Premetto subito che chi scrive è stato sempre molto scettico, per non dire anzi profondamente contrario alla massiccia introduzione della tecnologia nel mondo del calcio, ritenendo che uno dei motivi che hanno permesso a tale giuoco di diventare così popolare in tutto il pianeta sia stato il fatto di conservare immutato il suo fascino antico, la sua aura di vetustà, di origini lontane, da ricercare addirittura nel Medioevo. Chi mette piede su un terreno di gioco, a qualunque latitudine o categoria, per una partita di calcio con il fine di violare la porta avversaria e segnare un goal, è animato inconsciamente dallo stesso spirito dei cavalieri medievali che si apprestavano ad assalire il feudo avversario ed espugnarne la fortezza.
Ragion per cui sono sempre stato sfavorevole all’applicazione del VAR al gioco del calcio, temendo che tale introduzione avrebbe finito per modificarlo per sempre, in peggio, insomma un vero e proprio punto di non ritorno.

Questo pensiero si è affacciato di nuovo, e prepotentemente, alla mia mente domenica scorsa dopo aver visto le immagini, le moviole e i commenti di Juve-Inter. La prima sensazione che ho avuto nel vedere la partita in diretta, e che conservo tuttora, è di essere tornati indietro nel tempo, per la precisione di 51 anni, per capirci Juve-Inter di domenica scorsa mi è sembrato un malriuscito copia e incolla di Juve-Cagliari del 1970, che vado a sintetizzare brevemente specialmente per i più giovani.

Juve- Cagliari 1970, partita che decide il campionato, la Juve insegue di 2 lunghezze e vincendo andrebbe a pari punti col Cagliari: punteggio di 1-1 alla fine del primo tempo, nel secondo tempo entra in scena Concetto Lo Bello che regala un rigore alla Juve, la Juve lo sbaglia, Lo Bello lo fa ripetere appositamente affinché venisse realizzato. Dopo pochi minuti rigore regalato al Cagliari che viene realizzato da Riva, il quale poi confesserà in una intervista di aver detto a Lo Bello: “E se lo avessi sbagliato?” e Lo Bello che candidamente ​ risponde “Te ne davo un altro”. Poesia, leggenda, carisma, tutto insieme e condensato in una partita. Punteggio Finale 2-2 e Cagliari Campione D’Italia per la prima e unica volta.

Juve – Inter 2021: nel secondo tempo sul punteggio di 2-1 per i bianconeri il solerte Var riesce a vedere il piedone di De Ligt che sfiora il piede di Lautaro Martinez (che nel frattempo si rotolava senza sosta in area di rigore come una fettina nel pan grattato) in maniera tale da decretarne la massima punizione. Non passano che pochi istanti ed ecco che ci troviamo ad assistere a parti invertite ad analogo, impietoso spettacolo: il funambolico Cuadrado si saetta in area di rigore palla al piede e con svizzero tempismo e teatralità degna dell’Accademia di Arte Drammatica riesce ad infilare il suo piede sinistro tra le gambe dell’accorrente e incolpevole Perisic, il cui contatto lo fa rovinare platealmente in area. Interpretazione degna di un Oscar. Anche in questo caso l’episodio non sfugge agli occhi vispi degli addetti al VAR, rigore concesso che lo stesso Cuadrado dal dischetto trasforma regalando una vittoria che mantiene in vita la Juve per un’altra settimana.

RIGORE E’ QUANDO VAR VEDE possiamo esclamare anche stavolta senza esitazione. Finalmente possono tutti gridare festanti i giustizialisti, i teorici della sudditanza psicologica, i paladini della parità delle piccole contro le grandi del campionato, i biscardiani che per anni applaudivano al motto “Vogliamo la moviola in campo!” Insomma, per farla breve, giustizia è fatta. O No?

Le analogie sono facili da rintracciare, oggi come allora le due partite sono state a dir poco condizionate dalla classe arbitrale, ma in maniera decisamente differente.​ In quel tempo Lo Bello la faceva da protagonista, arbitrava con imperio e decisionismo, non ammetteva in nessun modo intemperanze o tentativi di condizionamento dei giocatori in campo, qualità che gli valsero il soprannome datogli da un certo Brera di Minosse degli Stadi. Epoca lontana anni luce ovviamente, diversa la cultura, diversi i media, diversi i giocatori, diversi i ritmi delle partite, diverso tutto. Oggi invece l’arbitro ha perso, o per meglio dire ceduto il suo potere decisionale al VAR, ha perso insomma la sua arbitrarietà. L’arbitro di oggi è privo di arbitrio, il che costituisce già una contraddizione in termini. ​Oggi chi prende le decisioni e può condizionare le partite come quella in oggetto è il VAR, per voce dell’arbitro dell’addetto VAR, il quale applicando tutti i cervellotici protocolli richiama l’arbitro influenzandone la decisione.
Perché questo diverso approccio sta modificando il Calcio? Innanzitutto non credo che si debba mai assegnare un rigore per il fallo di De Ligt su Lautaro Martinez (ma potrei fare tanti altri esempi), l’olandese guarda da tutt’altra parte, non ha intenzionalità e soprattutto il tocco è leggerissimo.  Una volta fino a qualche decennio fa per concedere un rigore occorreva che il fallo fosse estremamente evidente, tanto è vero che si denominava il rigore come massima punizione. In pratica nei tempi passati per dare un rigore occorreva fare due falli in uno altrimenti non te lo davano mai e poi mai. Immagino la reazione di un Gentile o di un Burgnich nel vedersi fischiare contro un fallo così. Inconcepibile. Il paradosso di oggi è che mentre in alcune volte su falli evidenti in mezzo al campo si lascia correre, falli come quello menzionato in area di rigore vengo visti in ogni angolatura, in ogni pixel dello schermo per ritrovare quel caso specifico del protocollo che prevede che sia calcio di rigore. Ciò lo trovo davvero inconcepibile, la filosofia del calcio quale gioco inventato dagli inglesi più di 150 anni fa non è proprio questa!
Non ho utilizzato casualmente il termine gioco parlando di calcio, in luogo di sport. Infatti mentre nello sport devono essere esaltati i valori etici dell’atletismo, della fisicità, del prevalere del più forte o più veloce o più alto, il calcio nasce invece (e deve essere considerato) come gioco, laddove l’unico fine è quello di vincere punto e basta. ​ E la vittoria nel calcio può e deve passare anche attraverso furbizie, scorrettezze, condizionamenti eccetera , eccetera. Pensate ad esempio cosa fosse stato il calcio nell’immaginario collettivo senza la Mano de Dios, o tanti altri episodi che narrano di vittorie scippate, ognuno è libero di pensarla come crede, ma è innegabile che il calcio sarebbe stato ben altra cosa.

Per concludere prendo in prestito le parole e il pensiero di ​Hemingway quando parlava della corrida: egli sosteneva che la corrida fosse una manifestazione nata dal popolo spagnolo finalizzata al gusto e al divertimento del popolo spagnolo, man​ mano che con gli anni si sarebbe tentato di modificarla per accogliere il gusto di tutti gli altri, tale manifestazione avrebbe perso la sua essenza, fino a cessare completamente.
Ebbene, analogamente io sostengo che l’introduzione del VAR costituisca la maggiore modifica in negativo nei confronti di questo gioco, ne sta modificando la filosofia e l’anima delle partite al fine di incontrare il gusto di sempre più appassionati (tradotto abbonati) e proseguendo su questa strada non potrà che avere vita breve. Così come la corrida.