E' semplicemente stupefacente, per usare un eufemismo, quello che è accaduto sul palco del Theatre du Chatelet di Parigi!
Il Pallone d'Oro ha confermato una volta per tutte di essere un grande bluff!
Si ricordano tempi non molto lontani in cui il Pallone d'Oro, pur essendo un premio individuale, veniva assegnato soltanto a calciatori che nel corso della stagione avevano sollevato in cielo coppe di competizioni internazionali sia di club che di nazionali. Questo fu sufficiente sia a Messi che a Ronaldo in almeno 2/3 occasioni ciascuno di vincere il Pallone d'Oro al di là dei propri meriti individuali.
Ma a Schneider non bastarono invece l'eccezionale annata ed il Triplete per portare a casa nel 2010 l'ambito premio. Sicuramente l'argentino ed il portoghese sono i calciatori più forti di quest'ultimi 20 anni, ma questo premio non è un concorso per soli titoli.
Quando poi sono finiti i tempi d'oro dei rispettivi club di appartenenza e vista l’astinenza da vittorie tanto dell'Albiceleste quanto della Selecao Portuguesa gli sponsor, i veri grandi artefici dell’evento creato da France Football hanno pensato bene di cambiare le regole del gioco.
Ed ecco che la Pulce, autore di una stagione insignificante con i blaugrana e vincitore (finalmente) di una coppa America vissuta certamente non da protagonista ha avuto la meglio su Lewandoski, che pure in questi ultimi anni avrebbe meritato di vincere il premio in almeno 1/2 occasioni, ma soprattutto sull'italiano Jorginho, che quest'anno è stato protagonista indiscusso e metronomo di tutte le vittorie sia del Chelsea che della nazionale italiana.

L’argentino, nelle dichiarazioni post-premiazione, con un po’ di faccia tosta ha incoronato virtualmente il polacco, ma il suo è stato solo un copione recitato male.
Dopo tanti anni di vacche magre in Italia generate da scelte alquanto dubbie e discutibili che hanno messo da parte campioni del calibro di Franco Baresi, Paolo Maldini, Giuseppe Bergomi, Alessandro Del Piero e Francesco Totti per vedere premiati calciatori come Belanov, Papin, Sammer e Owen, la prima cosa che viene da pensare è che essere italiano sia una discriminante.
A voi l'ardua sentenza sulla credibilità di questo premio.