È un venerdì di marzo. Sto tornando dal liceo in autobus. Ma la mia testa non è rivolta ai libri, bensì ad una partita che si giocherà tra qualche ora. Mentre sono sul Bus, noto un uomo grassoccio e stralunato che parla con sé stesso. Io ho sempre avuto lo strano potere di attrarre queste persone e difatti, l' individuo strambo mi si avvicina. Dal nulla comincia a farmi dei discorsi strampalati e razzisti sui britannici. Dice che sono un popolo di pirati ed assassini. C'è un fondo di verità in ciò che afferma, ma purtroppo gli imperi si son formati grazie alle guerre, non bevendo birra in compagnia. Io lo ascolto imbarazzato e riesco a salvarmi perché fortunatamente arriva la mia fermata. Giunge la sera. L' aria è tiepida. Scende una pioggia leggera. Entrando allo stadio guardo verso i riflettori e noto che le gocce stanno diminuendo. Salgo le scale delle curva nord insieme a mio zio, con cui ho sempre guardato le partite dal vivo e mi affaccio verso il rettangolo verde. C'è l'atmosfera delle grandi occasioni. Lo stadio è pieno ed un impianto colmo diventa bello anche se è bruttino. Proprio come il " Mario Rigamonti". Si gioca Brescia-Inter. La Leonessa, allenata da Beppe Iachini, sta lottando per la salvezza, mentre il Biscione, con in panchina Leonardo, sta tentando la rincorsa scudetto al Milan. Dopo aver preso il mio consueto posto in curva, guardo il riscaldamento del Brescia. Dalla concentrazione dei calciatori capisco che faranno una bella partita. Così sarà. Io sono un po' teso ma ho molta voglia di gustarmi l'incontro. Sogno il capitombolo dell' Inter, che è quasi sempre una soddisfazione, ma vederlo allo stadio è una goduria doppia, perché condivisa. Il match ha inizio. Nel primo tempo è l' Inter ad attaccare sotto la curva nord. I nerazzurri cominciano meglio. Al 17° c'è un calcio d' angolo per l' Inter. Batte Wesley Sneider. Samuel' Eto'o si fa trovare al posto giusto su una spizzata di testa ed insacca di destro da due passi. Brescia 0 Inter 1. Qualcuno vicino a me chiama a casa per sapere se il camerunense fosse in fuorigioco o meno. Mentre è al telefono dice convinto:" CONFERMO! FUORIGIOCO!" In realtà in gol era regolarissimo. Quello affianco a me si era inventato tutto? Certe cose le ho viste solo alla stadio, è anche il suo bello. Il Brescia reagisce, è in partita. Prima dell' intervallo Kone serve Caracciolo che si allunga troppo il pallone. L' attaccante, arrivato davanti a Julio Cesar tenta il colpo sotto. Conclusione alta di poco. "Nuoooooooo!!!" collettivo. Guardo il corridoio in cemento che attraversa la curva e noto che sta arrivando un uomo, grassoccio e stralunato, che vende panini. È proprio lui! Il tipo strano che avevo incontrato quel pomeriggio sul Bus! Mi sta per passare davanti e allora mi giro dall' altra parte. Fiuuuuuuu! Inizia il secondo tempo. Le rondinelle cercano il pari ma pure l' Inter rischia di raddoppiare, la partita è vibrante. Al 83° c'è un calcio d' angolo per il Brescia, nella stessa posizione in cui è arrivato il primo gol. Diamanti la mette in mezzo, c'è un colpo di testa non so di chi. Il pallone è sotto il sette! Lo stadio esplode! Io saltello goliardico! Le rondinelle hanno pareggiato! È stato Andrea Caracciolo a segnare, castiga sempre l' Inter, 8 gol contro in neroazzurri. La partita cambia. Il Brescia è arrembante, l' Inter è alle corde. C'è la sensazione che il colpaccio sia possibile. Manca poco al 90° quando Eder, involato in contropiede, entra in area e viene atterrato da Cordoba. Lo stadio sobbalza e reclama. All' istante l' arbitro indica il dischetto, è calcio rigore! Calcio di rigore! Sembra troppo bello per essere vero. Sul dischetto va l' Airone, Andrea Caracciolo. In quel momento capisco che può essere la svolta della stagione del Brescia, una squadra che gioca bene ma non sa vincere e dell' Airone, che fin a quell' incontro, avea sbagliato troppi gol. Le rondinelle necessitavano autostima e pure Caracciolo, ragazzo che ho sempre apprezzato, ma capace di fallire il salto di qualità nei momenti topici. L' arbitro fischia ed io dico all' Airone, come se mi potesse sentire :" Dai che c'è la fai! Dai che c'è la fai" Rigore centrale e debole. Julio César aspetta a tuffarsi e para il rigore. Cala il silenzio, tanto che lo stadio fa da cassa di risonanza all' esultanza dei pochi tifosi interisti. In un secondo l'euforia lascia spazio al rimpianto. Istintivamente mi giro verso mio zio. Si sta mordendo la mano. La scena è una delle cartoline della stagione bresciana. La squadra aveva il potenziale per salvarsi ma ha sempre sbagliato troppo. A quel gruppo o forse è meglio dire a quella società, mancava tremendamente qualcosa. A fine campionato il Brescia tornò in serie B. C' era veramente da mordersi le mani. La partita finisce 1-1. La squadra viene sotto la curva e malgrado la delusione, è applaudita, con il cuore, perché ha fatto una bella partita. Mentre torno a casa con mio zio, lui non spiaccica una parola. Mi dispiace vederlo così, allora abbozzo una frase riuscita a metà:" Dai, è solo una partita." Lui mi guarda e dice:" si, ma questa ci impiegherò un po' a smaltirla." Si era solo una partita, ma certe partite non si scordano mai. Di quell' incontro mi rimane l' amarezza per l' occasione gettata all' ortiche, ma la bellezza di aver vissuto quell' emozione allo stadio. A volte certi sentimenti è meglio viverli insieme, condividendo il momento, nella gioia e nel dolore. È la forza dello stadio. Ecco perché, nonostante non sia un frequentatore assiduo, mi dispiace vedere gli impianti vuoti. E voi, che partite avete visto allo stadio? Quali ricordate particolarmente? Commentate qua sotto, se vi garba!