La triste sensazione dopo la batosta subita, è che questa partita non la si voleva vincere davvero, o per lo meno, non è stato messo tutto l’impegno di cui si necessitava.
Personalmente, nella giornata di ieri ho ricevuto la terza dose di vaccino anti-Covid e data la prestazione del Napoli in serata, pensavo si fosse presentato qualche effetto collaterale. Purtroppo però, la verità è che oltre il dolore al braccio, la prestazione di ieri ha scaturito anche un dolore all’animo, una sorta di scoraggiamento. Certo, tante partite in pochi giorni con un organico ridotto si fanno sentire, è chiaro che Di Lorenzo sia stanco, che Mertens sia affaticato, che Lobotka stia facendo gli straordinari e che Ghoulam dopo aver giocato si e no mezz’ora in due anni, si ritrova a giocare circa 180 minuti in quattro giorni. Questo però non giustifica il fatto che non ci sia la testa per affrontare questa tipologia di situazioni, che volenti o nolenti esistono.

Non sono in quello spogliatoio né tantomeno a contatto con la società, però guardo, osservo la situazione con gli occhi di chi ama la squadra della propria città e con gli occhi di chi la segue da sempre con orgoglio e con amore, anche nei momenti più bui, ma quelli davvero bui, di quando si stava sul seggiolino di un’altalena che oscillava tra Serie A e Serie B ogni anno, per poi rompersi e finire in quella che all’epoca era ancora la Serie C. Ciò che noto e ieri si è visto tanto, è la stanchezza, i pensieri offuscati di tanti, magari per il Covid, magari perché in scadenza di contratto, magari perché semplicemente scarichi dai tanti impegni e dai tanti sacrifici di una squadra decimata, ma nonostante tante ipotesi, la sensazione è che al Napoli, di questa partita, non interessasse quasi nulla.
Un errore di Ghoulam sulla sinistra fa sì che la palla arrivi in area, dove Vlahović controlla e trova Tuanzebe impreparato nel tentativo di contrastarlo, siglando così il gol del vantaggio viola.
Errori di distrazione, che avvalorano la mia idea sull’approccio partenopeo alla gara. Successivamente però, Mertens decide di fare un gol dei suoi e rimettere le cose al proprio posto. In un determinato momento, la partita sembrava anche in discesa, certo, manca un rosso evidente a Duncan per un fallo in scivolata da dietro su Politano a 70 metri dalla propria porta a metà primo tempo, è chiaro, però dopo uno svarione difensivo viola, Ayroldi espelle Drągowski che commette fallo da ultimo uomo su Elmas e la Fiorentina resta in 10 allo scadere del primo tempo.

Nel secondo tempo, piove sul bagnato e Ospina lascia il campo durante l’intervallo ed al suo posto entra l’appena negativizzato Meret, passano 13 minuti e la Fiorentina sigla il gol del 2-1 con Biraghi, che dopo un calcio di punizione ribattuto dalla barriera azzurra, la piazza da fuori, accanto al palo, con un tiro imparabile, portando i toscani di nuovo avanti. A questo punto, si attende la reazione azzurra e dopo 10 minuti tornano in campo sia Lozano che Fabián Ruiz. Potrebbero essere i cambi della svolta, tant’è che il messicano dopo una percussione sulla sinistra, tira da fuori colpendo il palo, ma 5 minuti dopo, pazzia: dopo uno stop sbagliato “el Chucky” entra col piede a martello sul malleolo di Nico González commettendo un fallo orribile. Di getto l’arbitro Ayroldi lo ammonisce, poi un controllo al VAR ed estrae il cartellino rosso, parità numerica ristabilita ed è 10 contro 10. Intanto pochi minuti prima, era stato ammonito anche lo spagnolo per un fallo su Torreira.
Il risultato è ancora fermo sul 2-1 e Spalletti decide di inserire Cioffi per Lobotka e Malcuit per Ghoulam, mentre gli avversari inseriscono Igor, Bonaventura ed Ikoné. Proprio l’esterno francese dopo un arrembaggio azzurro, viene lanciato in profondità da Torreira verso un contropiede 2 contro 0, Fabián Ruiz commette fallo tattico a centrocampo proprio ai danni del regista uruguagio e l’arbitro inspiegabilmente, anziché concedere il vantaggio ai viola, ferma l’azione ed espelle il centrocampista spagnolo. Ambo! Due rientri, due espulsioni. 
Il plot twist della serata arriva dopo 2 minuti dal potenziale doppio vantaggio viola che avrebbe chiuso la gara: traversone basso di Malcuit dalla destra, tutti lisciano la palla, tutti tranne Andrea Petagna che con un tiro di destro insacca il pallone in rete. 2-2 e si va negli spogliatoi per giocare i tempi supplementari.

Adesso immaginate una squadra decimata da Covid, infortuni, rientri da infortuni e calciatori in nazionale costretta a giocare 200 minuti in 4 giorni, per poi tornare in campo il lunedì successivo. Non è il massimo che si poteva desiderare, è chiaro, ma dato che ci siamo, bisognerebbe resistere e conquistare la partita. La risposta però, pare essere negativa.
In 10 contro 9, Spalletti sostituisce l’unica punta di ruolo a disposizione: fuori Petagna, dentro Juan Jesus. “Errare è umano, ma PREservare è diabolico”; Ok inserire un difensore perché si è tatticamente in difficoltà dati i cartellini rossi, ok guardare al futuro per non perdere altre pedine importanti, ma togliere l’unico giocatore adatto a far salire la squadra, forse è un cambio avventato e probabilmente insensato. Infatti, dopo due miracoli in serie di Meret, allo scadere del primo tempo supplementare Lorenzo Venuti segna il gol del vantaggio per i suoi, il terzo, arrivando a giocare poi un secondo tempo a tinta unita, purtroppo, quella viola. Krzystof Piątek, al debutto con la sua nuova maglia, segna il gol del doppio vantaggio, che è solo un anticipo del gol di Youcef Maleh dopo un’azione bellissima targata Vincenzo Italiano per il 2-5 finale. Manita della Fiorentina a Napoli e addio Coppa Italia per la compagine azzurra.

Ok, l’arbitraggio non è stato dei migliori, ma paradossalmente ha danneggiato più la squadra ospite che quella in casa, la prima esperienza di Tuanzebe, essendo in emergenza e in una partita da dentro o fuori non è stata delle migliori, i cambi sono stati sfortunati e qualunque altra cosa che possa essere successa è considerabile, tranne una: l’approccio.
La Fiorentina veniva da una sconfitta sonora per 4 a 0 contro il Torino, mentre il Napoli dalla vittoria di misura con la Samp per 1-0, ma gli approcci sono stati totalmente differenti, con o senza organico, con calciatori titolari o riserve, la Fiorentina di Italiano ha dato una lezione al Napoli, ma nemmeno troppo sul campo. Potremmo paragonarla ad una lezione di filosofia, dove si insegna che una volta in cima o si è bravi a restarci oppure si può solo cadere e una volta caduti, bisogna poi alzare la testa e riprovare a salire.
Detto fatto, la Fiorentina esce dallo stadio Maradona a testa altissima e con la consapevolezza di aver fatto il botto, mentre il Napoli sembra aver perso smalto e fiducia, tant'è che più che fare il botto, pare essere esploso nel tentativo di creare uno spettacolo pirotecnico, a cui però, sono mancate le micce adatte.
Fa male perché la Coppa Italia non dev’essere considerata una “coppetta”, soprattutto in un periodo dove bisogna rappresentare l’Italia, bisogna sentirla, dentro e fuori dalla nazione, lo si deve ai tifosi, lo si deve allo sport, lo si deve alla maglia e alla storia della città.
Fino a lunedì, sarà meglio salutarsi col pugno chiuso, un po’ per evitare altri contagi, un po’ per evitare di ricordare le 5 dita della mano, che oggi hanno i nomi di Vlahović, Biraghi, Venuti, Piątek e Maleh.
Eh sì, questa davvero ha fatto male.