È ormai questione di poche ore.

L’ansia sta per essere rimpiazzata dallo stupore, dalla gioia o dalla tristezza; lo stadio tra poco si riempirà e sarà colmo di tanti concittadini, che hanno scelto colori diversi e che per una notte, anzi, per novanta minuti  saranno rivali e metteranno da parte tutto per sostenere i propri eroi. Sta per essere scritto un altro pezzo di storia, sta per iniziare il derby della Madonnina, una partita fuori dal normale, che non è un semplice match tra due squadre ma che è immerso nella storia e in cui la posta in palio è altissima.

Tutte le città, perfino Milano, che ospita alcuni dei più grandi monumenti italiani e circa 1.347.000 abitanti, sono troppo piccole per due squadre e per essere dominate da un solo tifo, perciò è qui che subentra l’importanza del derby, una sfida dove solo una sarà la tifoseria vincitrice.

Da ormai settimane si avverte questa tensione per l’importante derby e, tra l’altro, la parola Derby, oggi fondamentale nel mondo del calcio, in realtà va ricondotta alla figura di Edward Stanley, XII conte di Derby, il quale fu l’ideatore delle omonime gare ippiche tra puledri di tre anni nel 1780; infatti, il conte, poiché la moglie deteneva una grande passione per l’ippica (proprio come lui), in prossimità del loro matrimonio istituì questa gara a carattere “famigliare”, che in seguito divenne una vera e propria tradizione, e la denominò in suo onore.

Da questa tradizionale gara ippica istituita, quindi, nacque questo termine, e tuttavia è fondamentale sottolineare questo carattere famigliare, col quale è nato, in quanto ci permette di ben comprendere la natura di questa sfida.

Ci troviamo di fronte, difatti, ad una sfida che deve essere combattuta, tesa, avvincente e ricca di colpi di scena, ma che non deve mai e poi mai sfociare nella mancanza di rispetto e nell’odio, anche perché, in fondo, prima di essere milanisti o interisti siamo tutti amanti del mondo del calcio.

Buon derby a tutti.