Domenica 21 settembre ho visto Milan-Bologna.
La partita è terminata 2-0 in favore di un bel Milan, che continua sulla falsariga dell’ottimo finale post-lockdown di qualche mese fa. Partita sempre in controllo, Donnarumma si conferma probabilmente il miglior portiere della Serie A in questo momento, ottimo Calabria, solito Theo, soliti Kessie-Bennacer, Calhanoglu sempre sul pezzo, solo Rebic forse leggermente in ombra, ma niente di che. Pioli sembra davvero l’uomo giusto.
A rubare la scena a tutti però (come spesso gli è accaduto nella sua “discreta” carriera), è stato un ragazzino di 39 anni il prossimo 3 ottobre.
Se qualcuno ancora non l’avesse capito, ma ne dubito, sto parlando di Zlatan “Figlio di Abramo” (come direbbe il grande Federico Buffa) Ibrahimovic.
Ma prima un mea culpa: pur provando un’ammirazione sconfinata per “il Figlio di Abramo”, ero un po’ dubbioso sul suo impatto a quasi 40 anni in un Milan all’epoca piuttosto mediocre, e in più era proveniente da un campionato non molto competitivo. 
Mi sbagliavo di grosso. Ma mi sbagliavo veramente molto, ma molto di grosso. E di ciò ne sono contento, perché significa che avrò l’opportunità di vedere un fuoriclasse epocale per 18 mesi almeno (stagione scorsa compresa) e, sperando siano ancora di più, avremo tutti modo di vedere in Italia, probabilmente, calare il sipario sulla carriera di uno degli attaccanti più forti della storia di questo sport.

Ma adesso parliamo di campo.
Innanzitutto qualcuno sicuramente insinuerà la solita tiritera che Ibra fa la differenza in Italia perché la Serie A è poco competitiva (per loro eh). Peccato che fare la differenza contro difese sempre schierate in linea, preparate con maniacale attenzione e con marcature che non troverai in nessun’altra parte d’Europa è molto più difficile che fare la differenza in campionati con difese costantemente mal posizionate, con tanti spazi (immaginate Ibra se avesse spazi…) e con marcature non all’altezza, perché di questo parliamo, e chi segue la Premier o la Bundesliga (tra gli altri) sa bene che è così.
Zlatan con il Bologna è stato sublime. Te ne accorgi che è un calciatore palesemente fuori categoria per un buon 95% del resto dei calciatori militanti in Europa come appena tocca il pallone o si accinge a farlo, per non parlare delle letture di gioco. Si è puntualmente smarcato ad ogni azione del Milan, è stato regista offensivo più ancora di Calhanoglu, ha battagliato fisicamente in un modo emozionante da vedere per un 39enne.  Lo stacco sul gol di testa mi ha fatto saltare dal divano (e sono napoletano): signori, questo è un gol che vedi fare a pochissimi calciatori. Strapotere fisico imbarazzante.
A 39 anni ha cambiato in maniera totale il modo di giocare che l’ha caratterizzato durante la sua carriera. Zlatan negli anni migliori aveva, ovviamente, un dinamismo diverso e lo sfruttava per dribblare (spesso al limite) per poi tirare lavatrici a oltre 100 km/h e spaccare la porta. Attaccava di più la profondità, era anche un pochettino più lezioso (seppur, naturalmente, il suo talento smisurato glielo consentiva) e cercava con molta più insistenza di oggi il colpo acrobatico, il colpo da cineteca. 
Lo Zlatan di oggi invece, è una delizia per gli occhi degli appassionati di calcio. Zlatan oggi crea calcio, dispensa intelligenza per il campo e dimostra una superiorità imbarazzante ad ogni tocco di palla. Ma ripeto: è superiore al 95% di tutti i calciatori in Europa, perché in testa ha un cervello a forma di pallone da calcio.
Ibra a 39 anni forse è ancor più bello da vedere, perché mette totalmente al servizio della sua squadra le sue conoscenze e le sue capacità calcistiche, che sono piuttosto decisive e straordinarie.
Si abbassa costantemente a fare gioco e legare centrocampo ed attacco, battaglia come un ossesso con qualsiasi difensore (è lui che va a cercarli), gioca a 1-2 tocchi, è consapevole di non avere il dinamismo di un tempo ma è anche consapevole di avere una visione del calcio inconcepibile per gli altri, e quindi si diverte a creare football. Alterna il giocare da riferimento fisso a giocare da falso nueve: in pratica gioca un po’ alla Lewandowski e un po’ alla Mertens. Il gol di ieri di testa ad esempio è un gol alla Lewandowski, mentre il suo modo di creare spazi e calcio per la squadra a me, tifoso del Napoli, ricorda Mertens (l’azione del rigore del Milan è nata da un suo cross dal vertice dell’area, e io questa cosa a Mertens la vedo fare da 4 anni). 
Il fatto è che Lewandowski sa giocare “solo” alla Lewandowski e Mertens sa giocare “solo” alla Mertens.
Ibrahimovic, a 39 anni, complice un talento quasi innaturale, ha raggiunto una maturità calcistica che gli permette di pensare a 360 gradi nel campo e di conseguenza a giocare un po’ come gli pare.
A livello fisico poi, è fantastico vedere come un calciatore di questa mole fisica a 39 anni sia tiratissimo e in formissima, mai in affanno e anzi ancora dominante con i difensori. Questo però, secondo me, è la conseguenza della sua testa: Zlatan Ibrahimovic ha quasi 40 anni ma ha entusiasmo, ha voglia di mettersi ancora alla prova in una sfida difficile ma soprattutto ha una voglia matta di giocare ancora a pallone.

Ieri in un’intervista, quando accennava alla sua età, era consapevole che non gli restano ancora tantissimi anni da giocare ed ha tradito un po’ di tristezza. Ciò denota voglia di calcio, denota che questi grandi campioni hanno un bambino dentro che a pallone non vuole smettere mai di giocare. Ibra ha 39 anni ma comanda l’Ibra bambino, decide lui, e l’Ibra piccolino ha ancora una voglia matta di tirare calci ad un pallone.
Questa è la stessa percezione che ho quando vedo giocare Goran Pandev e Rodrigo Palacio, altri due grandissimi campioni che in campo si divertono come matti. 

La vera forza di questi campioni è la loro testa e la loro voglia di giocare a calcio e di non smettere mai se solo potessero.
39 anni tra qualche giorno ma il miglior Milan post scudetto 2011 rischia di essere quello 2021. E non è una coincidenza che Zlatan Ibrahimovic sia presente in entrambe le squadre.
Tutti dicono che è il carattere di Ibra ad aver migliorato il Milan, i suoi rimbrotti ai compagni, il fatto che ha portato la voglia di competere ai massimi livelli, di aver fatto capire cos’è davvero il Milan a qualcuno che forse non l’aveva capito, oltre alle sue evidenti capacità in campo.
Tutto vero, ma mi piace pensare che il più grande stimolo ed insegnamento di Ibrahimovic ai suoi compagni sia stato dimostrare che lui a 39 anni ha ancora una voglia matta di calcio, una voglia matta di divertirsi, di giocare per il Milan, che ha una marea di stimoli dopo una carriera fantasmagorica, galattica. Molti suoi compagni questo non lo hanno e molti lo hanno ma non sanno tirarlo fuori.

Molti giocatori del Milan sembrano aver capito come fare a cacciare tutto ciò, perché probabilmente avere 20-25 anche 30 anni e vedere un quasi 40enne con quell’entusiasmo e quella voglia che a te manca e dovresti avere, mentre lui ce l’ha ma potrebbe tranquillamente non avere, ti mette in difetto, in imbarazzo.
E se sei in imbarazzo solo a guardare uno che si allena tutti i giorni con te, automaticamente sei spinto a dare il 110%, a cacciare un po’ di dignità (per non dire altro). A dimostrare di poter stare nella stessa, gloriosa, squadra di quell’uomo.
Zlatan Ibrahimovic, secondo chi scrive, al Milan e ai suoi compagni ha fatto esattamente questo effetto.
E potrebbe essere una delle sue vittorie più belle.