Suso, Piatek, Caldara, Borini, Reina, Rodriguez. Pum Pum Pum.....una bella mitragliata e via. Chi ha chiesto la cessione, Suso oggi l'ha apertamante dichiarato. Chi non ha mai visto il campo, Caldara è e rimarrà un misterioso affare nel quale gli unici a perdere siamo stai noi, non certamente Juve o Atalanta. Chi era stato preso, Reina, per sostituire il titolare di ruolo che non è mai stato ceduto (anzi, ce ne sono due con lo stesso cognome in squadra). Chi i ruoli, invece, li ha ricoperti tutti tranne il portiere, Borini. Chi ha flagellato la nostra fascia sinistra per due stagioni piene, Rodriguez. E infine chi era arrivato sparando e se ne è andato, tristemente, disarmato, in primis da se stesso, Piatek. Questa rivoluzione d'inverno può essere letta come sola conseguenza dell'arrivo di Ibra? Può essere considerata figlia della pesantissima sconfitta di Bergamo pre-natalizia? Probabilmente un insieme di entrambe. Molti cuori rossoneri hanno rischiato di non arrivare a mangiare il panettone dopo avere visto lo scempio proposto come antipasto contro l'Atalanta, anche se per noi tifosi, purtroppo, era già evidente da tempo quanto fossimo lontani dall'essere una squadra. Quel giorno lo shock è stato talmente forte che gli occhi li hanno aperti tutti, Boban dixit: "E' stato imbarazzante, questo non può essere il Milan". Sempre Boban, durante la presentazione di Ibra, ricorda: "Non dobbiamo però nasconderci dietro le spalle larghissime di Zlatan dimenticandoci di Bergamo, quella è un’orrenda e pesante sconfitta".

Quindi, Bergamo apre gli occhi e Ibra traccia una linea pesantissima. Come conseguenze abbiamo: 4 partite di campionato disputate e 10 punti conquistati, approdo alla semifinale di Coppa Italia e grande svendita di chi, per meriti propri e non, ormai si è trovato fuori dalla squadra. Tutto a posto, quindi? No, perchè a questo punto, nel quale sembra esserci una ripresa sia a livello di squadra sia a livello di scelte societarie non si è arrivati con la programmazione. Infatti, la stagione era nata come quella del Milan giovane, con un allenatore maestro di calcio, con il trequista, Suso, le due punte e tante belle speranze. Infrante, subito, alla giornata uno. L'allenatore dichiara che Suso non può fare il trequartista, che Theo è troppo indisciplinato tatticamente e altre varie tra cui Paquetà è troppo brasiliano (questa è da Gialappa's). I nuovi acquisti pochissimi minuti in campo e in televisione la faccia del Maestro sempre più agghiacciata. Poi arriva Pioli travolto dal famoso #Pioliout e da una freddissimo benvenuto, bisogna ricordare l'arrivo di Allegri alla Juve dopo il Dio (di allora) Conte, per trovarne uno somigliante. Oggi chiederei a qualche juventino quanto è felice di Sarri, ma questa è un'altra storia. Quindi arriva Pioli, i risultati continuano a non arrivare e crollano alla fine dell'anno. Il resto lo sappiamo.

I mesi passati si possono definire di apprendistato per la giovane ed inesperta società che ci guida. Sono convinto che fosse necessario passare attraverso a tutto ciò per poter prendere coscienza che il Milan ha bisogno di persone forti che sappiano fare delle scelte che determinino l'andamento nel lungo periodo della squadra. Il lavoro di Boban sta emergendo dalle paludi decisionali e di carattere che ci hanno avvolto in questi anni. Se una società, nelle persone che la rappresentano, è solida e attaccata al proprio lavoro, la squadra stessa inizierà veramente a capire che indossare la maglia rossonera è un onore e una grande responsabilità e Ibra rappresenta il terzo pilastro dopo Boban e Maldini. I giocatori non fanno che parlare di lui, di come si allena, di come li fa allenare anche a fine seduta trascinandoli in palestra. Aggiungo, infne, come componente altrettanto fondamentale, la presenza costante ed appassionata del pubblico milanista che continua a sostenere sempre la squadra. Tornando all'attualità, domenica altra partita ostica con un avversario che ci ha regalato batoste epocali, un'altra bestia nera da sconfiggere; insieme.

Forza Milan!