Cosa ci lascia questo derby?
Negli occhi e nel cuore tanta tanta amarezza e un sentimento brutto e pesante da digerire: l'angoscia del futuro.

Facciamo ordine, anche se oggi è difficile mettere in fila le parole giuste. Il risultato è bugiardo, perchè sono solo due numeri intervallati da un trattino, è bugiardo perchè i quattro gol subiti nel secondo tempo rappresentano molto di più di quattro palloni nella nostra porta.

Primo tempo da stropicciarsi gli occhi:
pressing alto, ottimo recupero palla e gestione del possesso, ma soprattutto la nostra supremazia viene premiata da due gol: assist e gol del sorvegliato speciale Ibra. Braccia aperte sotto la Nord e occhi lucidi per noi. Gioco, personalità e gol. L'Inter comunque, in una frazione molto negativa, arriva due volte vicino al gol.
Intervallo. Mi immagino la rabbia dei nerazzurri fomentati da Conte e da noi forse incredulità e un nuovo problema da affrontare: la gestione del vantaggio.
Nel post partita l'ha detto Ibra: "All'intervallo ci eravamo detti di stare attenti i primi 15 minuti della ripresa". La rabbia nerazzura viene trasformata in energia positiva e in una spinta feroce, mentre la nostra determinazione del primo tempo viene spazzata via in minuti due. La dura realtà è la nostra fragilità mentale, una fragilità che ci spinge in basso al primo errore. Brozovic, gran gol il suo, era solo già dall'inizio dell'azione, non solo nel momento in cui impatta il pallone; nè Bennacer nè Kessie hanno accorciato su di lui quando ancora la palla era di Candreva. La cattiveria di andare su ogni pallone non doveva venir meno in questo modo. Poco dopo Conti prova il fuorigioco su Sanchez in area: un azzardo incredibile, che, infatti, non ha pagato e ha permesso il secondo gol.
Da lì notte fonda. Il vento cambia, l'Inter vola via e noi a rimaniamo a terra a guardare. Certo, se Ibra (e chi se no?) avesse segnato il 3-3, parleremmo di un'altra partita, invece finisce come, forse, doveva andare, anche se nel modo più brutale: Lukako a braccia aperte e per noi lacrime. Pioli ieri avrebbe potuto fare qualcosa appena subito il pareggio, semplicemente per dare la scossa e un segnale alla squadra: io ci sono state calmi. Ma Pioli non è Conte.
Sempre Ibra nel post gara: "Secondo me conta anche l'esperienza in queste partite, se vinci 2-0 devi saper gestire". Queste sono dichiarazioni da allenatore e da dirigente. Domanda: ma la nostra dirigenza ha parlato ieri? La squadra ha bisogno di una voce forte anche davanti ai microfoni. Alla fine ci siamo aggrappati al colosso Ibra e quasi quasi ci scappava un bel risultato. Quindi, considerato che il fattore anagrafico non può essere escluso da una programmazione seria per il futuro, da ieri sera dobbiamo essere più angosciati.
Quando i giovani, chiamiamoli così, cresceranno e con la forza mentale sapranno giocare questo tipo di partite? Chi li può far crescere? Ibra non è eterno, e se per, caso, cara società AC Milan, a giugno decidesse di dire basta e salutare? La strada è lunga per risalire, ma da ieri sera mi sembra si sia allungata ancora di un pezzo. 
Giovedì ci attende una partita molto importante, la Coppa Italia può portarci in Europa. Dovremo ripartire dal bel primo del derby e approfittare di un momento di flessione della Juve.
Bisogna alzare la testa. 


Come sempre Forza Milan!!!