"Antonio, ricordati i tuoi effetti personali. E quando esci, per cortesia, chiudi la porta!"
Questo è quanto molti tifosi dell'Inter si auspicano che Zhang dica a Conte già oggi, dopo due anni di estenuanti fallimenti conditi da una finale beffa di Europa League, che avrebbe dovuto rappresentare il contentino per la subitanea uscita dalla più importante competizione europea della passata edizione ed invece è stata trascritta negli annali come l'ennesima sconfitta. Senza contare le improbabili giustificazioni, pezze a colore cucite addosso alle dichiarazioni del post-partita, dove il tecnico nerazzurro ha sempre dato il meglio di sé in quanto a presunzione e insofferenza. In questi due anni ci siamo divertiti di più a vedere le parodie che lo riguardano che le partite dell'Inter. Ieri, ancora una volta, ha mostrato la sua intolleranza davanti alle telecamere di Sky alle domande un po' scomode, ma soprattutto ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza.
Non esiste un piano B! Perchè non c'è neppure un piano A: l'Inter è tutta lì! Nelle sterili galoppate sulla fascia (finchè reggono i giocatori, in genere non più di 60') e nelle palle lunghe sul gigante Lukako (da cui sono dipese tutte le fortune dell'Inter). Contro uno Shakhtar ben messo in campo, ma non lunare è emerso il problema di sempre: dalla trequarti in su l'Inter non è capace di giocare al centro palla al piede. Non c'è un gioco corale che sfoci in un filtrante, un passante, una triangolazione per mettere un giocatore davanti allo specchio della porta avversaria. Neanche per un tiro da fuori area. Eppure i tiratori non mancherebbero! Ma soprattutto, una volta messa la squadra in campo, si possono cambiare gli orchestranti ma non lo spartito!