In Inghilterra, nonostante circa il 3% della popolazione risulti positiva al Covid-19, con numeri destinati a peggiorare, tra le varie polemiche e lamentele, il 26 dicembre sono comunque andate in scena le partite nel giorno del Boxing Day, tradizione che accompagna il campionato di Premier League sin dal 1860, dove le squadre inglesi scendono in campo in una giornata da godersi tutta d’un fiato nel giorno di Santo Stefano.
L'origine del nome risale ai tempi in cui era usuale nel giorno di Santo Stefano regalare doni ai propri dipendenti o ai membri delle classi sociali più povere, preparati in delle apposite scatole ('box', in inglese). Col passare degli anni, tuttavia, il 26 dicembre divenne principalmente il giorno in cui i lavoratori si dedicavano al gioco del calcio, in principio a livello amatoriale e poi (a partire dal 1888) a livello professionistico con la nascita della First Division.
La prima partita ufficiale nella storia del calcio si giocò proprio nel Boxing Day del 1860 e si affrontarono i due club calcistici più vecchi al mondo: lo Sheffield FC e l'Hallam FC. Inizialmente ci si sfidava in match di andata e ritorno tra il 25 e il 26 dicembre, ma dal 1958 in poi giocatori, allenatori e arbitri ottennero il permesso di passare almeno il Natale in famiglia.
Nelle stagioni più recenti, fino ad arrivare a quella attuale, le squadre giocano due partite ogni 2 o 3 giorni durante il periodo festivo (quindi il 26 con la seconda partita al 28 o al 29). Ciò che rende unico questo turno di campionato è il connubio che si viene a creare tra la magia del calcio e lo spirito delle festività natalizie, che nella loro unione creano un’atmosfera speciale nell’aria, regalando uno spettacolo ineguagliabile nel suo genere. Una delle giornate più memorabili di tutti i campionati inglesi mai giocati si è verificata proprio in un Boxing Day, nel 1963: in quell'annata sono stati segnati 66 gol strabilianti, divisi in 10 partite di "First Division" (la Premier League all'epoca). 6,6 gol in media per ogni match. Tuttavia, negli ultimi due anni, è facilmente presumibile come si sia persa un po' l'incredibile eccitazione di questo giorno da parte dei fan di tutto il Paese, infatti la pandemia globale da Covid-19 ha un po' dissipato la passione ed energia positiva che si percepiva in questo periodo dell'anno.

Il Boxing day quest’anno ha coinciso con il 19esimo turno di campionato, nonché ultima giornata del girone d’andata, e sebbene siano state rinviate 3 partite causa Covid (Liverpool-Leeds, Wolverhampton-Watford e Burnley-Everton), ha donato al pubblico la solita dose di spettacolo, con gli spettatori presenti sugli spalti dopo il turno a porte chiuse dello scorso anno: il premio di miglior partita della giornata va sicuramente al Manchester City-Leicester, con i padroni di casa capaci di imporsi con un rocambolesco 6-3 , diventando la partita con più reti nella storia del Boxing Day inglese al pari del match Oldham-Manchester United finito 3-6 nel 1991; passano a pieni voti anche i top club di Londra, con il Tottenham di Antonio Conte vittorioso per 3 a 0 ai danni del Cristal Palace (adesso a 4 vittorie nelle ultime 5), e con Arsenal e Chelsea che trovano i tre punti in trasferta, rispettivamente per 0-5 e 1-3 contro Norwich e Aston Villa; per concludere troviamo le vittorie del Southampton per 3 a 2 in casa del West Ham e del Brighton per 2 a 0 sul Brentford.

Sebbene come ogni anno il Boxing Day non abbia deluso le aspettative, il clima con la quale si sono disputate le partite non è stato sicuramente dei migliori: oltre all’aumento esponenziale di casi Covid nel paese, e di conseguenza un alto numero di positivi nelle stesse squadre, a far notizia è il fitto calendario che coinvolge le squadre di Premier, impegnate in ben 3 coppe nazionali durante l’anno (più la partecipazione in competizioni europee), che di fatto costringe le compagini a scendere in campo a distanza di 2/3 giorni.
Vi è stata una riunione tra i manager dei club e i vertici della massima competizione inglese che, dopo aver valutato la situazione, hanno ritenuto di non dover rinviare i tre turni previsti nelle festività natalizie (sono infatti previste partite tra il 28 e il 30 dicembre e tra il primo e il 3 gennaio), senza modificare le regole per gli spettatori, scatenando l’ira degli allenatori. Nel corso della riunione che si è tenuta via Zoom, i manager hanno anche colto l'occasione per insistere sulla questione del benessere dei giocatori e in tanti hanno fatto capire che uno stop sarebbe stata la cosa migliore per tutti, ma la proposta è stata appunto rigettata dalla Premier League, che non ha voluto modificare il calendario natalizio.

Tanti allenatori hanno fatto sentire la loro voce: Rafa Benitez ha chiesto espressamente una pausa fino al nuovo anno, Jurgen Klopp e Antonio Conte non hanno per niente gradito questa decisione di proseguire senza nessuna modifica, con quest’ultimo che a causa delle molte positività in squadra si è visto sospendere diverse partite, in particolare l’ultima dei gironi di Conference League, persa per 3 a 0 a tavolino; queste le parole del manager italiano: "Quando hai un muro davanti puoi dire o chiedere quello che vuoi. Ma ogni decisione era stata già presa. Noi abbiamo cercato di parlare. Alcuni allenatori hanno provato a parlare per chiedere soluzioni ma credo che tutto fosse deciso. Una perdita di tempo? Penso di sì".
A fare scalpore però sono state le dichiarazioni pesanti di Pep Guardiola, che ha espresso in questo modo tutto il suo dissenso: “Giocatori e dirigenti insieme devono fare qualcosa, perché le parole da sole non bastano. La situazione non cambierà da sola. Uefa, Fifa, Premier League, le televisioni e gli affari sono più importanti del benessere dei giocatori. Ognuno decide per se stesso. Stiamo parlando del benessere dei giocatori, forse i sindacati dovrebbero dire: ‘Ok, non giochiamo finché non risolviamo questa situazione. Parliamo del benessere dei giocatori, ma il nostro è l’unico campionato che non accetta i cinque cambi, ne abbiamo solo tre. Come mai? Sarebbe molto meglio per tutti, considerato il numero di partite che giochiamo, ma la Premier e alcuni club hanno deciso di non farlo. Dovrebbero essere i giocatori e i dirigenti tutti insieme e fare uno sciopero… attraverso le parole non sarà risolto. Non credo che lo sciopero accadrà perché vogliamo giocare. Ma quando la gente dice più competizioni, più partite e più partite e meno vacanze…  abbiamo giocato le prime due o tre partite senza giocatori in questa stagione”.

Queste parole finiranno sicuramente per far discutere, andando a creare opinioni contrastanti all’interno del mondo calcistico: se da una parte il manager dei Citizens ha trovato l’appoggio della PFA (Professional Footballers Association), che ha affermato di voler sostenere uno sciopero dei giocatori della Premier League, esprimendosi a favore di possibili azioni per le crescenti preoccupazioni sul benessere fisico e mentale dei giocatori, dall’altra parte è lo stesso allenatore spagnolo ad affermare l’incapacità di manager e giocatori di voler imporre un’azione così drastica.
La palla è adesso in mano ai vertici della massima competizione inglese, che dovranno scegliere se ascoltare queste richieste o continuare sulla strada del business a discapito della salute dei calciatori.