Il calcio è da anni che non può considerarsi semplicemente uno sport. Il volume d'affari che gira intorno alle società calcistiche è così ingente che la passione, per lo sport più affascinante e più seguito al mondo, passi in secondo piano. Quando affermo ciò non lo faccio solo in considerazione di società che non hanno più bandiere e che hanno come primo obiettivo stagionale gli introiti, ma osservando come uomini di sport (tali dovrebbero essere) non perdano occasione per giocare al rialzo tramite i propri procuratori.

Una situazione che mi incuriosisce è quella che riguarda Arkadiusz Milik, centravanti del Napoli, che non si è tanto interessato della ricerca forsennata della sua squadra di un nuovo attaccante (che lascia presagire ad una non completa fiducia nei suoi confronti) ma piuttosto di far recapitare, attraverso i suoi agenti, la richiesta di un lauto adeguamento di contratto per un eventuale rinnovo. Il principio di tali richieste è sovente subdolo e basato sull'idea : "Se non mi accontenti non rinnovo e mi perdi a parametro zero". È da tenere in considerazione che un atteggiamento di questo genere potrebbe raccogliere dei consensi, o quantomeno il mio, se si parlasse di calciatori sulla cresta dell'onda, in credito con la propria squadra e defraudati del loro valore, discorso inopportuno per un calciatore come Milik. Il polacco è un giocatore giovane e di indubbio valore, ma crede realmente di aver dato così tanto alla SSC Napoli da meritarsi un raddoppio di ingaggio? A mio avviso la richiesta sembrerebbe alquanto ridicola, considerando che i suoi primi due anni di militanza tra le fila partenopee, li ha trascorsi a recuperare dagli infortuni al ginocchio, ultimo dei quali si è procurato giocando un amichevole con la nazionale polacca.

È sicuro che con ciò non voglio affermare che detti infortuni siano da riportare alla sua volontà, ma non pensa che la società lo abbia comunque sostenuto nonostante, dopo un importante investimento, non abbia giocato se non qualche minuto? Nelle annate successive, inoltre, per quanto abbia dato il suo modesto contributo, non credo possa pensare di essere stato fondamentale alla causa azzurra. Mi verrebbe da immaginare, quindi, che le sirene da Siviglia, sponda Betis, abbiano fatto credere al centravanti di poter esigere di più. In definitiva, e mi rivolgo alla dirigenza napoletana, se proprio vuole andare, accontentiamolo e reinvestiamo su chi crede nel valore di questa maglia, perché a noi napoletani non interessa l'ennesimo core ngrato!