“Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento, un giorno qualunque li ricorderai…”.
Così inizia una canzone di Fabrizio De André, ed è proprio oggi, 11 gennaio, nel giorno dell’anniversario della sua morte che ho deciso di ricordarlo, associando una serie di eventi appartenenti alla storia del Napoli.

Quante volte abbiamo visto calciatori arrivare al Napoli e baciare la maglia? Baciare quello stemma ed esaltarci ad ogni gol realizzato con relativa esultanza e chiedendone ancora, sperando che siano sempre lì a vestire i nostri colori, quante volte è successo? Ne sono passati di campioni, ma se ne son anche andati. Per volontà o necessità, ma sono andati. Ricordiamo Lavezzi, poi Cavani, passiamo per Hamšik fino ad Higuaín. Gonzalo Higuaín che è andato via nel peggiore dei modi, un po’ come un amante che prima giura amore e poi scappa via nel bel mezzo della notte, lasciando chi resta, in balìa delle onde. Amore e tradimento, il bivio del sentimento.
Su questa strada troviamo il comandante, colui che si è preso la responsabilità di caricarsi sulle spalle un popolo intero, un riscatto sociale che nel suo gioco racchiudeva orgoglio, determinazione e coraggio, la nascita del "Sarrismo", un attacco ai poteri forti contro tutto e tutti, la presa del palazzo che non è stato preso mai e poi?

E poi risuona una strofa: “E tu che mi dici con gli occhi di un altro colore, mi dici le stesse parole d’amore. Fra un mese, fra un anno scordate le avrai, amore che vieni, da me fuggirai”. Così è stato. Maurizio Sarri, tifoso del Napoli sin da bambino, arriva per regalare alla compagine azzurra tre anni di magia e di speranza, tre anni di sogno e di rivoluzione, per poi sfociare in un addio direzione Chelsea e infine, tornare un anno dopo dall’altra parte, quella del potere che aveva combattuto. “Se non puoi batterli, unisciti a loro”, il comandante ha cambiato colore e quelle parole d’amore, di certo le avrà scordate.

L’ultimo, ma non per importanza, è l’addio di Lorenzo Insigne, che dal 1° luglio sarà un calciatore del Toronto FC. Nato a Napoli, cresciuto nel Napoli, tifoso e capitano del Napoli dove milita da 16 anni, è un amore che c’è sempre stato, ma che adesso, giunge al termine, “Amore che vieni, amore che vai”.

“…Amore che fuggi, da me tornerai”, è così che fece il più grande di tutti, Diego Armando Maradona, che andato via da Napoli dopo 7 anni, non ha mai smesso di ricordare la sua storia in città e il rapporto speciale, anche se asfissiante, con la tifoseria azzurra, ritornando in diverse occasioni, ritrovando un popolo, lo stesso popolo che non ha mai smesso di amarlo, che ha avuto dubbi sulla sua vita, che l’ha osannato e poi criticato, che l’ha reso grande, così come lui ha reso grandi loro. Un grande amore che anche se ha tentennato, non si è spento mai, nemmeno nel momento in cui Diego ci ha detto addio in quel 25 novembre, perché chi ama, non dimentica. Proprio per questo, mi piace ricordarlo con questa strofa: “Venuto dal sole o da spiagge gelate, perduto in novembre o col vento d’estate, io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai, amore che vieni, amore che vai”.
Non tutti gli amori però sono così turbolenti, tant’è che ieri Kalidou Koulibaly ha rilasciato un’intervista dove elogia l’amore dei tifosi azzurri verso di lui e manifesta la sua voglia di rimanere a guidare la difesa azzurra anche in futuro, dopo aver ascoltato e declinato le offerte di altri club più prestigiosi. Dries Mertens invece, ha sempre ribadito la volontà di voler chiudere la carriera a Napoli e che l’unico ostacolo che possa impedire ciò, sarebbe solo una mancata proposta di rinnovo contrattuale.

Ormai si sa, il calcio è sempre più un business e sempre meno uno sport e come già detto in passato, non c’è più spazio per i romantici. Nonostante ciò però, oggi in “Via del Campo” (quello da calcio, si intende) ci va un illuso a pregare che in un bel giorno si rendano conto, che “dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fior”.
Grazie Faber.