Va molto di moda, da un decennio a questa parte, sminuire la nostra Serie A.
“Campionato scadente”, “Non ci sono più campioni”, “Una volta sì che eravamo forti” e via discorrendo con frasi più o meno dello stesso tenore.
Ma è davvero così? Cosa spinge questa grande fetta di pubblico a sminuire e talvolta addirittura denigrare la Serie A contemporanea? Ma soprattutto, ripeto: è davvero così? Secondo me no. O quantomeno: dipende.
Se la si raffronta alla Serie A degli anni '80 beh, lì il confronto lo perde qualsiasi altro campionato della storia del calcio, Premier League attuale compresa. Tuttavia, il paragone frequente è con la Serie A che va dalla seconda metà degli anni '90 fino al primo decennio del Terzo Millennio.
A mio modo di vedere, ciò che spinge tutte queste persone a pensarla così sono 2 cose:
1. i risultati della Nazionale post 2006;
2. i risultati di Inter e Milan che, essendo non all’altezza del loro blasone, creano l’associazione “milanesi deludenti-nessuna squadra all’altezza per sostituirle”;
3. la potenza dominante e monopolizzatrice della Juventus che mette tutte le altre in ombra. 

Innanzitutto, partiamo dalle squadre ritenute prima forti e ora non all’altezza.
A cavallo dei due millenni c’erano oggettivamente squadre molto forti oltre alle classiche 3 “strisciate”: penso al grande Parma, alla super Lazio di Cragnotti o alla Fiorentina di Batistuta, oltre alla Roma scudettata di Capello.
Anche nel nostro recente decennio però, ci sono state squadre fortissime: dalla recente e strepitosa Atalanta che è già leggenda, alla Fiorentina di Montella che fece semifinale di Europa League e finale di Coppa Italia, passando per la fortissima seconda Roma di Spalletti capace di fare 85 punti e la fortissima Udinese di Guidolin, oltre a un Palermo pieno zeppo di talentissimi.
Sempre sponda Roma giallorossa, come dimenticare quella di Di Francesco semifinalista Champions con un 11 titolare da paura.
L’Inter di Conte fresca finalista europea. E poi c’è stato il Napoli, con Mazzarri prima, Benitez poi e soprattutto recentemente con Sarri: una squadra destinata a fare epoca e ad essere tramandata.
E la Juventus? Esagero se dico che siamo davanti ad una squadra clamorosa che ha creato un ciclo leggendario del calcio italiano? Se la Juventus fosse stata non dico scarsa, ma quantomeno “normale”, di questi 9 scudetti il Napoli ne avrebbe vinti almeno 2 così come la Roma e uno forse anche l’ultima Inter.
Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che questa Juventus avrebbe vinto a mani basse anche a cavallo dei millenni! Questa Juventus ha fatto un ciclo leggendario con 2 finali Champions e arrivando ad acquistare uno dei calciatori più forti della storia!
Certo c’era il Milan di Ancelotti che dettava legge in Europa e ciò va segnalato, l’Inter di Ronaldo e le romane, come già detto, ma c’erano anche squadre davvero deboli, come il Treviso, l’Ancona, il Venezia, il Messina che, con rispetto parlando, erano squadre che stavano in Serie A al posto di piazze come Napoli, Torino, Fiorentina, Genoa, Bologna, mentre Lazio e Roma iniziavano ad andare in difficoltà, con chiare ripercussioni sulla competitività del torneo.

Vi invito a guardare la classifica del campionato 2004/2005: era davvero un campionato di alto livello?
Perché allora non tener conto e addirittura sminuire Atalanta, Napoli, Roma, Lazio: tutte squadre che hanno fatto campionati eccezionali e che non hanno vinto perché davanti c’è una squadra leggendaria, che viene anch’essa sminuita quando, ripeto, sarebbe stata prima anche 20 anni fa e che sarà ricordata per sempre.
Escluso il 2003, l’Inter a cavallo dei millenni, pur vincendo la Coppa Uefa, faceva tanta fatica a superare i quarti di Champions (uscì con Helsingborg, Alaves e non passò i gironi nel 2003). Le squadre erano fortissime prima ma sono state forti anche oggi!
Ponetevi questa domanda: catapultate nella Serie A di 20 anni fa l’Atalanta di Gasperini, la Roma di Spalletti o Di Francesco, il Napoli di Sarri, il Sassuolo di De Zerbi, la Lazio di Inzaghi e soprattutto la Juventus di questo ciclo, sfigurerebbero? Secondo me, no. Anzi.

Capitolo calciatori: è quello a cui più tengo. “Eh le difese di una volta”, “Eh gli attaccanti di una volta” e via dicendo.
A cavallo dei 2 millenni, con un calcio molto più difensivo e molto meno prolifico, con i terzini che, tranne qualche eccezione, erano 2 centrali aggiunti soprattutto nelle squadre medio-basse, giocatori come Filippo Maniero del Venezia, Cristiano Lucarelli del Livorno, Igor Protti del Bari, Dario Hubner del Piacenza, Arturo Di Napoli del Messina, Ciccio Tavano dell’Empoli, andavano tutti e regolarmente abbondantemente oltre i 15 gol, pur giocando in squadre non di vertice (molti sono anche retrocessi).
Sia chiaro: sono ottimi calciatori, ma perché loro vengono osannati e qualcuno anche mitizzato e poi calciatori come Ciro Immobile (Lazio, 120 e passa gol in 4 anni e Scarpa d’oro), Caputo, Joao Pedro, Belotti, Icardi e perfino Gonzalo Higuain vengono etichettati con la frase “Eh ma loro con le difese di una volta”, “Eh ma loro con Nesta e Cannavaro”, “Eh segno anch’io oggi”?
E ripeto: per i nomi di 20 anni fa c’è anche l’aggravante di un calcio notevolmente meno prolifico ed offensivo di oggi, quindi era più difficile segnare ma facevano comunque 20 gol in squadre non proprio top. E non credo che si possa dire di trovarsi di fronte dei fenomeni seppur, ribadisco, trattasi comunque di ottimi calciatori. Io non sminuisco nessuno.
Perfino il calciomercato negli ultimi anni si sta riprendendo: Higuain acquistato dal Real prima e dal Napoli alla Juve poi per 90 mln, Lukaku, Osimhen, Lozano, Eriksen, Dzeko, Cristiano Ronaldo, De Ligt più tutti i soldi spesi da Inter e Milan per nomi che all’epoca erano sulla cresta dell’onda (Joao Mario e Andrè Silva, ad esempio).
Aggiungendo che in Italia hanno giocato, in questi anni, dei campioni come Tevez, Dybala, Ibrahimovic, Perisic, Callejon, Mertens, Insigne, Marek Hamsik, Cavani, Lavezzi, Albiol, Koulibaly, Mandzukic, Dani Alves, Vidal, Marchisio, Pogba, Milinkovic Savic, Thiago Silva, Robinho, Pirlo, Nainggolan, Manolas, Alisson, Salah, Pjanic, Jorginho e mi fermo, aggiungendo quelli di cui sopra.

Diciamo poi che abbiamo un po’ pagato lo “scoppio” della Premier League e il monopolio mediatico della Liga grazie alla contemporanea presenza di Messi e Ronaldo sui suoi palcoscenici (già senza quest’ultimo la Liga e i Clasicos hanno perso appeal e soldi), ma la Serie A resta un signor campionato, con dei signori giocatori e con costanti spunti tattici, come la tradizione tricolore calcistica insegna.
Perché sminuirla? Perché osannare sempre un passato che, per quanto comunque di altissimo livello, aveva le sue falle e molto spesso è enfatizzato? Perché non valorizzare ciò che di buono abbiamo avuto e abbiamo? E non è poco, se ci pensate bene.
Ovviamente la mia non è la verità assoluta e non sto dicendo che questa Serie A sia migliore di quella di 20 anni fa, anzi probabilmente resta un po’ inferiore, ma non come la gente descrive e soprattutto non è scarsa come molti dicono. Anzi scarsa non lo è mai stata, è il passato che spesso viene ingigantito più del dovuto in nome di un comprensibile romanticismo.

Consapevole che questo articolo non raccoglierà solo consensi ma anzi, probabilmente più pensieri contrastanti che altro, spero comunque di indurre una riflessione: se proprio volete continuare a sminuire questa Serie A, quantomeno riducete l’enfasi per un passato comunque importantissimo.