Le impietose inquadrature delle facce dei giocatori argentini dopo il secondo spettacolare gol di Modric sono l'emblema di una clamorosa quanto imprevedibile disfatta.

Imprevedibile? Forse per la maggior parte degli appassionati sì, una squadra che ha vinto due titoli mondiali, finalista nell'ultima edizione, che annovera tra le sue file campioni del calibro di Messi, Aguero, Di Maria, Higuain e può permettersi di lasciare a casa Icardi, autore di un ottima stagione nell'Inter, non può avere problemi con squadre come l'Islanda o Croazia.
Invece le risposte del campo sono state altre: un confusionario pareggio con i vichinghi islandesi e una roboante sconfitta con gli estrosi croati, ma alcuni inequivocabili segnali di questa repentina caduta si potevano intravedere sia nel cammino di qualificazione che nelle amichevoli pre mondiali.
La qualificazione nel girone sudamericano è stata sofferta come non mai e raggiunta solo all'ultima giornata grazie alla tripletta di Messi contro il già eliminato Ecuador.
Le amichevoli pre mondiali, che molti non considerano attendibili, hanno prodotto prove poco convincenti con l'apice del l'1-6 con la Spagna.

Sanpaoli è il primo responsabile, nonostante il materiale umano di prim'ordine non è riuscito a dare una parvenza minima di gioco, affidandosi esclusivamete alle giocate delle grandi stelle, alcune di queste come Mascherano, Banega e Biglia, veri equilibratori della manovra, in evidente fase calante, molto strano per un allenatore che aveva fatto della coesione, della grinta e di un organizzato gioco di squadra ottima impressione alla guida del Cile.
Tralascio gli aspetti inerenti alle scelte dei convocati prima e dei titolari poi, che, anche se discutibili sotto vari aspetti, saranno pur frutto di ragionamenti  figlio di una qualche logica.
Anche se ancora l'albiceleste può avere qualche possibilità di qualificazione sono molto dubbioso in quanto si è creato un circolo di negatività, di ricerca dei colpevoli e di sconforto dal quale difficilmente si potranno estrarre le energie fisiche e, soprattutto, mentali per superare la Nigeria.

Capitolo Messi: ovviamente non si può discutere un campione di tale livello, probabilmente siamo di fronte a uno dei più forti giocatori della storia del calcio, ma nonostante le immense doti non ho mai visto in lui le  caratteristiche del leader, di colui che trascina, che sprona, che prende per mano la squadra e la porta oltre l'ostacolo, è un inimitabile leader tecnico che con le sue giocate si è guadagnato la stima di compagni e avversari ma non è un condottiero, alla Simeone per intenderci.

La sua immagine con la testa china a guardare il prato sarà sicuramente una delle fotografie di questo mondiale, che se ce ne fosse stato ulteriore bisogno, sta dimostrando come l'organizzazione, la coesione, il gioco di squadra e la preparazione fisica abbiano la meglio sulle grandi individualità e sulle giocate estemporanee dei grandi campioni, che ovviamente non guastano, ma che non possono essere l'unica fonte per raggiungere le vittorie.