Passata la Juve, passato il Torino, si va a Firenze.
L’inverno, almeno quello sul calendario, continua e il Milan avanza nel suo percorso di crescita verso una quadra del cerchio che fino a poco tempo fa non si poteva vedere né immaginare.

Oggi, mi sembra giusto dare a Cesare quel che è di Cesare.
Pioli, con il suo atteggiamento educato e pacato, lo stesso atteggiamento che nell’intervallo del derby ci ha con tutta probabilità penalizzato, sta mettendo, però, le tessere del puzzle al posto giusto.
Capita a tutti noi di sbattere la testa su qualcosa che non funziona, un problema sul lavoro, una lite famigliare o banalmente un oggetto da riparare (se in casa ci sono due figli piccoli poi, bisogna avere il kit del perfetto tuttofare!) e di ostinarci a rifare la stessa cosa per farlo tornare a funzionare, lamentandoci, dopo, del risultato ottenuto, cioè una raffazzonata versione del vecchio problema. Quando, invece, si cambia l’approccio e si tenta qualcosa di mai provato prima, mescolando gli elementi a disposizione e guardandoli da un’angolazione diversa, può succedere di trovare un nuovo e più funzionale incastro e pronunciare il famoso: eureka! Che possiamo semplicemente tradurre con “ho trovato!”.
Davanti alla lavagna dove vengono disegnati schemi ed idee, nel corso degli ultimi anni a Milanello, mi immagino si siano succedute le facce perplesse dei vari Montella, Gattuso e, per poco tempo per fortuna, Giampaolo intente a tentare di risolvere il rebus Milan. Tutti, senza distinzione di credo calcistico o di passato da giocatore d’attacco o di rottura, sono sempre giunti alla medesima soluzione: 4-3-3, con Suso sulla sua mattonella e la squadra a ruota dietro.
Ora, non voglio giudicare, non sono chiaramente neanche nella posizione per farlo, il lavoro di un’altra persona, ognuno ha la sua filosofia e i suoi modi di gestire la propria carriera. Un rimprovero, però, mi permetto di farlo: a volte rivedere le proprie idee fa bene, tentare di costruire qualcosa di diverso con il materiale a disposizione non sarebbe stato certo un delitto di lesa maestà! Ecco, qui Pioli sorprende. Vuoi per l’arrivo di Ibra, cosa certamente non irrilevante, vuoi per il mercato di gennaio, vuoi per input societari (Maldini e Boban)… vuoi che qualche merito a Pioli stesso dobbiamo riconoscerlo: ha avuto coraggio. Ha cambiato tanto, ha risollevato diversi giocatori e ora la squadra si trova meglio, lo si vede a occhio nudo. Se prendiamo le prestazioni contro Inter e Juventus, la squadra ha giocato a calcio, a tratti un bel calcio. Col Toro, almeno per 60 minuti anche, con l’aggravante di “doverla” vincere avendo di fronte una squadra in grande crisi e, per giunta, già battuta in coppa Italia pochi giorni prima.
Abbiamo visto la solita buona prova di Bennacer, tuttocampista senza posa ma con un altro cartellino giallo preso, un Rebic vivo e decisivo, un buon Castillejo e, da sottolineare con forza, l’ottimo esordio di Gabbia. Ci sono anche note meno liete di cui parlare, come sempre la medaglia ha due facce. Paquetà ha avuto la grande occasione di giocare al posto di Calhanoglu e, soprattutto, di giocare dietro la punta, da trequartista. Purtroppo non ha inciso e, anzi, ha irritato il pubblico di San Siro. A Pioli l’arduo compito di capire cosa passa nella testa del brasiliano. Caso (o non caso) Musacchio. Dicono si sia rifiutato di entrare, scottato dalle ultime panchine, Pioli, deciso, parla di un infortunio nel prepartita. Scricchiolii che non fanno bene alla serenità della squadra, qui intervenga la società, grazie.

Ultima nota stonata, la prestazione di Ibra: non è un attacco a lui, ma alla situazione. Alla terza partita da titolare in 8 giorni la fatica si fa sentire per un “ragazzo” di 38 anni. E’ vero che con la sola presenza preoccupa le difese avversarie e libera spazi, ma non che non si cada nell’errore di pensare che Ibra sia eterno.
In conclusione, non siamo guariti, ma siamo cambiati, in meglio, e, questo, anche grazie a Pioli.

 

Forza Milan!