Ma il Sarrismo c’è o non c’è? Oramai un’ideologia più che un dato di fatto. Il bel gioco in casa Lazio non si vede da tempo, le soddisfazioni sono giunte soltanto ad agosto nelle partite contro Empoli e Spezia in un campionato alquanto fresco e con dei team ancora in procinto di trovare la propria dimensione visti i numerosi cambi sulle panchine di A. Cosa c’è che non va? Forse parliamo di una squadra ancora abituata, ma soprattutto ancora troppo legata allo stile di gioco Inzaghiano?
Ad oggi non si fa altro che parlare, o forse di chiedersi che fine ha fatto quella rosa unita e soprattutto vincente la maggior parte delle volte. Ad oggi, davanti agli occhi di tutti il percorso biancoceleste si palesa come un continuo sali e scendi certificato dalla posizione in classifica, dai risultati e dalle prestazioni della squadra. Troviamo una capitale alquanto delusa, il tanto sperato quarto posto e bel gioco sono sempre più distanti. Ma il miracolo del tecnico, che ha firmato un contratto biennale con la squadra bianco azzurra, è quello di discutere un prolungamento fino al 2025 per tenere vivo il progetto tanto atteso. Più che bel gioco, Sarri sta mettendo in rilievo la polemica e la rosa inadatta alle sue idee, partendo dalla lamentela sul calendario contro la Lega Calcio, quindi il troppo gioco e quindi la rosa troppo corta che possiede.
C’è da dire che ad agosto la richiesta di qualche giocatore come un terzino, un esterno offensivo e un centrocampista non è stata esaudita, il mercato della Lazio non è mai stato un punto forte e difficilmente il Presidente Lotito cambierà tendenza ora con l’arrivo del Fiorentino. Malgrado questo, bisogna però concedere almeno quest’alibi a un Sarri che sotto il Vesuvio si vedeva investito della possibilità di allenare un tridente da campionati europei, riuscendo a sgrezzare un Pipita Higuain ma più visto così e a incentivare uno spogliatoio che credeva nella figura del suo allenatore, perché la stessa società aveva creduto nel progetto, portando a Napoli giocatori di elevata caratura.
Dopo un amore così lungo con Inzaghi l’obiettivo di Sarri era solo uno: rifondare la squadra. Forse però usare questo termine non è poi così giusto. Si è presentato stravolgendo i sei anni di lavoro passati con una nuova metodologia di gioco, nuovi schemi, nuova tattica e una nuova mentalità, ma con una rosa praticamente uguale a quella precedente. Giusto o sbagliato? Una risposta a questa domanda non c’è, ma forse muoversi sugli stessi binari di una squadra che bene o male funzionava non sarebbe stato poi così malvagio. Il calcio di Sarri in Campania viveva di costanti e di un ben preciso schema organizzativo, basato però su undici giocatori all’altezza della competizione. L’attuale rosa laziale non garantisce sicurezze e non risulta costruita per il pensiero dell’allenatore toscano. In quest’ottica, l’establishment apicale laziale dovrebbe riflettere e meditare su quali possano essere le correzioni da apportare alla squadra.
Il Presidente Lotito dovrebbe ben comprendere come la Lazio ormai da anni si rivela una delle squadre migliori del campionato solo e solamente grazie all’operato di un allenatore che ha compiuto l’impossibile. Un leader democratico che è riuscito a porre una squadra potenzialmente da media classifica puntualmente nei primi 4 posti, traghettandola in Champions e basandosi dunque una capacità non detenuta da Sarri: il carisma. Il carisma di Inzaghi è riuscito a far sì che il gruppo squadra prima di essere squadra, fosse famiglia, prima di essere lavoro, fosse casa. In questo senso, si potrebbe credere come Sarri questo ancora non lo abbia capito, sebbene parliamo di personalità completamente diverse e non è possibile fargliene una colpa.
Probabilmente però, la rinascita passa da quello; passa dalla necessità di nuovamente ristabilire un clima gioioso all’insegna della cooperazione per colmare quei vuoti lasciati dal valore tecnico della squadra. La fine del campionato non è così lontana, salvo terremoti Sarri resterà per due anni sulla panchina della squadra biancoceleste, ma parlare ad oggi già di rinnovo sembra una vera e proprio utopia. Proprio come il Sarrismo.
Quanto tempo bisognerà ancora aspettare per vedere messo in atto quella filosofia tanto acclamata dai giornali e dagli esperti del settore?