Gennaio 2018, l’Inter e’ appena riuscita ad ottenere dal Barcellona il prestito di Rafinha e non vede l’ora di spedire Brozovic e la sua svogliatezza a Siviglia. Sembra tutto fatto, ma nelle ultime frenetiche ore di mercato qualcuno in casa Inter, presumibilmente Luciano Spalletti, ferma tutto e l’affare salta

Nove mesi, due testate di Vecino ed una finale mondiale dopo, il croato e’ diventato il faro della squadra nerazzurra (104,5 passaggi e 125 tocchi partita, leader in serie A per entrambe le voci). Ma come e’ potuto succedere? Tutto parte da un’intuizione proprio di chi ha voluto trattenerlo a Milano: Spalletti dopo averlo usato, per la verità con ben poca continuità, come trequartista nella prima meta’ di stagione decide di abbassarne il raggio d’azione e consegnarli le chiavi della squadra. Marcelo, dal canto suo, coglie al volo l’occasione e la partita giocata contro il Napoli a San Siro e’ quella della svolta definitiva.
Per la prima volta sono in campo contemporaneamente lui, Cancelo e Rafinha, e nonostante Spalletti nel post partita lamenti un divario qualitativo evidente con la squadra di Sarri, l’Inter ha strappato un fondamentale 0-0 mettendo in mostra diverse trame interessanti in uscita, passando proprio dai piedi educati del croato. Da li’ in poi non perderà più il posto, anzi cementerà la sua leadership in mezzo al campo elevando il suo gioco soprattutto quando conta e il pallone scotta tra i piedi dei suoi compagni (nel Derby e contro la Juventus gioca due delle sue migliori partite). Flashforward ad oggi: nella nuova stagione Brozovic sta dimostrando, per una volta, quella continuità che gli era sempre mancata nella sua crescita e sembra essersi finalmente preso in mano l’Inter. Per analizzarlo più nello specifico, soffermiamoci sulla partita contro il Tottenham  in Champions League, unica sfida di livello affrontata finora dalla compagine nerazzurra.  In Europa e contro una squadra aggressiva come quella di Pochettino controllare il ritmo della gara e’ praticamente impossibile, anche per un maestro nel farlo come Marcelo. Impossibilitato a rallentare il gioco coi suoi cambi campo in orizzontale (uno soltanto in 90’) per la poca propensione ad alzarsi di Skriniar, schierato largo a destra da Spalletti, e con Asamoah bloccato sull’altra fascia causa Eriksen, il centrocampista dell’Inter ha saputo adattarsi cercando più spesso la verticalizzazione immediata sugli esterni e i passaggi a trovare Nainggolan e Icardi smarcati dietro la linea mediana degli Spurs (40/75 passaggi giocati in avanti, ben 10 a lunga gittata).
Nonostante un contesto nuovo e più frenetico di quello italiano, ha comunque mantenuto un’ottima percentuale di passaggi riusciti (88%) perdendo soltanto 2 palloni dei 54 ricevuti dai compagni, come sempre il più cercato tra i suoi. Ma cambiamo metà campo: ad aver destato maggiore stupore negli ultimi mesi e’ stata, infatti, l’applicazione difensiva che il croato ha dimostrato di saper mettere in campo per tutti i 90’, supplendo quasi del tutto alle sue lacune difensive e di posizionamento. Capace sia di aggredire in avanti che di difendere in transizione, Brozovic fa proprio delle lunghe rincorse all’avversario di turno il suo cavallo di battaglia. Per quanto spettacolari e spesso concluse con precise scivolate pero’, queste rincorse sono nella maggior parte dei casi figlie di errori tattici precedenti nel tempo di uscita o nel posizionamento appunto. Il 77 interista cerca ancora troppo spesso il recupero del pallone (ben nove contro il Tottenham) e questo può risultare eccessivamente rischioso per la posizione che ricopre, ancor di più se davanti a lui gioca Nainggolan con le medesime caratteristiche difensive. E’ un atteggiamento che può costare parecchio all’Inter e ne abbiamo avuto un esempio lampante proprio nell’azione del gol di Eriksen: su una seconda palla Brozo al posto che temporeggiare va in aiuto di Perisic per cercare di rubar palla e ripartire, ma il danese, bravo e fortunato, li supera entrambi tagliandoli fuori e andando al tiro che genererà il flipper che porterà gli Spurs in vantaggio. 
Visti gli interpreti a sua disposizione, Gagliardini e’ probabilmente l’unico centrocampista difensivo in rosa e comunque anche lui predilige difendere in avanti; Spalletti dovrà essere bravo a far progredire il croato anche sotto questo aspetto, tanto dal punto di vista tattico quanto mentale, per renderlo ancor di più uomo chiave ed equilibratore della squadra.  Brozovic, dal canto suo, dovrà rinunciare a qualche corsa (12.278 km percorsi di media a partita, primo in serie A) in modo da restare più lucido per il bene suo e, soprattutto, dell’Inter che senza il suo regista potrebbe ri-perdere la rotta proprio ora che sembra aver trovato quella giusta, dopo tanti anni.