Il gioco e il momento che sta attraversando la Roma non lo aiuta ma può fare di più. Si apprezza la grande duttilità mostrata in questi anni in cui si è dovuto sacrificare addirittura da centrale difensivo e ha anche il merito di essere uno dei leader silenziosi dello spogliatoio giallorosso, ma così non basta. Del serbo non c'è nulla da dire. Le aspettative su di lui erano medio-basse, ma piano piano si sta riscoprendo come dodicesimo uomo. Quando gioca titolare e soprattutto accanto a Cristante si vede forse una delle coppie più lente di tutta la Serie A ma quando entra nel secondo tempo spacca la partita. Il fedelissimo di Mourinho sta rientrando in condizione, ma per ora ha dato poco alla manovra della Roma.

L'ATTACO, "Il gol perduto": Tolto Paulo Dybala, l'attacco della Roma raffigura la sensazione di una persona che apre il frigo e lo trova vuoto. Tammy Abraham è irriconoscibile, si è scordato come si segna e nelle ultime partite neanche prova più a tirare in porta. José Mourinho con lui le ha provate tutte ma l'inglese non riesce a sbloccarsi sia mentalmente che in fase realizzativa. Dopo la grande stagione dell'anno scorso ci si aspettava che l'ex Chelsea fosse già in doppia cifra dopo queste 21 partite e invece le sue statistiche recitano: 20 gare, 4 gol e 2 assist. I suoi numeri sono insufficienti e la speranza è che in questi mesi si possa ritrovare, aiutato anche dalla Joya che potrà servirlo nuovamente come successo ad Empoli o a Torino contro la Juventus. Eldor Shomurodov non è pervenuto, 1 solo gol per lui in Europa League e per il resto il vuoto cosmico. L'uzbeko in Nazionale sembra Dennis Bergkamp (vedere il suo ultimo gol con la selezione) mentre con la Roma fa peggio pure del primo Edin Dzeko visto nella Capitale. Forse a gennaio andrà via, ma è un rimpianto grandissimo averlo pagato circa 20 milioni. Andrea Belotti invece, è totalmente un altro giocatore rispetto alla sua precedente esperienza con la maglia granata. Impacciato, perde il pallone ogni volta che lo prova a proteggere e ovviamente impreciso sottoporta. Non mi è assolutamente piaciuto il suo voler prendersi la palla a tutti i costi sul rigore contro la sua ex squadra. Non era la partita giusta in cui rischiare di calciare dal dischetto e sicuramente sentimentalmente parlando ha scelto male anche la vittima in cui fare il prepotente. Giusto il fatto che abbia preso il palo, così come è giusto che si sieda in panchina. Il migliore là davanti forse è Nicolò Zaniolo. Anche lui non segna ma almeno fa vedere qualcosa. Si porta dietro 3 o 4 difensori e viene costantemente malmenato per tutti i 90 minuti senza alcun tipo di fallo fischiato. Ogni volta è devastante in progressione ma poi arriva davanti alla porta e trova l'area totalmente vuota, costringendolo a tirare in curva o a provare un dribbling in area che puntualmente non gli riesce. Anche lui ha bisogno di un momento di riflessione, ma a gennaio deve tornare con la voglia di macinare gol e assist.

IL MODULO, "Il 5-5-5": Questa prima parte di stagione è stato di fatto il fallimento del 3-5-2, del 3-4-2-1 o di qualsiasi altro modulo che sfrutti la difesa a 3. La Roma non riesce a crearsi occasioni per segnare e soprattutto con questa idea dei lanci lunghi verso delle punte che non tengono la palla. Inizialmente, il calciomercato era stato impostato per un 4-2-3-1, il canonico schema utilizzato in carriera da José Mourinho, ma per qualche strano motivo si è deciso di continuare con il 3-5-2. Quest'anno gli interpreti ci sono e i difensori centrali sono troppi pochi per insistere con il terzetto difensivo. Con il 4-2-3-1, ci sarebbe la possibilità di sfruttare al meglio qualsiasi giocatore, da Celik, che è un terzino puro e non un esterno a tutta fascia, fino a Zaniolo che partendo largo a destra avrebbe più spazio per sfondare in area e non avrebbe neanche l'obbligo di segnare. È tempo di invertire la rotta e il cambio modulo potrebbe essere un primo passo.

MOURINHO & KARSDORP, "Tra i due litiganti, la Roma precipita": Tralasciando i limiti della gestione Mourinho, già ampiamente messi in luce in precedenza, ci si dovrebbe soffermare sul caos che è avvenuto tra lo Special One e Rick Karsdorp. La Roma era ospite del Sassuolo al Mapei Stadium per la quattordicesima giornata di Serie A. I giallorossi con fatica avevano trovato il vantaggio con un ritrovato, o almeno si sperava, Abraham. 5 minuti di orologio più tardi, Laurienté sfrutta una disattenzione della coppia Karsdorp-Mancini e si inserisce buttandola in mezzo, Pinamonti arriva prima di Smalling e conclude, 1-1 e fischio finale. Bordata di fischi da parte dei 5000 romanisti presenti a Reggio Emilia e Mourinho si trasforma in una furia nell'intervista post partita. Invece di ammettere che la sua Roma ha giocato in maniera indecente si scaglia sul terzino olandese, dicendo che è per colpa dell'atteggiamento di sufficienza del calciatore entrato nella ripresa che i giallorossi hanno buttato i 3 punti. Le prestazioni dell'ex Feyenoord sono sicuramente inferiori a quelle dello scorso anno e di certo anche i più attenti a casa si erano accorti che contro il Sassuolo il 27enne era entrato svogliato e visibilmente poco motivato. Questo però non ti autorizza a mandarlo alla gogna davanti a tutti, anche se il problema Karsdorp si verifica, come poi annunciato nei giorni successivi, dalla finale di Conference League. In questa maniera superi il limite della critica costruttiva che ti fa migliorare e vai a danneggiare il lato mentale di un calciatore. Tant'è che prima del match contro il Torino, Karsdorp ha preso le sue cose, i suoi figli ed è scappato da Roma anche dopo le minacce di 2 (non) tifosi che lo hanno aspettato sotto casa dopo il match giocato a Reggio Emilia. A gennaio dunque, Tiago Pinto dovrà intervenire sul mercato, prima cedendo l'olandese altrove e poi rimpiazzandolo con un tappabuchi fino a giugno. Situazione gestita malissimo e che si poteva risolvere sicuramente il giorno dopo prendendolo da parte e dicendogli la verità, che non stava lottando abbastanza per la Roma.