Fino a dieci anni fa, forse un po’ meno, non vedere una delle milanesi o entrambe in Champions League ci avrebbe fatto pensare ad un errore del Televideo, una follia giornalistica collettiva, lo scioglimento di entrambi i club, ma sicuramente non avremmo pensato al fatto che non fossero state in grado di qualificarsi. Dal top del calcio europeo al dover lottare per rientrare a far parte del top del calcio italiano il passo non è breve, anzi.

Ma allora come? Perché?

Dieci anni fa avreste immaginato un Milan senza Berlusconi a dirigere le operazioni e dare pareri ingombranti all’allenatore, o un’Inter senza i denti gialli del presidentissimo Massimo Moratti, pronto a spendere milioni di milioni pur di regalare una gioia ai suoi tifosi (e un po’ anche a se stesso)? Pensateci un attimo, e rispondetevi sinceramente.

No, eh?
E avete in parte ragione. I cambi di presidenza per le Milanesi hanno dato inizio a periodi bui per entrambe, a figure magrissime in Europa (per chi aveva la fortuna, che poi si tramutava puntualmente sfortuna al termine dei 90’, di vedere le partite anche durante la settimana e non solo nel week-end) e a ristrettezze economiche inaspettate.

Il Milan a dire il vero i suoi grattacapi economici li aveva già negli ultimi anni con Silvio, ci ricordiamo tutti i millantati grandissimi colpi del Condor, e l’Inter in realtà a volte ha speso tanto e male, a volte poco e bene. Ma alla fine, nonostante un progressivo spostamento del baricentro calcistico italiano dal tradizionale nord verso il centro-sud italia, con Lazio, Roma e Napoli, il sole tornerà a splendere su Milano (passatemi la metafora ossimorica).