Nel 1995 Eric Cantona, quando militava nel Manchester United, rifilò un calcio volante ad un tifoso del Crystal Palace che durante la partita inveiva contro di lui. Niente lasciava presagire che di lì a poco avrebbe dato inizio ad una opaca carriera di attore in veste di ambasciatore nel film storico Elisabeth o ancora al fianco della fantastica Monica Bellucci; ma se quell’abile mossa di kung fu fosse stata eseguita su un palcoscenico cinematografico piuttosto che sportivo, sicuramente gli sarebbe valso l’Oscar ed un ruolo da protagonista nei migliori film del genere. Invece si beccò 9 mesi di squalifica dalla Football Association, più 120 ore di servizi sociali e 24 ore di carcere.

Nel 1998 Paolo Di Canio prese 11 giornate di squalifica, non solo per aver rifilato un calcione da dietro a Keown e poi essersi messi reciprocamente le mani in faccia con lo stesso durante un Sheffield Wednesday – Arsenal, ma soprattutto per aver dato una spintarella all’arbitro Allcock, che indietreggiando goffamente inciampò e cadde.

Nel 2009 Pepe del Real Madrid, nel match contro il Getafe, prima abbatté un avversario in area di rigore causando la massima punizione, quando poi l’avversario fu a terra gli rifilò 2 calci con annesso stampo di tacchetti nelle terga. Anche per lui 10 giornate di squalifica.

Sempre in Premier League, nel maggio 2012 Joey Barton, uno che tenerone non è mai stato, rischiò di compromettere seriamente la permanenza del suo QPR nella massima serie inglese quando, durante un incontro dell’ultima giornata contro il Manchester City, si fece espellere perché rifilò prima una gomitata a Tevez, poi un calcione ad Aguero, di seguito una testata a Kompany fortunatamente mancata di poco, e infine tentò di aggredire Balotelli che gli si avvicinava con aria minacciosa.
Risultato: 4 giornate di squalifica moltiplicate poi per 3 perché la FA scrisse in un comunicato: “Ci sono regole di condotta che vanno rispettate e un tale comportamento danneggia l’immagine del calcio nel Paese, a maggior ragione durante un incontro di tale importanza, seguito da milioni di persone in tutto il mondo”.

Cambiamo ruolo ma non carattere fumantino: nell’agosto 2007 si giocava la partita di campionato Parma-Catania e l’allenatore degli ospiti, Baldini, dopo un piccolo alterco con l’allenatore di allora degli emiliani Mimmo Di Carlo, pensò bene di assestargli una bella pedata nel fondoschiena. L’allenatore etneo dovette saltare 5 giornate di campionato più una di Coppa Italia.

E veniamo adesso ai giorni nostri: il 12 gennaio 2022 si disputa la finale di Supercoppa Italiana. All’ultimo secondo di una partita tesa e vibrante durata 120’ tra Inter e Juve, Sanchez segna il gol vittoria che assegna alla squadra meneghina il titolo conteso. A bordocampo Bonucci, che attendeva di entrare nella convinzione che si sarebbe andati ai calci di rigore, aggredisce fisicamente e verbalmente il povero segretario generale nerazzurro Mozzillo, ‘reo’ di aver esultato al goal del cileno.
Ora, tutti ci saremmo aspettati una punizione severa da parte del giudice sportivo, e invece? Gli viene comminata solo un ammenda di 10.000€. Praticamente un’inezia… una consumazione al bar, visto il lauto compenso che percepisce lo juventino. L'accaduto si potrebbe definire una rissa da bar, una scazzottata di quelle che nascono e muoiono in pochi secondi tra due avventori un poco alticci che si urtano involontariamente mentre consumano la loro bevanda seduti al bancone e poi subito separati. Prosit, però poi il conto (salato) lo paga chi ha iniziato per primo.
Poi tornando indietro con la memoria siamo arrivati ad un Torino-Juve di marzo 2016 e ci chiediamo: questo signor Bonucci, conosciuto ai più ma a quanto pare non ai giudici sportivi e alle quaterne arbitrali, non è lo stesso che in un derby della mole si mise testa a testa con Rizzoli vomitando tutto il suo rancore in faccia all’arbitro per un penalty concesso contro la Juve, rimediando appena un cartellino giallo?!
Certo del fatto che tutti i colleghi di Bonucci vorrebbero sapere a quale santo è votato il giocatore, esprimo la mia impressione che quel santo diventerebbe in men che non si dica il santo protettore di tutta la categoria.
Repetita iuvant, nella fattispecie la motivazione della decisione presa dalla FA di portare a 12 le giornate di squalifica di Barton in quel lontano 2012 e già sopra riportata: “Ci sono regole di condotta che vanno rispettate e un tale comportamento danneggia l’immagine del calcio nel Paese, etc. etc. etc....". 
Che sia di insegnamento!