Come sappiamo, Lorenzo Insigne da settembre abbandonerà Castelvolturno per iniziare a indossare la casacca del Toronto per un contratto di quattro anni a 11.5 milioni di euro a stagione, più 4.5 milioni di euro di bonus legati al numero di gol e assist.
L’attaccante classe 1991 era in scadenza con il Napoli, così i prossimi mesi saranno gli ultimi per il giocatore nel club in cui è cresciuto e ha vissuto tutta la sua carriera (tranne le brevi parentesi in prestito a Foggia e Pescara). Il capitano azzurro ha collezionato 415 presenze, siglando 114 gol e divenendo così il quarto miglior marcatore all-time del club partenopeo.

Dopo aver brevemente descritto la trattativa andata in porto fra il club campano e i ricchi canadesi, possiamo aprire un discorso ben più serio. Infatti, ad oggi se nominiamo in questo settore la parola “bandiera” non ci riferiamo all’oggetto materiale sventolato nelle curve, ma bensì, almeno per la coscienza collettiva al “calciatore bandiera”, vale a dire colui che viene trattato come se fosse un cimelio da esporre al museo, colui che nella carriera intera ha indossato solo una maglia, baciando un solo stemma.
Citando “l’Affaire Insigne”, la domanda che ci si potrebbe porre è se oggi esistono ancora i tanto celebrati calciatori bandiera.
La verità sta nel mezzo, il mercato globale con il passare degli anni ha reso questo meno possibile, facendo offerte da milioni e milioni di euro e per l’appunto riuscendo anche a persuadere tutti quei calciatori che sembravano sentimentalmente ancorati a solo un colore; d’altro canto, però esistono o sono esistiti fino a poco tempo fa ancora dei casi isolati in cui i calciatori riescono a tessere dei legami speciali con l’ambiente di una città, di una tifoseria, alle volte di una società e torneremo a parlare dopo di quanto sia importante anche quest’ultimo elemento e perché si rivela così fondamentale. Vi sono vari esempi nel campionato italiano come Francesco Totti, Alessandro Del Piero, Paolo Maldini o Javier Zanetti, ma anche in ambito internazionale come Steven Gerrard, Frank Lampard, Xavi Hernandez o Andres Iniesta per citarne alcuni; parliamo di uomini che hanno sempre difeso lo stesso ideale calcistico.
È ancora possibile tutto questo?

Una cosa di cui si parla raramente è proprio ciò che c’è dietro a un calciatore per far sì che diventi bandiera, non basta dare tutto se stesso o essere accolto dalla tifoseria, in quanto il ruolo più importante è proprio rivestito dalla società, la quale dovrebbe dare il giusto valore e un corretto inserimento di questo nel proprio progetto.
La maggior parte delle volte, ricorrendo proprio a Insigne, tutto ciò non accade. Quest’ultimo è stato “screditato” dal presidente De Laurentiis, vedendosi di fatto offerto uno stipendio nettamente inferiore rispetto ad altri suoi compagni di squadra come Koulibaly, Osimhen e Mertens. Visto il ruolo fondamentale dell’attaccante napoletano, viene a tutti noi scontato pensare come sia una cifra non equa e non sufficiente a convincere Insigne. Di conseguenza, ci sono varie interpretazioni di questa situazione. La proposta da parte del Presidente può essere realmente vista come la finalmente giunta opportunità per sbarazzarsi di un calciatore fin troppo ingombrante, una mossa di Agnelliana memoria che ricorda quel che successe a Torino con il poc’anzi menzionato Alessandro Del Piero o per non necessariamente scavare negli archivi storici, badando a quanto successe in Casa Dea con l’argentino Papu Gomez lo scorso anno.
In quest’ottica, è doveroso pensare a una cattiva gestione da parte del Presidente De Laurentiis. Siamo così sicuri che Insigne avrebbe deciso di abbandonare la nave proprio ora che il progetto Spalletti iniziava a dare i propri frutti? Siamo così sicuri che Insigne avrebbe anteposto lo sforzo economico canadese davanti al sogno che covava fin da bambino? Siamo così sicuri che Insigne avrebbe optato per divenire la copertina del campionato americano e non quella del suo popolo?

Uno come Diego Armando Maradona molto probabilmente non condividerebbe questa separazione. Il matrimonio fra Insigne e il Napoli sembrava potesse durare per sempre. Lorenzo il Magnifico avrebbe potuto continuare a lavorare per raggiungere il suo obiettivo e per entrare nella storia, affiancando la leggenda sudamericana nell’albo di coloro che passati per Napoli son riusciti a regalare un boato al San Paolo, ormai appunto Stadio Diego Armando Maradona per far tornare i conti.
Le storie d’amore non sempre si rivelano destinate ad avere dolci lieto fini, entrano in gioco molteplici fattori, che queste storie d’amore finiscono per purtroppo strozzarle.