PREMESSA: questo è un articolo a scopo puramente descrittivo, sono tifoso del Napoli ma non intendo portargli parte. Il mio scopo è solo quello di descrivere le due realtà calcistiche (e non).

Mai come in questi ultimi giorni, sulla bocca di tutti i calciofili (e non solo) ci sono Juventus e Napoli. Il motivo non è da additare solo al fatto che Juventus-Napoli è la partita più importante d’Italia da quasi un decennio, ma purtroppo anche e soprattutto perché fortemente legate alle tristi e drammatiche vicissitudini del Covid-19.

Il Napoli, bloccato dall’ASL territoriale di competenza, non è partito per Torino e la Juventus ha vinto 3-0 a tavolino, con annesso punto di penalizzazione agli azzurri (in attesa ovviamente del ricorso del club campano). Il modo di vivere questa triste ed anche squallida vicenda sportiva mi ha confermato per l’ennesima volta ciò che da tanto e tanto tempo penso su Napoli e Juventus: secondo me, nel panorama calcistico mondiale (sì, mondiale) non esistono due entità più agli antipodi di queste due squadre.

Vi spiego perché.
Prendete le più grandi rivalità nel mondo del pallone: Inter-Milan, Lazio-Roma, Milan-Juve, Inter-Juve in italia, Barça-Real, Atletico-Real, Man Utd-Liverpool, Arsenal-Tottenham, Benfica-Porto, Boca-River, Celtic-Rangers e tante tante altre in Europa e nel mondo. Ora, tutte le rivalità sopra citate (più tutte le altre che vi stanno venendo in mente) sono accesissime e bellissime ma, se ci pensate, ognuna di quelle squadre ha qualcosa in comune: i derby la città, ovviamente, mentre le altre grandi partite pur non essendo veri e propri derby, hanno comunque come punto d’incontro una lunga e consolidata storia vincente a livello di trofei, ed è il caso di Inter-Juve, Barcellona-Real e Man Utd Liverpool ad esempio.
In pratica, la quasi maggioranza assoluta delle rivalità calcistiche o ha in comune la città o ha in comune una ricca e folta bacheca e dunque lotte storiche per titoli vari.

Napoli e Juventus in comune non hanno niente di tutto ciò (tranne diversi periodi, tipo questo, dove il Napoli lotta con i bianconeri).
Il Napoli ha vinto poco in relazione alla grandezza della città, ma non niente come qualcuno spesso erroneamente fa sembrare, soprattutto se parliamo di una squadra del Sud Italia. La Juventus, viceversa, è la squadra vincente per eccellenza. Non c’è bisogno, credo, di soffermarsi sul numero di titoli vinti dai bianconeri. Ma Napoli e Juve non hanno in comune neanche la città: il Napoli è la squadra appunto della città di Napoli, al Sud, mentre la Juventus è una squadra della città di Torino, al Nord, e tra l’altro ha un numero di tifosi meridionali incredibile.

Ma allora perché da sempre c’è questo clima fra le due squadre, con gli ultimi anni (e anche ultimi giorni a quanto pare) che hanno contribuito solo ad amplificare il tutto? Semplice e paradossale allo stesso tempo: Napoli e Juventus sono entità così diverse che non possono coesistere in nessun modo, nessun punto di incontro sembra possibile.

L’elenco delle diversità non finisce mica qui però.
Prendiamo il modo di vivere il calcio dei due ambienti: da una parte ci sono l’ossessione della vittoria a tutti i costi, (“vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”), la tendenza a deridere l’avversario sconfitto che si è esacerbata in questi quasi dieci anni di dominio e con l’avvento dei social, l’ostentare in modo quasi sempre altezzoso le vittorie, il sentirsi superiori al resto dell’Italia e il vincere a tutti i costi, non importa come, il vivere una sconfitta o una non-vittoria come un dramma sportivo. Questi atteggiamenti, non da tutti condivisi, mascherano però alcune insicurezze dei tifosi juventini che, seppur vincenti come nessuno, hanno fragilità come tutti: sono costantemente e ripetutamente attaccati dal resto d’Italia e sono costretti ad avere atteggiamenti che solo apparentemente sembrano “offensivi”, mentre sono in realtà difensivi. Non deve essere piacevole giustificare e difendere ogni vittoria.

Dall’altra parte troviamo un ambiente che vive costantemente nella speranza: il Napoli può vantare una quantità di secondi e terzi posti e di occasioni mancate tali da mettere a dura prova i fegati dei suoi tifosi. Il napoletano non ha l’ossessione della vittoria, tutt’altro. Il napoletano ha l’ossessione di avere la speranza di poter arrivare alla vittoria. Napoli vive nella speranza: nella speranza di un “salvatore” (Maradona, Lavezzi, Cavani, Higuain, lo stesso Osimhen, Marek Hamsik con toni diversi ma estremamente romantici) che li porti a fare quello che gli “altri” riescono a fare da sempre e con scioltezza: vincere, o provarci se possibile con un certo grado di “drammaturgia”. Napoli vuole recitare sempre la parte di chi sta “dall’altra parte”, contro i “potenti”, e sotto certi aspetti è anche la verità a volte. Il napoletano è abituato a non vincere e spesso è anche masochista: proprio chi in questo momento sta scrivendo ricorda contemporaneamente con immensa gioia e altrettanta tristezza la stagione 17/18, che ha visto perdere il Napoli sul filo di lana un campionato atteso 28 anni (!) proprio a favore della Juventus, con gol decisivo di Higuain al 90esimo dopo 2 gol in 4 minuti. Bastava un ca...volo di pareggio. 2-3 nel recupero. Rendiamoci conto. Dunque è facilmente comprensibile quanto siano distanti i due club anche sotto l’aspetto del vivere il calcio.

Abbiamo già accennato all’aspetto territoriale, e questo è il più semplice da capire per chi non è né azzurro né bianconero: il Napoli rappresenta una città e un popolo ben preciso, la Juventus ha sede a Torino ma a Torino i tifosi in percentuale sono pochissimi in relazione al resto d'Italia, perché ha tifosi sparsi in ogni angolo dello Stivale, ma proprio in ogni angolo. Questo porta la Juventus ad essere in costante “superiorità numerica” ma anche ad essere piuttosto frammentata a livello sociale, perché catalizza tantissime zone d’Italia, anche e soprattutto al Sud dove aspira ad essere la Regina calcistica del Meridione, con il Napoli che rivendica invece il ruolo, forte della geografia ma meno della bacheca e forse anche dei numeri.

Ultimo aspetto è quello sociale: la Juventus rappresenta l’aristocrazia del calcio italiano, ma un’aristocrazia “aperta”, perché è davvero la squadra di tutti. La Juventus è come una mamma che accoglie tutti i suoi figli indistintamente, da Nord a Sud isole comprese e li “converte” al proprio credo e alla propria filosofia: la vittoria a qualunque costo. Il Napoli è quanto di più campanilistico possa esistere nel calcio italiano: una città di 1 mln di abitanti con un’area metropolitana di 3 mln e una sola squadra. Napoli è la città calcistica più grande d’Europa perché non esiste una città grande quanto o più di Napoli che ha una e una sola squadra da sempre. Il Napoli è un po’ più chiuso della Juve, è una squadra “per pochi” (i fegati degli italiani ringraziano”) anche se ha tifosi in ogni parte del globo perché i napoletani sono ovunque, e i suoi tifosi di questo ne vanno fieri, orgogliosi come nessuno della loro appartenenza. Se la Juventus rappresenta l’aristocrazia ricca e snob, il Napoli è senza dubbio la borghesia estremamente orgogliosa e umile, che non ha proprio alcuna aspirazione aristocratica bensì è orgogliosa di non farne parte, ma vuole contrastarla e gode nel farlo, anche se spesso non riesce a raggiungere ciò che vuole. Gli basta dimostrare di essere “diverso”. Il mondo bianconero è un mondo pragmatico, un mondo con la sua personalissima etica, il suo modo di intendere il calcio prima come una professione attraverso la quale raggiungere, senza troppi fronzoli né sentimentalismi, il risultato ossessionante: la vittoria. Questo si trasfigura anche in campo: la Juve non ha mai offerto un gioco spumeggiante ma ha sempre raccolto i risultati. Il mondo azzurro è un mondo sognante, estremamente passionale (più di quello bianconero, mi sia permesso), spesso troppo, dove non è vincere la cosa più importante, bensì rappresentare nel miglior modo possibile la propria città, della quale i napoletani, anche se a volte non danno a vederlo, sono estremamente ed eternamente innamorati. E poi cercare riscatto nelle vittorie o nel percorso per cercare di raggiungerle. Il modo in cui il napoletano (io in primis) ha vissuto la stagione 2017/2018 è l’esempio più chiaro possibile. Anche questo in campo si trasfigura: il Napoli ha quasi sempre espresso un gioco bello da vedere (ad iniziare dal Napoli di Vinicio, prima squadra a praticare calcio totale in Italia negli anni 70), ma poche volte ha raggiunto la vittoria e molte volte il secondo posto.

Concludendo, questi sono secondo me gli aspetti “di contorno” ad una rivalità che ha comunque come scintilla originale il contendere il ruolo di “Regina calcistica” del Sud nato dal Secondo Dopoguerra, come prosieguo gli anni (e che anni) di Maradona che era (è e sarà sempre) il dominatore calcistico d’Italia e del mondo che contendeva lo scudetto alla potente Juve, e come base attuale il Napoli che è l’unica squadra ad aver dato fastidio, spesso tantissimo fastidio, alla Juventus in questo decennio, battendola anche 3 volte in finale. Aggiungiamo il trasferimento di Higuain e il 3-0 a tavolino di questi giorni e il quadro è completo.

Con la speranza che i toni non si accendano troppo e che la rivalità resti circoscritta al calcio perché, da quello che potete vedere, ha tutte le caratteristiche per essere una delle rivalità più belle al mondo.
A patto che non si esageri da ambo le parti.
Forza Napoli sempre.