È il 1° settembre 1992, quando Cristiano Biraghi nasce a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano. Il comune era conosciuto nei tempi passati come "il paese dei liberi". Vi erano nati, infatti, Gaetano Scirea, Roberto Galbiati e Roberto Tricella. Un comune importante, dunque, per la storia calcistica del nostro Paese. Cristiano nasce e cresce in una famiglia di interisti. Ed anche lui, inevitabilmente, lo diventa. E sin da piccolo coltiva un sogno, quello di diventare calciatore. Ad otto anni entra nel vivaio dell'Atalanta, e viene attenzionato dagli osservatori dell'Inter, la squadra che tifa, che lo prende all'età di 12 anni. Con il passare del tempo, Biraghi diventa un terzino sinistro dalla grande corsa e resistenza. È un ragazzo molto veloce, e la sua velocità viene presa in considerazione anche da Rafa Benitez, che nel 2010, il mese dopo del Triplete, realizza il sogno di Cristiano: quello di fargli far parte al ritiro dei grandi. Nelle amichevoli precampionato colleziona 2 presenze. Contro il Manchester City segna il suo primo gol in nerazzurro, con un bolide calciato da 30 metri che si insacca alle spalle di Joe Hart. La stagione seguente resta all'Inter, e respira l'aria dei grandi campioni, debuttando persino in Champions League all'età di soli 18 anni, subentrando a Pandev nella sfida contro il Twente. Verrà poi girato in prestito in Serie B nell'ordine alla Juve Stabia e al Cittadella, dove gioca con molta frequenza. Il salto di qualità avviene nel 2013, quando va in Serie A al Catania, sempre in prestito, ma, un po' per la sua difficoltà di ambientamento, un po' per la scarsa fiducia che hanno in lui tutti e tre i tecnici che si sono succeduti sulla panchina siciliana, Biraghi non riesce mai a trovare una certa continuità di rendimento. Allora viene girato in prestito al Chievo, dove trova Eugenio Corini, che lo valorizza molto e lo schiera titolare. Nella gara d'esordio, però, la partita contro la Juventus viene decisa da un suo autogol, del tutto fortuito (colpisce il pallone di schiena su calcio piazzato e la palla va in rete). Corini viene esonerato ed arriva Maran, che lo aveva messo in panchina a Catania e che lo mette in panchina anche a Verona, preferendogli per tutto il resto della stagione Zukanovic. Gioca titolare, però, a San Siro contro l'Inter, e colpisce una traversa clamorosa che fa sobbalzare i tifosi nerazzurri. Nell'estate 2016 va in prestito al Granada, dove è titolare fisso e gioca alla grande. Riesce persino a limitare le avanzate di Messi in un Granada-Barcellona finito sì 3-0 per i blaugrana, ma grazie ad una tripletta di Suarez. Ed ora il suo futuro è a un bivio. Restare in nerazzurro o essere ceduto? Ormai di prestiti non se ne parla più, Biraghi ha avuto già molte esperienze. Ma secondo me la cosa che non deve fare assolutamente l'Inter è venderlo a titolo definitivo. Perché sarebbe un peccato. Fossi nei dirigenti, darei fiducia a Biraghi, un ragazzo che sogna di giocare con la maglia nerazzurra sin da quando era piccolo. E allora, perché non dagli un'opportunità? Andrea Pontone