Juventus-Milan, finale di Coppa Italia, siamo all'87' minuto, e ormai la questione è decisa. Infatti mancano 3 minuti più recupero, e il Milan di Gattuso è sotto di 4-0, punteggio impossibili da ribaltare, per lo più in così poco tempo. All'apparenza viene effettuato un semplice cambio: esce Pjanic, entra Marchisio.  Ma questa scelta rivelerà la sua vera finalità, proprio dopo il triplice fischio durante la premiazione della formazione bianconera, quasi all'ultimo momento. Infatti il capitano di questa incredibile corazzata, Gigi Buffon, decide di entrare in campo per ricevere la medaglia per ultimo, ma anche dopo Max Allegri, nonostante normalmente l'allenatore sia l'ultimo a mettere piede in campo. Così il numero uno entra in campo, stringe la mano a chi deve, riceve la medaglia e va a prendere la ... no. Si posiziona in disparte all'interno del gruppo, mentre il suo posto, quello di fianco alla coppa, lo prende proprio il subentrato al minuto 87': Claudio Marchisio. Proprio il Principino, il giocatore che probabilmente rappresenta meglio di tutti all'interno della rosa il concetto di "juventinità", essendo cresciuto nel settore giovanile della Vecchia Signora dove gioca dai 7 anni. Grazie a talento e tanto spirito di sacrificio ha scalato tutti i ranghi che c'erano da scalare, mettendosi al centro del progetto bianconero, grazie anche ad un po' di fortuna(come lui stesso dichiara), derivata dalla retrocessione del 2006 che gli ha facilitato l'entrata in rosa. Ma nessuno lo ha mai messo in dubbio, e giustamente. Un'alzata di coppa che dice molto sulla sua situazione attuale: non è più tra i titolari della rosa, e lui ha ancora tanta voglia di giocare, una voglia così importante da essere messa davanti al suo solidissimo senso di appartenenza verso quella città e quei due colori, che sono sempre stati presenti nella sua vita, da quando sperava di fare la storia di questo club, fino al suo successo da protagonista assoluto, e ancora dopo quando la sua presenza in campo nell'arco dei 90' minuti è diventata sempre più esigua e rosicchiata. Mai un lamento, o una dichiarazione che potesse danneggiare l'ambiente, per questa progressiva esclusione dagli 11 titolari che è iniziata 2 anni fa quando subì quel pesante infortunio con il Palermo, che gli impedì di partecipare agli Europei 2016. All'infortunio si è aggiunto l'acquisto di un giocatore stratosferico come Pjanic, acquistato proprio per sostituire il  numero 8 in quel suo ruolo, inedito per Claudio fino all'addio di un altro giocatore di un'altra categoria come Andrea Pirlo.

La Juve gli ha dato tutto, come lui ha dato tutto alla Juve, vincendo quasi tutto. Dalla gavetta in prestito all'Empoli insieme al suo amico Giovinco, alla finale di Champions contro il Barcellona da titolare. Si è adattato, mettendo davanti la squadra a sè stesso, prima incursionista come mezz'ala, poi regista davanti alla difesa, e adesso panchinaro, e sempre in silenzio. Silenzio che però non mancava mai di essere colmato dai boati dello Stadium in occasione dei suoi riscaldamenti a gara in corso, e soprattutto in occasione delle sue entrate in campo. Con il gesto di ieri sera è stato reso noto a tutti: la prossima stagione quei boati improvvisi di un pubblico che l'ha sempre amato incondizionatamente, lasceranno il posto ad un silenzio, lo stesso che lui non ha mai voluto rompere anche nei momenti più difficili,e che riporterà inevitabilmente alla mente quei momenti in cui in campo c'era il Principino.