435 partite con 256 reti in carriera, 258 presenze condite da 167 gol e 39 assist in Premier League (3 volte capocannoniere del campionato e una volta miglior assitman), 20 reti in 24 partite di Champions League (tra i giocatori con la media gol più alta della storia della competizione), tutte indossando un’unica maglietta. Basterebbe affidarsi a numeri, statistiche e riconoscimenti individuali per capire la caratura di un attaccante del calibro di Harry Kane, centravanti del Tottenham e capitano della nazionale inglese, prototipo del centravanti moderno e una vera e propria macchina di gol. Nonostante i dati appena elencati però, si finisce per parlare sempre poco e male del numero 10 degli Spurs, fermandosi solamente sugli aspetti negativi che hanno e stanno condizionando la sua carriera, senza considerare la sua completezza come giocatore, e anzi spesso criticandolo carenza di leadership e incapacità di trascinare la propria squadra al successo. Ma partiamo con ordine.

Harry nasce nel nord Londra il 28 luglio del 1993, nei quartieri dove il tifo è prevalentemente composto da persone di Tottenham e Arsenal, da sempre storiche rivali. Sebbene la sua famiglia faccia prevalentemente parte della sponda “Spurs”, comincia la sua carriera calcistica nel 2001 nei Gunners: la sua permanenza però fu solo di un anno, in quanto venne scartato a causa di un fisico poco adatto (rimane uno dei più grandi rimpianti di Wenger e della storia dell’Arsenal in generale, più avanti vedremo in che modo Harry attuerà la sua “vendetta”). Dopo una breve permanenza nel settore giovanile del Watford, nel 2004 arriva la tanto attesa chiamata del suo amato Tottenham, dove rimase nelle giovanili fino al 2011, prima di cominciare una girandola di prestiti in giro per l’Inghilterra per farsi le ossa. Leyton Orient, Milwall, Norwich ed infine Leicester, prima di tornare alla base madre nel 2013. Dopo una prima dignitosa stagione da giocatore della prima squadra degli Spurs a tutti gli effetti, la vera e propria svolta accade nell’annata 2014-15: con l’arrivo di Mauricio Pochettino sulla panchina, il Tottenham dopo anni difficili torna ad occupare le zone alte della classifica, chiudendo la stagione al quinto posto e perdendo la finale di League Cup contro il Chelsea; Kane chiuse l’anno con 21 gol segnati in campionato e 31 in tutte le competizioni, vincendo il premio come miglior giovane dell’anno della Professional Football Association. Chi pensava che quella appena passata potesse essere stata solamente una stagione “fortunata”, è stato ampiamente smentito: nel 2015-2016 vince la classifica cannonieri della Premier League mettendo a segno 28 gol, trascinando la sua squadra fino al secondo posto (dietro solamente al Leicester dei miracoli di Claudio Ranieri). Esploso definitivamente, Harry con il passare del tempo si conferma uno degli attaccanti più prolifici e completi della Premier e del mondo, trascinando il Tottenham alla sua prima finale di Champions, vincendo altre 2 volte la classifica cannonieri in Inghilterra (2016-2017 e 2020-2021) e ricoprendo attualmente la settima posizione della classifica marcatori all time del campionato inglese (avendo la terza miglior media per rapporto gol presenze con 0.65, dietro a Thierry Henry e Sergio Aguero). Kane conferma la sua vena realizzativa anche in ambito europeo, diventando il giocatore più veloce a raggiungere i 20 gol in Champions League (record superato ed attualmente detenuto dal norvegese Erling Håland). Inoltre è il cannoniere dei derby nel nord di Londra con 11 marcature, e ha nell'Arsenal una delle sue vittime preferite (mettendo a segno anche la sua personale vendetta). 

Dopo essersi confermato a livello nazionale e continentale con la maglia del Tottenham, divenendone numero 10 e indossandone svariate volte la fascia di capitano, Kane ha cominciato ad affermarsi anche con la propria nazionale: nel 2015 ricevette la prima chiamata dall’allora CT Roy Hodgson, divenendo sin da subito uno dei punti di riferimento centrali per la rosa dei tre leoni. Ha guidatp l’Inghilterra come attaccante titolare prima ad Euro 2016, poi come capitano ai mondiali del 2018 (vincendo il titolo di cannoniere della competizione e ricevendo l’onorificenza di membro dell’Ordine dell’Impero Britannico per le sue prestazioni) e ad Euro 2020, portando la nazionale inglese ai migliori risultati degli ultimi decenni (tra poco analizzeremo meglio i risultati finali). Dall’esordio nel 2015 Kane ha totalizzato 67 presenze e mettendo a segno 48 gol, trovandosi al terzo posto nella classifica di tutti i tempi dell’Inghilterra.

Nonostante tutti i riconoscimenti personali ottenuti, le valanghe di gol segnati e vari record superati, Kane non ha ancora la considerazione che meriterebbe di avere, come quella di attaccanti come Robert Lewandowski e Karim Benzema. La domanda sorge spontanea: perché il centravanti inglese non ottiene il rispetto e la valutazione che si merita? O meglio: quali sono i motivi che lo separano dai migliori bomber in circolazione? Essenzialmente ci possiamo soffermare su due aspetti principali, ovvero la propensione agli infortuni e i titoli vinti in carriera.

Per quanto riguarda il capitolo infortuni, il bomber londinese ha sempre combattuto con continui problemi fisici, che spesso e volentieri lo costringono ad un riposo forzato per vario tempo. Problemi che si presentano più volte durante le varie stagioni, con l’infortunio più serio che è avvenuto nella stagione 2018/2019, ai legamenti della caviglia, costringendolo a uno stop di quasi 2 mesi, saltando 9 partite in un momento cruciale dell’annata. Come se non bastasse, a Kane viene imputato di iniziare le stagioni con il freno a mano tirato: in varie occasioni infatti ha sempre avuto bisogno di tempo per entrare al top della forma, iniziando i campionati spesso in ritardo di condizione, senza dare inizialmente il solito contributo alla squadra.

Passiamo adesso però motivazione principale che lo tiene lontano dal posto di miglior attaccante del pianeta: gli zero trofei vinti. Kane compirà 29 anni nel luglio dell’anno che verrà, è ormai nel prime della sua carriera e non ha più molto tempo per esprimersi al massimo dei suoi livelli. Nei suoi 10 e passa anni da professionista, ha disputato 4 finali, perdendole tutte: la già citata finale di lega nel 2015 contro il Chelsea, la finale di Champions League 2019 contro il Liverpool, e nel 2021 le finali di Carabao Cup ed Europeo, rispettivamente contro Manchester City e Italia, senza segnare un singolo gol in tutte e 4 le partite. Inoltre, oltre alla stagione 2015/2016, dove il suo Tottenham si è classificato al secondo posto, non è mai riuscito a competere realmente per la vittoria della Premier League. Dunque come può essere annoverato tra i migliori attaccanti del mondo, valere oltre 120 milioni di euro, nonostante non abbia un titolo in bacheca e nei momenti importanti non risulti decisivo?

Fortunatamente nel calcio non si guarda solamente ai numeri e ai trofei vinti, altrimenti molti altri giocatori che hanno fatto la storia sarebbero passati più inosservati: la realtà dei fatti ci racconta di come Kane abbia preso un Tottenham dopo anni di completo anonimato, e lo abbia riportato nelle zone alte della classifica; di un Inghilterra che ha trovato un nuovo punto di riferimento dopo le delusioni della generazione d’oro dei vari Gerrard, Lampard e Rooney, tornando a disputare una finale intercontinentale dopo oltre 50 anni; di come sia un leader a tutti gli effetti, migliorando anche chi gioca accanto a lui (rivolgersi al coreano Son per approfondimenti). Insieme a tutto questo abbiamo i già citati record battuti e gol segnati e che ancora dovranno arrivare (magari insieme a qualche trofeo che meriterebbe di vincere). Harry Kane è quindi un fuoriclasse assoluto, che va apprezzato a tutto tondo, e che deve essere considerato tra i migliori giocatori del pianeta.