Non uno dei periodi più felici quello che sta vivendo la Juventus. Dentro al campo la squadra non sembra ingranare e, proprio nel momento in cui è più vulnerabile, dall'esterno del rettangolo verde la squadra torinese viene coinvolta in una delle indagini più importanti nella storia della serie A. Da quanto emerge, la società è accusata di falso in bilancio e di emissione di fatture per operazioni fittizie; insomma, l'atmosfera in casa non sembra essere delle migliori.

Commentando ciò che è accaduto nei 90 minuti di mercoledì, la Juve non ha entusiasmato, ma, quantomeno, non ha fallito.
Ad onor del vero, la neopromossa di Salerno, non si presentava come una grande minaccia per la Juve che anche solo per il valore della rosa (“solo” 36,15 milioni della Salernitana a fronte dei quasi 603 della Juventus), era sulla carta la sfavorita. Una partita a senso unico quindi, che ha visto la Juve "amministrare" con relativa tranquillità lo svolgersi dei tempi regolamentari. Già durante il quinto minuto, un tiro di Kulusevski finito di poco sopra l'incrocio dei pali impensierisce Belec. Il risultato, però, si sblocca al ventesimo con un mancino teso e angolato di Dybala che supera il portiere e segna il primo gol per la Juventus. Il raddoppio, poi cancellato dal V.A.R., arriva al minuto 27, dopo una punzione a favore della Juve, Chiellini la mette dentro ma la posizione di fuorigioco innescata da Kean annulla il secondo gol. L'unica occasione minacciosa per la Salernitana si presenta al 58', quando Ranieri, con un destro potente, sbecca il palo destro della porta bianconera. La partita va verso la conclusione quando, al 69', Morata, entrato da tre minuti in campo, firma un gol gioiello, toccandola di tacco e facendola passare in mezzo alle gambe di Belec. Proprio sul finire del recupero, a dieci secondi dal triplice fischio, la Juventus guadagna un calcio di rigore, ma Dybala, pronto sugli 11 metri, scivola e manda la palla in curva. La partita termina così, con una vittoria per la squadra di Allegri, che di questi tempi è preziosissima, sia per la rincorsa in campionato che per il morale, ma che lascia ad alcune riflessioni. Infatti, le statistiche della partita mostrano una Juventus predominante, ma allo stesso tempo inconcludente. Alti livelli di possesso palla, molti tiri (18 quelli di mercoledì) ma anche poche finalizzazioni. La squadra non riempie l'area di gioco e, troppo spesso, buone azioni partite dal basso, si sgretolano una volta arrivate nell'area avversaria, o perchè mancano i giocatori o perchè, chi lì davanti dovrebbe colpire e affondare, "spara a salve". Nonostante il gol, Morata non sta convincendo, e si sente la mancanza di una prima punta più efficace; i giovani sembrano aver bisogno ancora di molti minuti per mostrare il loro vero valore, e, per il momento, giocatori come Kulusevski e Kean rimangono promesse non ancora espresse.                                                                                                                          Le criticità di questa squadra si evidenziano quando la si confronta con le altre avversarie. L'Atalanta, ad esempio, che aveva giocato martedì contro il Venezia (scontro simile, quindi, alla partita di mercoledi tra Salernitana e Juventus), con le stesse statistiche della vecchia signora, ha concretizzato molto di più, e, quando è servito, ha colpito: non a caso la partita è finita 4 a 0 per i bergamaschi.                                                                          Ora, la squadra ha bisogno di continuità, di ripartire da questi piccoli passi, da spiragli di luce che riportino fiducia tra i giocatori. I troppi inciampi di inizio stagione, che mostrano già il loro peso, si dovranno pagare, ma, per adesso, c'è bisogno di confermare ciò che di buono questa team ha mostrato fino ad ora, con poca costanza ma sicuramente con fiducia nelle proprie capacità.                                                                                                                               

Se il primo posto della classifica è oramai un miraggio, in Europa la Juventus ha ancora qualche carta da giocare ma ciò che serve è perseveranza e lavoro duro per tornare, almeno lì, a dire la sua.