L'Argentina ha trionfato nella finale della Coppa del Mondo del 18 dicembre al Lusail Stadium contro la Francia, aggiudicandosi il titolo mondiale che mancava da 36 anni.
Un titolo meritato e guadagnato sul campo con la "garra".
L'Albiceleste è stata trainata dal proprio numero 10 che ha dimostrato di non avere eguali con la palla tra i piedi a 35 anni ormai suonati.

Il trofeo che ogni bambino sogna di alzare al cielo quando calcia per le prime volte un pallone è arrivato in una Buenos Aires gremita di gente ed una folla oceanica ha accolto i propri beniamini dall'aeroporto alle strade principali della capitale.
Un percorso memorabile quello della Selecciòn a Qatar 2022 condito però da alcuni gesti di "unfair play".
Il primo episodio da denunciare avviene al minuto 88' dei quarti di finale contro l'Olanda quando Paredes, dopo aver commesso un fallo su Aké, calcia violentemente il pallone sulla panchina degli Oranje, causando l'ira di tutti i componenti dello staff olandese e provocando una rissa che interrompe il gioco per svariati minuti.
Quel gesto - lontano anni luce dai leali valori sportivi - arroventa ancor di più il clima tra le due nazionali. La tensione culmina quando Otamendi esulta in maniera arrogante e presuntuosa nei confronti dei giocatori olandesi in ginocchio, desolati e scuri in volto a seguito della realizzazione dal dischetto del rigore decisivo di Lautaro Martinez.
E gli episodi da condannare non finiscono qui.
Emiliano Martinez - autore della parata decisiva al minuto 119, che ha tenuto in vita l'Argentina nella partita conclusiva del torneo - viene premiato durante la cerimonia finale come miglior portiere della competizione. 
Al momento della premiazione pensa bene di rispondere ai fischi dei sostenitori francesi con un gesto eloquente e volgare e durante i festeggiamenti sul pullman della nazionale sventola persino un "fantoccio" di Mbappé.
La linea sottile tra sfottò e strafottenza è stata superata.
Onore al merito certo, ma è anche opportuno denunciare tutte quelle azioni che si allontanano dal significato figurativo del termine 'campione': «persona da prendersi a modello di comportamento».

Ci si chiede pertanto se la nazionale campione del Mondo possa essere fautrice di messaggi positivi che fortunatamente in questo mondiale non sono mancati: il Giappone si è distinto mostrando al mondo intero un forte senso di civiltà e rispetto per il paese ospitante, la nazionale croata - dopo aver inaspettatamente eliminato il Brasile ai calci di rigore dei quarti di finale - ha consolato i verdeoro in lacrime.
Perché il calcio è anche questo: una condivisione di emozioni tra vincitori e vinti, una rivalità che va ben oltre il risultato, sorvola i confini nazionali e trasuda umanità.
Anche l'Albiceleste ha dimostrato di avere umanità riuscendo ad instillare un amore per il calcio che supera qualsiasi frontiera geografica, nonostante gli episodi discutibili di cui si sono resi protagonisti alcuni dei suoi giocatori.
La vittoria finale ha di fatto consacrato le luci e oscurato le ombre che celano le insicurezze di questi uomini venerati come semi-dei.