La decima sconfitta a San Siro contro la Fiorentina sancisce di fatto una realtà che ormai non può più essere camuffata dalle belle parole e da un ottimismo che inizia a scricchiolare già da tempo. Il problema dell'Inter è l'incertezza, punto e basta. 

L'amministratore delegato (Beppe Marotta ndr) ed il suo staff, stanno facendo l'impossibile per tenere a galla una situazione che ormai si palesa davanti agli occhi di tutti, vale a dire la mancata identità di una squadra senza leaders e di individui ormai smarriti, che pensano al proprio tornaconto personale, mostrando prestazioni non all'altezza del loro valore di mercato. Ma forse e proprio questo il punto. Forse l'allarme che ha lanciato Maurizio Sarri in conferenza stampa nel pre gara tra Monza e Lazio, non è del tutto privo di fondamenta.

IL SARRI PENSIERO - Il tecnico toscano, come suo solito, non ha risparmiato nessuno. Ha parlato di un calcio "folle" che sempre di più sta perdendo credibilità e spettacolarità, a vantaggio di un sistema che punta su eventi di cartello e nomi altisonanti, trascurando quelli che sono i valori morali che questo sport dovrebbe trasmettere, come il gioco di squadra e la valorizzazione dei giovani di "vero" talento. Al suo presidente ha fatto una richiesta esplicita, quella di avere possibilmente in rosa giovani italiani. Perché? Semplice. Per una questione di identità. "Se fossero laziali" - ha aggiunto il tecnico - "sarebbe ancora meglio".

LA MANCANZA DI IDENTITÀ NERAZZURRA - Ed è proprio questo il punto per quanto riguarda la Società di Viale della Liberazione: la mancanza di identità ed il voler continuare a puntare su nomi altisonanti, anche se di dubbio valore o a fine carriera. Certo, se presi singolarmente, alcuni di questi hanno anche dei discreti numeri nel loro repertorio, tuttavia ciò non basta a colmare delle lacune di un collettivo sempre più con la testa alla propria situazione contrattuale.
A cosa si deve questa situazione imbarazzante per tutti, presidente in primis? La verità potrebbe risiedere nel veto che Zhang Senior ha posto per quanto riguarda l'immissione di capitali nella società milanese. Qualsiasi possa essere il motivo, la situazione che si è venuta a creare post pandemia, ha creato non pochi grattacapi a Steven Zhang, che malgrado tutto bisogna riconoscerlo, ha saputo gestire la situazione, dando mandato ai suoi amministratori societari, di portare avanti una linea di "autogestione", cercando nel frattempo di trovare nuovi partner con i quali poter far ripartire il discorso competitivo. Marotta ed il suo staff hanno fatto l'impossibile, portando a casa anche dei discreti risultati. Ma forse si poteva fare ancora meglio. Ed è qui che si evidenziano alcuni errori che purtroppo hanno compromesso le due ultime stagioni.

Dopo il terremoto Conte infatti, le conseguenze non si sono fatte attendere. È vero, il tecnico salentino ha portato uno scudetto ed una finale di Europa League, ma forse, tutto l'ambiete societario si sarebbe aspettato qualcosa di più, visto il costoso ingaggio richiesto. Si è così virato, su un profilo più basso, un allenatore in rampa di lancio che aveva fatto vedere cose discrete nella sua unica esperienza in Serie A, ma che sicuramente non ha saputo giocarsi la sua chance, in quanto non idoneo alle pressioni a cui è stato sottoposto, dimostrandosi prevedibile e schematico, con l'aggravante di aver indotto la società ad investire in calciatori "fidati", ma che hanno tradito in maniera impietosa le aspettative. Simone Inzaghi purtroppo, si è rifugiato nelle sue "sicurezze", ma quel rifugiarsi, ha gradualmente trasmesso alla squadra tutta l'insicurezza palesata dal proprio allenatore. Che Inzaghi non abbia mai avuto il polso della situazione, lo si percepiva nitidamente dalla tribuna di San Siro, che vedeva il tecnico, urlare e sbracciarsi per novanta minuti ad ogni partita, e spesso, questo ha portato ad errori tecnici dettati dal nervosismo di calciatori di livello che dovevano seguire gli schemi, dalla propria area di rigore a quella avversaria, modus operandi ormai prevedibili, che sono costati addirittura uno scudetto.

Tornando alla dirigenza, anch'essi dovrebbero assumersi la loro parte di responsabilità, assumendo decisioni che si sono rivelate molto infruttuose. Va bene che le cose post covid 19 si siano messe in salita, e come citato sopra, la situazione soprattutto finanziaria non era delle migliori e si era creato un clima di incertezza generale e la tifoseria andava tranquillizzata, ma proprio per questo determinate operazioni non sono state valutate in maniera obiettiva. A mio modo di vedere (come scrissi già in un precedente articolo), Lautaro Martinez andava venduto quando il prezzo era arrivato al massimo del suo valore, ovvero i famosi 90 milioni che offriva il Barca con a capo Leo Messi, andando a prendere un Giacomo Raspadori che negli ultimi anni ha fatto vedere cose egregie, e poi il caso Lukaku. Un giocatore che se ne va per motivi purumente economici, va lasciato andare e nel caso dell'Inter quei soldi sarebbero duvuti essere investiti prendendo un degno sostituto. M'Bala Nzola, in questo caso probabilmente sarebbe stato il sostituto perfetto, perché nettamente superiore tecnicamente al belga e si è ampiamente visto nello scontro diretto con lo Spezia. Per non parlare dei casi Correa e Caicedo entrambi smarriti e non pervenuti.

La dirigenza è da questo che deve trarre lezione, ed anche il presidente Steven Zhang. Bisogna rifondare il progetto. Da poco abbiamo assistito all'addio annunciato di Roberto Samaden e l'avvicendamento con Andrea Catellani, un segnale di cambaimento? Con molta probabilità si. Ma questo non riguarda solo l'Inter, bensì l'intero sistema del calcio italiano. Quando il giornalista chiese a Maurizio Sarri, la sua opinione sul livello del nostro calcio, l'allenatore ha risposto: "In Italia se un giovane fa 3 partite in Serie A, costa 15 milioni, uno che ne ha fatte 20 in Bundesliga, costa 4. Non lo so perché, non me lo chiedete, ma è così". Alla fine però, questa differenza di costi, va ad influire sulle casse delle società, che a loro volta, si indeboliscono, dando potere a giocatori e procuratori che dettano i prezzi di mercato che il nostro calcio non è capace di sostenere. Così ci siamo ritrovati ad essere diventati un campionato satellite, dove i grandi clubs vengono a pescare i gioielli che coltiviamo. Sostanzialmente, si cerca di ricavare quanto più possibile da ciascun talento, vendendolo, e questo non fa altro che mantenere il nostro calcio ad un livello inferiore, non permettendogli di essere competitivo con le altre leghe. La ricetta per cambiare tutto questo è molto semplice. Innanzitutto, abbattere i costi di mediazione superflui, farebbe abbassare i prezzi dei cartellini. Oltre a questo, si dovrebbe dar spazio a quei talenti che il pallone lo sanno accarezzare davvero, ma per far questo ci vuole gente competente che sappia valutare il valore reale di un giocatore, senza sponsor alcuno. 

Khvicha Kvaratskhelia è un esempio lampante di diamante raro, frutto di una ricerca oculata e di basso profilo, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Cristiano Giuntoli, coadiuvato da un grande allenatore e gestore di spogliatoio, qual è Luciano Spalletti, hanno fatto del Napoli dell'italianissimo De Laurentis, un capolavoro davanti al quale ogni tifoso di qualsiasi squadra non può far altro che applaudire. Ci vogliono uomini chiave nei ruoli prestabiliti. Non si può più rischiare di fare passi falsi, o come sostiene l'attuale allenatore della Lazio, il nostro calcio perderà consensi nell'arco di dieci anni. Ed ha ragione, possa piacere oppure no. Ci vuole un piano d'azione mirato e preciso. Molti club di Serie A, sono già corsi ai ripari, cominciando ad investire da anni nei settori giovanili, ed i risultati cominciano a farsi vedere con le squadre di media classifica che hanno alzato il livello tecnico, dando sempre del filo da torcere alle pretendenti per lo scudetto.
Steven Zhang, deve fare una scelta. L'Inter non è un club che si può permettere di autofinanziarsi e mantenere al tempo stesso l'appeal a livello mondiale.
Bisogna imparare dagli errori, e il giovane presidente nerazzurro è una persona altamente intelligente. La società dovrà dare valore a chi merita di voler indossare la maglia, perché se è vero che "le cose buone richiedono tempo, è anche vero che un altro proverbio di saggezza cinese recita: 熟能生巧 - "experience builds skills". Vale a dire: "l'esperienza, porta competenze" e questo il giovane Zhang lo sa molto bene.