Trascorsa più di una settimana dalla sera di quel fatidico 11 luglio e dopo aver assimilato con calma e serenità la vittoria agli Europei di Calcio della nostra Nazionale, dopo aver anche letto numeri, statistiche, impressioni e curiosità in merito, mi è ora possibile stilare le mie personalissime conclusioni.

1 – Con la vittoria agli ultimi Europei siamo a due titoli raggiunti nella quinta finale (sesta anzi, perché nel ’68 la Jugoslavia ce la fece ripetere), fatto che ci riconsacra giustamente tra le nazioni calcistiche europee più forti e blasonate, a dimostrazione che il movimento calcistico italiano c’è sempre e, anche se attraversiamo notti buie come nel 2017, sappiamo rialzarci e collocare il Tricolore dove merita.​ In particolare, in una competizione piuttosto democratica come il campionato di calcio europeo siamo riusciti a staccare nazionali che hanno vinto una volta sola, vuoi perché hanno vissuto una favola magica (Danimarca e Grecia), vuoi perché hanno annoverato tra le proprie fila una generazione irripetibile (Paesi Bassi), vuoi perché testimoni di un calcio a suo tempo molto forte (URSS e Cecoslovacchia) e a raggiungere a 2 titoli la Francia, indietro soltanto a Germania e Spagna. Titoli che si vanno ad aggiungere ai 4 mondiali e che ricordano a livello planetario la nostra importanza assoluta, numeri alla mano meglio di noi solo Germania (4 mondiali e 3 europei) e Brasile (5 mondiali). Insomma, siamo tornati al TOP.

2 – In Inghilterra, a Wembley, abbiamo fatto un’impresa straordinaria, titanica, ho idea che la portata di quanto accaduto non sia stata pienamente assimilata e la capiremo soltanto nei prossimi anni. Abbiamo violato il tempio del calcio, al culmine di un torneo organizzato ad hoc per mettere i padroni di casa nelle migliori condizioni per vincere. Inizia la finale e siamo sotto dopo due minuti, un simile colpo avrebbe potuto abbattere chiunque, ma siamo riusciti a ricompattarci, ad imporre con la tecnica il nostro gioco, ad avere coi minuti che passavano il controllo del campo e della sfera, a far riempire di paura gli sguardi dei giocatori inglesi, fino a raggiungere a metà secondo tempo un annunciato pareggio, in modo pure beffardo perché su calcio d’angolo, di lì in poi è stata solo la degna conclusione di quanto visto in tutto il torneo e di quanto si vede il più delle volte sui campi: la vittoria ha arriso alla squadra più brava e meritevole. Non appena le manone di Donnarumma hanno intercettato la palla calciata da Saka, l’arroganza e tracotanza inglesi, per via dell’eccessivo rancore e frustrazioni provati, si sono tramutati in violenza, razzismo, scorrettezza, mancanza di rispetto per l’avversario vincitore, e abbiamo assistito a scene anacronistiche e deprecabili. Insomma con una sola partita siamo riusciti a tirare fuori dagli inglesi il peggio di loro stessi, vergogna che ha avviluppato tutti, anche i membri della Casa Reale. Insomma, dopo averli annientati sul piano sportivo, abbiamo lasciato che si coprissero di vergogna sul piano sociale, politico e mediatico.

3 – Inutile giraci attorno, Mancini ha fatto qualcosa di incredibile, per la prima volta nella storia la Nazionale Italiana non ha dato l’impressione di essere semplicemente una selezione, ma col gioco e con lo spirito di gruppo è sembrata così coesa e affiatata alla stregua di uno dei Club più forti e competitivi. Si è scritto tanto su questo argomento ovviamente, e ognuno ha dato una spiegazione o una definizione a questa squadra: c’è chi ha parlato di esaltazione del collettivo per esempio, ma non ritengo sia solo questo, le individualità ci sono e ci hanno fatto molto comodo opportuno (Donnarumma, Bonucci, Insigne, Jorginho, Chiesa per esempio); c’è chi sostiene che per la prima volta non abbiamo giocato “all’italiana” con difesa e contropiede, ma abbiamo giocato alla maniera spagnola e questo ci ha fatto vincere; ecco nemmeno questo ritengo sia giusto perché quando è stato necessario abbiamo difeso strenuamente la nostra porta (vedi partita proprio con la Spagna o gli interventi mitologici di Chiellini).​ Per quanto mi riguarda, se devo dare una definizione, l’Italia di Mancini è stata camaleontica, indecifrabile, liquida, senza forma. E’ scritto nel Sun Tzu: “Il fine delle operazioni militari è diventare senza forma ….. Ora la forma dell’operazione militare è come quella dell’acqua ….. Come l’acqua adegua il suo movimento al terreno, la vittoria in guerra si consegue adattandosi al nemico …. Modificare la propria tattica adattandosi al nemico è ciò che si intende per “divino”.​ Ecco, quest’ultimo aggettivo è forse esagerato, ma credo che Mancini abbia applicato al meglio questi antichi insegnamenti, forgiando una squadra intelligente e tecnica che si è saputa adattare sia alla forza di Belgio e Inghilterra, sia al palleggio della Spagna.

4 – Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore…. cantava De Gregori nella celebre canzone di alcuni anni fa, alla fine degli anni ’90 la paura era diventata anzi terrore, ma dopo questi europei dove abbiamo superato Spagna e Inghilterra proprio ai rigori, abbiamo dimostrato di aver abbattuto anche questo tabù, e che adesso quando ci presentiamo sul dischetto le gambe non ci tremano più. Anzi forse adesso le gambe tramano ai nostri avversari quando sollevando lo sguardo dalla sfera appena posizionata vedono ergersi davanti a loro l’imponente figura di Donnarumma a oscurare la luce della porta. Mai come in questo caso abbiamo preso coscienza del fatto il rigore non è una lotteria, come si diceva in passato, ma un brevissimo istante all’interno del quale si compendiano contemporaneamente, sia per portiere che per il calciatore, sessioni di studio al video, sangue freddo, lucidità, tecnica, destrezza.​ E Donnarumma in questo contesto ha dimostrato di essere determinate e fortissimo, per parare due rigori in semifinale e poi altri due in finale ci vogliono altissimi valori tecnici e freddezza da vendere, non a caso si è aggiudicato il titolo di miglior giocatore del torneo; ecco se all’interno della squadra italiana, espressione massima del collettivo, devo proprio scegliere un “uomo della provvidenza”, similarmente a Pablito ’82 o​ a Grosso ’06, io scelgo proprio Gigione. Anzi dirò di più, a soli 22 anni Donnarumma, oltre a essere naturalmente il portiere più forte del Mondo, ha già superato Zoff e Buffon; Zoff ha raggiunto certi livelli solo a 30 anni e poi la sua Juve era uno Squadrone, Buffon è stato fortissimo, ma alle volte tradito proprio dal suo carattere fumantino, oltre ad aver parato pochissimi rigori; Donnarumma oltre che tecnicamente è già fortissimo di testa, l’immobilismo dopo la parata su Saka sono espressioni di massima concentrazione e serietà, se a Parigi non ce lo rovinano il suo regno di portiere più forte di tutti durerà molto, molto a lungo.

5 – L’ultima riflessione è per la mia Juve: durante questo torneo nel vedere quanto i giocatori bianconeri hanno fatto bene nelle fila delle varie nazionali di appartenenza non ha fatto che far aumentare in me il rammarico per la stagione scorsa in cui l’Inter ci ha scucito lo scudetto, culminata nella finale in cui Bonucci è stato protagonista. Oltre a lui un Chiellini monumentale, Chiesa che ha dimostrato di essere uno degli esterni d’attacco più forti d’Europa, Bernardeschi che ha vissuto il suo momento di gloria e quando è stato chiamato in causa ha risposto presente, Ronaldo che si è confermato un gran realizzatore nonché collazionatore di record, Morata che seppur criticato ha fatto complessivamente bene, un Rabiot che pure ha fatto bene nella Francia anche da terzino, de Ligt e Kulusevski invece non hanno brillato. Strana coincidenza poi il fatto che nello stesso giorno si siano giocate le due finali per l’assegnazione del titolo continentale (Brasile - Argentina e Inghilterra - Italia), che abbiano vinto in entrambi i casi le squadre che giocavano fuori casa e che tutte e due le partite siano state decise da giocatori della Juve, la prima in negativo da Alex Sandro che non ha coperto bene la diagonale su Di Maria, la seconda in positivo appunto da Bonucci. Morale della favola, qualora non fosse già stato sufficientemente chiaro dopo un intero campionato, la rosa era ed è già molto competitiva, adesso in un mercato di vacche magre bastano un paio di innesti (centrocampista e terzino) per poter puntare in alto. Sbagliare una volta un allenatore può succedere, farlo però due volte diventa un problema …. vero Agnelli?