MILANO, 7 settembre 2012 - Addentrandoci nella polemica delle stelle sulle maglie ci siamo imbattuti in un fatto anomalo: sembra che l’Inter partecipi ad un campionato parallelo per cui ogni dieci prescrizioni possa aver diritto ad una stella sulla propria maglia. Prima erano illibati, onesti, intoccabili, nonostante il passaporto di Recoba e la conseguente condanna penale di un dirigente dell’epoca, poi sono diventati «i prescritti», ed alla prescrizione continuano ad abbarbicarsi per sorreggere il castello, caduto, di menzogne e reticenze. Non una parola di scuse dagli spioni dell’Inter, così sentenziati sul caso Vieri dal Tribunale di Milano, e non una reprimenda da parte del presidente della Figc, Abete, cui pure tocca per statuto la difesa dei valori di lealtà. Il cultore dell’ovvio, ma anche di astrusi artifici causidici, con i quali coltiva i suoi desideri di abbattimento di chi non gli sta a genio, si limita alla solita solfa dei termini di prescrizione dei reati per lui scaduti, che impedirebbero ripercussioni della vicenda all’interno della giustizia sportiva. Ripristinato di getto l’insupe rabile (per lui) scudo prescrittivo, in altre occasioni a livello interno era bastata una chiusura ritardata delle indagini per assicurare all’Inter la stessa salvifica estinzione del diritto di fare giustizia. Diceva “no” Moratti quando gli chiedevano se fosse stato lui a ordinare i dossier. Adesso si è dileguato e sa che per analoghe risposte riceverebbe altrettante pernacchie, vuole ad ogni costo tenersi lo scudetto 2006 che non gli appartiene, che non doveva essere dato, perché i valori di limpidezza e lealtà già non c’erano quando l’ineffabile Guido Rossi decise motu proprio, di trasferirlo a Moratti con un sotterfugio di lana caprina: nessuna delibera, solo la comunicazione di una nuova classifica. Dietro questo sotterfugio si è nascosto Abete per dire che no, non esistendo delibera, non la si può cambiare. Non ha dubbi Giovanni Malerba, ex componente della Caf ed ex magistrato della Corte d’Appello di Roma. «La ricaduta della sentenza sul caso Vieri concerne l’ineludibile revoca dello scudetto ’06. Sfido Palazzi, Abete, Petrucci e l’uni verso mondo a non prendere atto delle plurime condotte non limpide dell’Inter e a non trarne le inevitabili conseguenze. Se anche questa volta dovessero fare orecchie da mercante si profilerebbe una chiara omissione di atti di ufficio ex art.328 codice penale». Petrucci, nume tutelare di Abete, non si è fatto sentire... Ricordate il principio dell’eti ca che non va in prescrizione (Abete dixit)? Nessun principio è più adatto di questo a riportare legalità e giustizia in un mondo ingessato che non si muove di un millimetro, gestito - lo hanno detto altri - come uncircolo della caccia. Un fatto privato, per intenderci, solo che la Figc non può essere cosa privata di Abete, le delibere della Federcalcio dovrebbero stare in una bacheca di vetro ed invece ogni atto è gestito in maniera personalistica, schermato quasi da non essere capito, e anche nascosto. È nota la vicenda delle radiazioni, un accanimento nei nostri confronti, altre radiazioni invece vengono revocate, in maniera misteriosa, la delibera che l’ha decisa chiusa a chiave, non si sa dove, negli atti della Figc nessuna traccia, sparita. Dovrebbe bastare questo per indurre Petrucci a vederci chiaro, rimuovendo la copertura a favore del suo... protetto. Il quale nel frattempo ha tentato di far pace con Andrea Agnelli: consigliamo ad Andrea di stare attento. Il patron bianconero rivuole semplicemente i due scudetti tolti ed ha ragione. Nessun campionato è stato alterato, così sentenziato, caro Abete, dalla giustizia sportiva e anche da quella penale. Con la sua decisione il Tribunale di Milano ha scoperchiato il vaso di Pandora dei metodi usati dall’Inter, spiate e dossier a danni di arbitri, dirigenti di società rivali, Gea, Juve, la stessa Figc, il tutto violando ogni privacy. Era lo spionaggio industriale dal quale dovevamo difenderci, nelle trattative di mercato vedevamo intrusioni che non riuscivamo a spiegarci. Fu per questo che decidemmo di avvalerci di schede straniere. Parlavamo di spionaggio già quando la ben orchestrata tagliola mediatica ci raffigurava come la personificazione del male (!), mentre semplicemente cercavamo di difenderci da chi aveva ben altri mezzi (Telecom e la sua Security). C’è chi interpreta la sentenza Vieri come possibile apripista di una rivisitazione di Calciopoli. Ogni nefandezza è stata compiuta dietro quella vicenda costruita ad arte e abbracciata da un quotidiano sportivo. È sempre la stessa storia. Oltre ad aver inventato un reato inesistente, l’illecito strutturale, si poggiò la sentenza sul “sentimento popolare” in spregio a ogni civiltà del diritto. Povera Italia...
Fonte: Libero (articolo a firma di Luciano Moggi)
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è...
"leggo che immobile non sia da juve, che la sua realtà sia quella del torino, parma, genoa, sampdoria, al massimo lazio e fiorentina"
nessuno però da spiegazioni tecniche/tattiche del perchè immobile...
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Il vero sistema è quello che fa sopravvivere la farsa di Calciopoli
Sono stanco di Calciopoli. Anzi sono sfinito. Anzi mi hanno sfinito con tutte le loro balle ripetute. Non mi convinceranno mai perché...
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Schede svizzere: il giallo
Tabulati troppo "dettagliati", arrivavano davvero dalle compagnie telefoniche? Un dettaglio insinua il dubbio: nelle liste delle chiamate c'erano dati che le aziende non raccoglievano....
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L’articolo di martedì era titolato «tanto tuonò che piovve» in riferimento alle nefandezze perpetrate dalla Giustizia Sportiva su Calciopoli. Dopo la testimonianza di Tavaroli, possiamo dire tranquillamente...
Dichiarazione del giudice De Biase in merito alla vicenda Telecom.
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"Premesso che parliamo di voci che devono essere confermate,...
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