Vince e convince il Napoli del giovedì di coppa, che nonostante 75 minuti sofferti, fra rimpianti e sfortuna, riesce a portare a casa un risultato netto e per nulla scontato. Finisce 3-0 al Maradona contro i Polacchi del Legia Varsavia, capolista nel girone D di Europa League e capace di piegare precedentemente le favoritissime Spartak Mosca e Leicester nei due turni precedenti.  
Un punteggio giusto per quello che si è visto in campo, ma sorprendente se si pensa che a 15 dalla fine il Napoli rischiava addirittura di perderla: era il 75' e Emreli, centravanti degli ospiti, centrava in pieno il palo alla destra di Meret, dando vita, poi, sulla ripartenza successiva, alla prodezza di Lorenzo Insigne per il goal dell'1-0. Sarebbe stata senz'altro una punizione troppo severa per gli azzurri, al termine di una partita dominata in lungo e in largo, ma in cui per lunghi tratti è mancato quell'instint killer più volte visto in questo inizio di campionato, quella cattiveria decisiva per compiere uno step ulteriore e vincere la partita.   

La ragione di questo va senz'altro ricercata nelle forze e nei valori presenti sul campo: la squadra scesa in campo col Legia presentava addirittura 6 cambi rispetto all'ultima di campionato con il Torino, fatta presente la volontà di Spalletti di gestire le forze in vista dei tanti impegni ravvicinati. Eppure, in una gara che rappresentava un occasione importante per alcune seconde linee di mettersi in mostra e scalare gerarchie, vi è stata tuttavia l'ennesima conferma: per vincere, anche contro il modesto Legia, sono serviti i titolari.

Alla vigilia del match, Spalletti aveva etichettato come offensivo il termine turnover, affermando il pari valore dei calciatori a sua disposizione in tutti i ruoli del campo. Al termine dei 90 minuti, però l'impressione è stata sensibilmente diversa: la svolta della gara, infatti, è avvenuta in concomitanza dell'ingresso di quei giocatori più rappresentativi, che hanno guidato fino ad ora il cammino in campionato, mentre le seconde linee, nonostante il dominio, non sono risultate incisive, a partire da un Juan Jesus fino al Chucky Lozano, passando per un Mertens ancora non al top della condizione.
Proprio riguardo quest'ultimo, è emersa oggi più che mai la differenza con Victor Oshimen, il vero trascinatore tecnico e tattico del Napoli attuale: con l'ingresso del nigeriano, infatti, è cambiato totalmente l'assetto in campo: la squadra è diventata più rapida e imprevedibile. Risultato? 3 goal in poco più di 10 minuti, di cui il secondo segnato proprio dall'ex Lille, che se era visto annullare un altro in fuorigioco pochi minuti prima. Insomma, un ennesima dimostrazione di strapotere assoluto da parte di un giocatore che ad oggi, in questa rosa, sembra non avere eguali non solo per i goal (sono già 9 in stagione), ma più in generale per la sua capacità di cambiare totalmente le partite. 
E se da un lato questa "Osimhen-dipendenza" ha senza dubbio effetto positivo per gli azzurri , da un altro può, alla lunga, diventare un problema di non poco conto: infatti, già da Gennaio il Napoli saluterà il suo bomber per almeno un mese, a causa dell'ormai annosa questione relativa alla Coppa d'Africa, e l'assenza di una reale alternativa al Nigeriano, con un Mertens ancora fuori condizione e un Petagna che non si è sempre dimostrato all'altezza del contesto, potrebbe avere un incidenza pesantissima sul cammino stagionale azzurro, in maniera forse ancora maggiore rispetto alle contemporanee assenze di Koulibaly e Anguissa.  In fin dei conti, quindi, una prima conclusione  la possiamo trarre: il Napoli non può ancora prescindere da quella che è la sua spina dorsale in campo, e la differenza con le seconde linee, nonostante i progressi rispetto al passato, è ancora presente.
Toccherà quindi a Spalletti rendere effettivo il suo "diktat" e portare  tutti i componenti della rosa al livello dei titolari. Ed in fondo, è questo il passo decisivo per provare finalmente a raggiungere grandi traguardi e vincere.
Ai posteri l'ardua sentenza.