Personalmente sono convinto che le polemiche sugli arbitraggi nei campionati italiani non smetteranno mai di esistere, fa parte di noi, della nostra cultura, del nostro modo di affrontare le competizioni, siano esse sportive o no.

L’estrema difficoltà ad accettare la sconfitta ci porta spesso a cercare altri colpevoli e chi più degli arbitri, teorici bracci armati del sistema corrotto, incarnano questa figura?
Ma, nella scorsa stagione, dalle torbide acque e dalle nebbie del sospetto irrompe prepotente la novità che, se forse non sopirà per sempre le polemiche per lo meno le attenuerà in maniera importante: il VAR.

Questo strumento è stato accolto, come del resto tutte le novità e i cambiamenti, con diffidenza. Ovvio inizialmente alcuni aspetti non hanno funzionato per il meglio, per esempio i troppi minuti impiegati per prendere la decisione o i casi specifici in cui si poteva discutere sulla correttezza di applicazione, ma con il passare delle giornate il sistema si è oliato ed è stato accettato e apprezzato da tutte le componenti dell’italico pallone, tanto che i vertici della FIFA vedendo gli ottimi risultati prodotti hanno adottato il protocollo per i Mondiali di Russia utilizzando molti dei nostri esperti fischietti come addetti VAR.

Anche al Mondiale i risultati sono stati ottimi riducendo quasi a zero gli errori, e le conseguenti polemiche, e tutto faceva presagire ad un implemento e conseguente miglioramento del protocollo ed invece, colpo di scena l'International Football Association Board (IFAB), organo internazionale indipendente dalla FIFA e dalle quattro Federazioni britanniche che la compongono che ha il potere di stabilire qualsiasi modifica ed innovazione delle regole del gioco del calcio vincolando alla loro osservanza tutte le federazioni, fa una modifica al protocollo che porta indietro le lancette e restituisce agli arbitri la loro centralità.
Una semplice modifica, l’aggiunta della parola evidenti oltre che chiari errori, che riduce notevolmente campo di azione, e di fatto depotenzia, uno strumento che sembrava potesse essere efficace per il regolare svolgimento delle competizioni.

La tecnologia viene utilizzata, come noto, in soli quattro casi: gol, rigori, rossi diretti e scambi di persona, tralasciando l’ultimo punto che di fatto è veramente marginale (ho difficoltà a ricordarne un caso di recente), i gol vengono rivisti sempre dagli assistenti VAR e anche grazie alla tecnologia tridimensionale è azzerato l’errore sul fuorigioco, quindi poco cambia rispetto al precedente protocollo, cambia molto invece sugli altri due punti, infatti a meno di macroscopica svista dovuta all’errato posizionamento, dall’impossibilità di vedere l’azione o dal punto in cui si è materializzato il fallo, il VAR no interverrà, e così si continueranno a vedere rigori non concessi come quelli su Cancelo e Asamoah nell’ultima giornata, idem succederà per il rosso diretto i casi come quello di Vecino, in Inter-Juve dello scorso anno, che dopo essere stato ammonito è stato successivamente, e giustamente, espulso in quanto l’arbitro era stato invitato a rivedere l’azione al video non potranno essere più giudicati correttamente.

Tutto questo porterà inevitabilmente e inutili ed estenuanti polemiche che serviranno solo ad avvelenare ulteriormente la situazione con il seguito di dietrologie e complotti che niente hanno a che fare con il gioco più bello del mondo.

Questa RESTAURAZIONE da parte IFAB va evidentemente in controtendenza rispetto ai tempi, e sicuramente avrà vita breve, ormai il treno del cambiamento è partito e difficilmente si potrà fermare, forse i riottosi e recalcitranti membri britannici dell’organismo erano assenti quando le loro professoresse di storia gli spiegarono le future conseguenze del congresso di Vienna.