De Laurentiis ha fatto una scelta chiara, pensata e condivisibile: quella di un allenatore, Ancelotti, in grado di normalizzare la piazza napoletana. Lo status raggiunto va consolidato, anche e soprattutto in Europa, per aumentare l’ormai celebre fatturato e poter competere davvero su tutti i fronti, eliminando dal vocabolario partenopeo miracoli e illusioni.

L’allenatore emiliano negli ultimi dieci anni ha raggiunto traguardi importantissimi tra Milan, Chelsea, Real, Psg e Bayern confermando in ogni piazza la sua caratteristica principale. Le sue squadre rendono sempre al 100% delle loro possibilità, non di più e non di meno. Un normalizzatore, appunto. Questa può sembrare una cosa scontata, ma nell’aleatorietà di uno sport come il calcio non lo è assolutamente, nel bene e nel male.

Ecco perché la scelta del presidente napoletano può piacere o non piacere, ma è la migliore dal punto di vista societario. Dopo le stagioni all’inseguimento di una Juventus rimasta sempre, per un motivo o per l’altro, irraggiungibile, al Napoli serviva una svolta e quella svolta può arrivare solo dai risultati europei, anche a costo di perdere qualche posizione in campionato.

Una stagione da terzo/quarto posto in serie A, quarti di finale di Champions League (semifinali di Europa League in caso di girone complicato) e almeno semifinale di Coppa Italia penso sia alla portata del Napoli, oltre che nei piani di Carlo Ancelotti. Sarebbe una base solida per costruire su un gruppo giovane e darebbe nuovo entusiasmo ad una rosa molto ampia.

Parlando di campo, anche qui la peculiarità dell’ex allenatore del Milan è la normalità. Da buon giocatore di scuola sacchiana gradisce difendersi con il pallone, ma non disdegna nemmeno abbassarsi sul campo nei momenti di difficoltà per ripartire in contropiede. Non è rigido nelle idee come il suo predecessore e si sa adattare sia ai giocatori a sua disposizione che alle diverse situazioni che si vengono a creare durante la stagione. 

Per ora la maggiore novità che ha portato è stato il cambio di ruolo del suo capitano, Marek Hamsik, convinto a restare proprio da Ancelotti che gli ha consegnato le chiavi del centrocampo dopo l’addio di Jorginho. L’abbassamento del campione slovacco potrebbe portare ad un centrocampo molto dinamico, senza posizioni fisse né compiti specifici. In questo senso l’acquisto di Fabian Ruiz è perfetto viste le sue doti tanto nell’inserimento quanto nell’iniziare la manovra dal basso, e anche l’inserimento tra i titolari di Marko Rog nella recente amichevole col Chievo mostra il desiderio di avere giocatori completi in grado di occupare tutte le posizioni del centrocampo. Il rientrante Zielinski, senza nemmeno bisogno di dirlo, è un altro fit perfetto per Ancelotti che sarà libero di schierare il triangolo centrale sia col vertice basso (4-3-3) sia col vertice alto (4-2-3-1). 

L’altra spesa rilevante in casa Napoli è stata quella per Simone Verdi, ambidestro, in grado di interpretare più ruoli e abile anche ad accentrarsi per rifinire e non solo a concludere le azioni sul secondo palo come spesso rimproverato a Callejon. Con Insigne, o Mertens in caso di necessità, sembra perfetto per formare la coppia di trequartisti nell’amato e mai dimenticato “albero di Natale” (4-3-2-1). Per il resto il Napoli è cambiato poco, fatta eccezione la scommessa Meret tra i pali. Vedremo se Ancelotti riuscirà comunque a fare una stagione completamente diversa dalla precedente, proprio come si augura chi l’ha messo su quella panchina.