Lavoro, coraggio e tanta follia. Lui è Gabor Kiraly, portiere dell'Ungheria, divenuto eroe nazionale nel suo paese per aver portato la sua squadra agli ottavi di finale, posizionatasi prima nel girone davanti al Portogallo di Cristiano Ronaldo. Ma Kiraly non è un portiere come gli altri. Non lo è mai stato e non lo sarà mai. È cresciuto nelle periferie di Szombathely, al nord-ovest dell'Ungheria, vicino al confine con l'Austria. Ed è lì che ha cominciato a giocare a calcio, con l'Haladás, dove ha trascorso ben quindici anni, undici con le giovanili e quattro in prima squadra. Il portiere ungherese, però, è un giocatore fuori dal comune. In campo ha sempre uno spirito folle, poco garbato ma molto efficace. E ad uno che è nato il 1°aprile non può non piacer scherzare. In ogni partita regala una "perla", qualcosa di originale che non ha mai fatto nessuno. Ama tirare il pallone verso la sua porta per scheggiare la traversa, ama rinviare in sforbiciata e, soprattutto indossare una tuta grigia, il suo marchio di fabbrica, che in 20 anni di carriera è rimasta sempre la stessa e che già 20 anni fa era fuori moda. Una tuta brutta e piena di toppe, ma soprattutto lunga fino alle caviglie. Inoltre, è di una taglia più grande del normale ed è sempre infilata nei calzini. Sono 20 anni che la indossa e non l'ha mai abbandonata. "L'importante è giocare bene e per farlo devo stare comodo", dice Kiraly. La sua tuta ha attraversato i campi di Berlino, Londra e Monaco. Al portiere ungherese sono stati proposti molti altri look, ma Kiraly se ne è fatto un baffo ed è andato avanti ad indossare la sua tuta-pigiama. E non è vero ciò che si vocifera nei media inglesi, ovvero che la indossi come portafortuna, ma la utilizza solamente per comodità e non per marketing. Ha avuto il coraggio di dire "no" al calcio di oggi, un calcio nelle mani del dio denaro. Gabor Kiraly è l'emblema di un calcio che non c'è più, e che il portiere ungherese ci sta facendo ricordare in questi giorni. Eh già, perché ad Euro 2016 il "successo" della sua tuta è decuplicato. La maggior parte di chi segue l'Europeo lo prende in giro per il suo look, ma lui, come al solito, se ne è fatto un baffo, ed ha stabilito due record storici nel giro di due settimane. È il giocatore più vecchio che abbia mai giocato un Europeo (classe 1976) e l'unico portiere ungherese che abbia mai tenuto la porta inviolata nella storia degli Europei. La sua favola continua ad andare avanti. Probabilmente tra poco appenderà gli scarpini, anzi, i suoi scarponi, al chiodo. Eh, già, perché, dopo aver avuto successo all'Herta Berlino, al West Ham e al Monaco, Kiraly ha scelto di tornare in patria, per i suoi ultimi anni di carriera. E una cosa è certa. Che uno come lui verrà ricordato nella storia del calcio, per la sua spericolatezza ed ovviamente per la sua tuta. La tuta che lo ha accompagnato sempre sul campo. E che sta facendo sognare tutti i tifosi dell'Ungheria, oltre che a stupire il mondo. Kiraly in ungherese vuol dire "Re". 104 le presenze con la maglia dell'Ungheria. Ha superato una bandiera del calcio ungherese e non solo come Frence Puskas. Ha guidato al successo la sua nazione, ed ha dovuto fare i salti mortali, perché davanti non ha mai avuto difese solide e impenetrabili. E allora, anche voi, quando vi ricorderete di questo Europeo, pensate anche a lui, a Gabor Kiraly, la storia ungherese tra i pali. Andrea Pontone