È pura consuetudine dei tifosi seguire in maniera affannosa il calciomercato nella speranza che la propria squadra si migliori, ed è un modus operandi giustificato dalla passione e dalla voglia di vincere. Il toto mercato che si delinea, talvolta, è dei più bizzarri se non addirittura fantascientifico ma dà ad ognuno di noi - ancor prima che il campionato inizi - la possibilità di sognare. È su questa forma mentale che vengono basate le continue notizie sui possibili e, talvolta, anche solo immaginabili, colpi di mercato. Andando ad analizzare la situazione in casa Napoli si evince che, a dispetto di tutti i nomi dei top player che si sono letti, di fatto solo tre sono gli acquisti effettuati e non hanno fatto notizia quanto quelle relative a delle possibili trattative. È normale che di fronte a nomi di calciatori affermati il tifoso abbia un sussulto, ma  sarebbe altrettanto normale accogliere con la stessa enfasi i nuovi arrivati e non dimenticare i top player che già sono parte del gruppo da tempo. Sono stati fatti diversi nomi per rinfoltire l'attacco del Napoli, da Lozano a Pepè, da Icardi a Rodriguez, esaltando ed inneggiando a questi calciatori di sicuro spessore, lasciando quasi pensare che chi in rosa già c'è, sia di livello inferiore. Questo atteggiamento potrebbe nascere dal fatto che certi calciatori, essendo già accasati, vengano dati per scontati tralasciando il loro immenso valore; un'altra ipotesi potrebbe essere che non avendo nomi abbastanza esotici, non vengano riconosciuti quali professionisti dall'indiscusso valore internazionale.

Il mio inteteresse ricade, soprattutto, sul capitano del Napoli. Lorenzo Insigne, rinominato "il Magnifico", è nato il 4 giugno 1991 a Frattamaggiore di Napoli, è un attaccante brevilineo col vizio dei goal ad effetto, delle giocate circensi e degli assist impossibili. Nasce come giocatore assolutamente votato all'attacco ma ha imparato, nel tempo e soprattutto con mister Sarri, ad aiutare la squadra anche nella fase di non possesso. È evidente il suo attaccamento alla maglia e l'esserne diventato capitano lo inorgoglisce. Non ama i fischi dei suoi tifosi perchè li vive come un suo fallimento in ciò che più ama fare: giocare a calcio e farlo nella sua squadra del cuore. Ritengo che questo calciatore possa essere ritenuto un top player a tutti gli effetti, per il suo valore sportivo ma, ascoltando le sue ultime interviste, anche per la sua grande umiltà e la sua voglia, da grande capitano, di pensare al bene della squadra. Ho sentito troppe volte parlare di calciatori stranieri come di fenomeni assoluti dimenticando calciatori come Lorenzo, professionisti nostrani,  che non hanno nulla da invidiare ai prodotti dei vivai esteri.

Insigne è un "prodotto" italiano che va riconosciuto e tutelato allo stesso modo, se non di più, di come si fa con altri. Non riesco a comprendere come nelle trasmissioni sportive, piuttosto che sui giornali o anche in rete, il suo valore venga per certi versi ridimensionato, come se il fatto che sia italiano, più precisamente napoletano, che giochi nel Napoli e non nel Real Madrid o nel Barcellona ed abbia un nome comune per noi italiani, lo declassi automaticamente. Credo sia meglio, per il bene del nostro calcio, ricominciare a guardare di più in casa nostra, valorizzando ciò che di buono abbiamo e se proprio aneliamo all'esotismo al quale nomi come Rodriguez o Lozano ci riportano più facilmente, nessuno si offenderà se il nostro Lorenzo Insigne diventerà più semplicemente Lorenzinho.