Nel weekend appena trascorso è arrivata l'ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che questo sport ha davvero qualcosa di speciale, e te ne rendi conto quando accadono episodi che sembrano davvero parte di una sceneggiatura cinematografica. Come quello successo domenica nel derby tra Real Betis Balompié e Siviglia.

L'episodio in questione accade al minuto 80' del derby, che per il Betis rappresenta un tabù: i biancoverdi non sconfiggono in casa i rivali del Siviglia da dodici anni. La partita sembra destinata allo 0 a 0, fino a quando al 75' entra in campo Joaquín Sánchez Rodríguez, meglio noto come Joaquín, che nelle prime due giornate di Liga non ha ancora giocato causa infortunio. Ed è proprio lui a segnare, di testa, all'80esimo il gol che regala una vittoria storica al Betis.

Entri dalla panchina ad un quarto d'ora dalla fine in un derby caldissimo, sullo 0 a 0, e dopo appena cinque minuti segni regalando una vittoria indimenticabile ai tuoi tifosi. Sarebbe già così un'evento storico, considerando che i biancoverdi partivano nettamente sfavoriti, ma non finisce qui. No, perché a Siviglia Joaquín non è un calciatore qualunque: è un "cuore betico", ha giocato 6 stagioni consecutive al Betis (la prima a 19 anni) nelle quali ha dimostrato un talento innato e ha conquistato l'affetto dei tifosi andalusi per dedizione e attaccamento alla maglia. Lui è entrato nel cuore dei tifosi e il Betis è entrato in lui, e difatti c'è sempre stata la sensazione, durante le 5 stagioni al Valencia, le 2 al Malaga e alla Fiorentina, che prima o poi dovesse tornare a casa. E così è stato: nell'estate del 2015, dopo 9 lunghi anniJoaquín è tornato a vestire la casacca biancoverde, la sua 17. E domenica ha chiuso il cerchio, ha scritto la storia, decidendo a 37 anni un derby stregato, tra le urla dei tifosi miste a pianti di commozione.

Grazie Joaquín, grazie per averci dimostrato che forse, in un calcio che sembra diventare sempre più un business nel quale circolano cifre spropositate, il cuore conta ancora qualcosa, e c'è ancora spazio per noi romantici del pallone.