Chi questa domenica, anziché sintonizzarsi sulla gara di F1, ha preferito fare altro, ha commesso un grave errore. È vero, la pista di Yas Marina, almeno per quanto riguarda la Formula1, non è uno dei tracciati più entusiasmanti; spesso e (poco) volentieri, infatti, la tappa di Abu Dhabi, si è rivelata essere un “semplice” cerimoniale della ricchezza degli arabi, dove la corsa era giusto un elemento di contorno. Si correva e, senza troppi colpi di scena, alla fine, si incoronava il campione del mondo, che già si conosceva da 2-3 gare prima. Quest’anno, però, la storia è cambiata.

Nel tempo, a dire la verità, ci sono state delle eccezioni. Come non ricordare nel 2012 (stagione caratterizzata dalle monoposto con lo scalino sul muso) l’incredibile vittoria di Kimi Raikkonen con la Lotus-Renault, una delle tante imprese da lui portate a termine. Oppure, l’addio a Fernando Alonso nel 2018 (che poi si rivelò essere un arrivederci), uno dei momenti più emozionanti che questa pista regalò, con lo spagnolo, che insieme ad altri due veterani della F1, Hamilton e Vettel, si mise a salutare il pubblico, intrattenendolo a fine gara con alcuni testacoda sul rettilineo del tracciato. Da quel giorno sono passati due anni, eppure lo spettacolo della Formula 1 si è fatto nuovamente vivo ad Abu Dhabi. Hamilton e Verstappen arrivano a Yas Marina con 369,5 punti ciascuno, le tensioni fra i due sono alte, i trascorsi di Jeddah non sono ancora stati dimenticati e anche le frizioni tra i loro team, dopo innumerevoli reclami e attacchi reciproci, mettono in bella vista la loro rivalità. I presupposti per una gara al cardiopalma ci sono tutti. Hamilton parte primo, Verstappen è subito al suo fianco in griglia di partenza. L’olandese punta ad una partenza sparo. Non a caso monta le gomme rosse, scelta che dopo pochi giri, però, si rivelerà essere strategicamente sbagliata, sia per la loro durata, sia perché allo start Verstappen non riesce a sfruttare il loro potenziale, a differenza di Hamilton che, con una partenza da drag race mantiene e consolida la sua prima posizione. Il gruppo di monoposto è ancora fitto quando, solo dopo sei curve, Verstappen tenta il sorpasso su Hamilton. Max arriva evidentemente lungo ed Hamilton allarga la traiettoria, tagliando la curva e non cedendo il primo posto. Da questo momento le linee radio tra Team Mercedes, Red Bull e FIA sono state occupate fino ed oltre il termine della gara. La corsa prosegue e al giro 20 Perez intrattiene un avvincente duello con Hamilton e consente a Verstappen, che nel frattempo si era fermato ai box per il pit stop e aveva perso terreno, di riavvicinarsi al pilota in testa. A differenza di Bottas, che nella gara in cui forse doveva più di tutte fare da guardaspalle al compagno e difenderlo in qualche modo dagli attacchi di Verstappen, il pilota messicano si è mostrato per tutta la gara in grado di provare ad ostacolare il corso di Hamilton.
Purtroppo per Checo, la sorte non è stata amica, ha dovuto ritirare la macchina prima del termine dei giri regolamentari. Dopo le sportellate con Perez, Hamilton ha concretizzato il suo vantaggio su Verstappen e, per lui, il titolo mondiale sembra ormai conquistato. Arrivati a cinque giri dal termine, nelle retrovie, Latifi tenta il sorpasso sul giovane Mick Schumacher, il quale non alza il piede e si difende a denti stretti. A seguito di questo duello, Latifi finisce sullo sporco e perde il controllo della sua Williams in curva 14, urtando rovinosamente contro le barriere: entra la Safety car in pista. La speranza per Max Verstappen, che al giro 54 monta le gomme morbide, torna a manifestare la sua presenza. A questo punto della gara, quando tutto sembra deciso, la situazione cambia repentinamente: Hamilton monta delle gomme dure con oramai molti giri “sulle spalle”, Verstappen ha delle “freschissime” gomme rosse da giro veloce, la Safety car è ancora in pista e non è chiaro se rientrerà prima del termine della corsa.
Dopo una snervante attesa, la decisione è presa: la Safety car rientra al termine del penultimo giro, lasciando la decisione del campione del mondo alla pista, in un unico giro finale. Toto Wolff infuriato in collegamento radio con Michael Masi esprime tutta la sua rabbia contro la direzione gara della FIA (anche in quest’occasione non lucidissima), che poco prima aveva intrattenuto una più pacata conversazione con la Red Bull circa le monoposto doppiate che si trovavano tra Verstappen e Hamilton in regime di Safety car. Chiusi i collegamenti radio, il finale torna nelle mani dei contendenti. Hamilton tenta una disperata difesa della prima posizione ma la disfatta è questione di pochi km. Con il sorpasso alla curva 6, infatti, Verstappen conquista il primo posto, mantenendolo fino al termine della gara e aggiudicandosi in questa maniera il titolo di campione del mondo di F1 2021, sotto gli occhi di un pubblico esaltato e davanti alla monoposto di un Hamilton incredulo.                                                                                                                                                                                           Le considerazioni finali sono molte, così come gli elogi di merito. I complimenti sono infatti meritati per Verstappen, che, grazie alla sua stoffa e aiutato da un colpo di fortuna chiamato Latifi, raggiunge a 24 anni il suo primo titolo mondiale di F1, confermando un talento che non aveva mai nascosto bene. Da parte sua, un campione già comprovato come Lewis Hamilton ha saputo combattere fino alla fine, e, nonostante un epilogo per lui infelice, ha saputo perdere con estrema lealtà. I complimenti vanno quindi ad entrambi, soprattutto perché, con i loro contrasti in pista, hanno saputo dare nuova linfa ad uno sport che da qualche anno era stato etichettato come “noioso”, nel quale, per divertirsi, bisognava vivere di ricordi. Questa stagione ha mostrato tutt’altro e questa gara è stata un’ulteriore riprova di ciò, con il titolo mondiale combattuto in maniera avvincente fino alla fine e con la presenza di tanti concorrenti, rookies e veterani, che hanno saputo intrattenere allo stesso modo gli appassionati; il duello tra Mclaren e Ferrari (che ha concluso la stagione aggiudicandosi il terzo posto nella classifica costruttori, staccando di netto la sopracitata rivale) è stato uno dei momenti più belli, mostrando la rinascita di due scuderie storiche che da qualche anno erano rimaste in secondo piano.

Per diritto di cronaca vanno però anche evidenziate le criticità di questa stagione. La direzione FIA si è più volte mostrata impacciata, e, ancor più spesso, inadeguata. Michael Masi è stato sicuramente protagonista, per sua sfortuna (o forse per incompetenza?), in maniera negativa, dimostrando in troppi casi la mancanza di una direzione gara all’altezza. Un esempio che vale per tutti è quanto è successo a Jeddah, dove Michael Masi, anziché stabilire in maniera netta una sua decisione, si è messo a scendere a compromessi con i team coinvolti, proponendo loro la decisione presa e non imponendola, come dovrebbe essere, facendo riferimento ad un regolamento chiaro e stabilito. Menzione di disonore anche per Toto Wolff che, specialmente ad Abu Dhabi, ha mostrato il peggio di sé. Non a caso i reclami sul finale di questo campionato, Mercedes li ha presentati ben oltre il termine della gara, attaccandosi a tutto pur di provare a ribaltare il risultato; qui il “maestro” (Toto) dovrebbe imparare dall’allievo (Lewis).                                                                                                                                                                                             

Ora, la pausa sarà lunga, la Formula 1 va in letargo fino a fine marzo, momento in cui potremmo ammirare le nuove monoposto e vedere finalmente in pista tutti gli sforzi ingegneristici che le case hanno messo in gioco. Fino ad allora, l’immaginazione di un'altra stagione così avvincente rimarrà nelle teste degli appassionati, sperando che la F1 del 2022 potrà regalare tanti altri colpi di scena e mostrarci il ritorno tanto atteso della Scuderia Ferrari.