Questo è il prezzo di un business senza scrupoli, che ha sempre meno a che fare con il vero spirito del calcio. Il mondo sensibile del calcio... Eh già. Chissà quanti di noi ricordano con affetto un gioco di calcio degli anni '90 chiamato SWOS, ovvero Sensible World Of Soccer.
Quando si sceglieva la modalità carriera, essendo una simulazione, c'era anche il rischio di poter essere esonerati. "You're sacked" - "sei licenziato" - era la scritta che compariva, accompagnata dalle motivazioni, ed è interessante capirne il vero significato.
Prendiamo quest'ultimo termine. Come sappiamo, ogni parola che sentiamo o esce dalla nostra bocca è sempre accompagnata da un immagine. In questo caso, "sacked" - letteralmente, "messo nel sacco" - etimologicamente sembra riportare ad un modo di dire del 1800 con il quale si descriveva un lavoratore licenziato che si allontanava con i suoi effetti personali avvolti in un sacco, ma può essere anche inteso come un qualcosa di buttato via nell'immondizia. Nel caso di licenziamento, i termini inglesi, non vanno molto per il sottile. Fired, ossia "bruciato", ne è un altro esempio.

Tornando agli allenatori citati sopra, è stato davvero sorprendente per me, apprendere dell'esonero di Graham Potter da parte del Chelsea poche ore dopo l'accaduto, niente di meno che da Thomas Tuchel, in un intervista a Sky Sport. Proprio l'allenatore che fu messo nel sacco dallo stesso club per essere sostituito da Potter. Certo, dirlo da neo allenatore del Bayer Monaco, può recare una certa soddisfazione, ma sicuramente non dev'essere stato piacevole trovarsi esonerato ad inizio stagione, ed avendo citato il Bayer Monaco, non può non venire in mente un'altro nome che è stato bruciato dallo stesso club e dai mass media: Julian Nagelsmann.

La vicenda Nagelsmann ha lo stesso sapore della vicenda Potter. Entrambi brillanti tecnici, hanno lavorato molto bene con squadre di medio livello, ma che si sono trovati a fare i conti con realtà più grandi di loro gestite dal potere dei soldi. Perché se a certi livelli il calcio può essere ancora passione e sogno, quando accedi all'Olimpo, gli Déi difficilmente sono magnanimi e pretendono letteralmente l'anima. Potter e Nagelsmann, avevano entrambi instillato nei calciatori con i quali hanno lavorato, nuove idee e tattiche di gioco, diverse da quelle tradizionali, puntando tutto sul lavoro di squadra e  sui risultati del collettivo, portando rispettivamente il Brighton e l'Hoffenheim a risultati importanti nelle massime divisioni di Premier e Bundesliga. Ma la notorietà ed il profumo dei soldi spesso possono inebriare e di conseguenza spezzare quel cammino glorioso che un individuo con tanti sacrifici ha costruito nell'arco di una vita.

I grandi clubs, si sa, sono sempre alla ricerca dei migliori in circolazione, ma il nuovo non è mai sinonimo di certezza. Le imprese dimostrate da Julian Nagelsmann con l'Hoffenheim, avevano acceso i riflettori su di lui, ma evidentemente non è bastato. Ci sono volute due stagioni con il Lipsia del colosso Red Bull, per convincere i dirigenti bavaresi e nominarlo allenatore capo della prima squadra, ma il Bayer Monaco, non è ne il Lipsia, ne tantomeno l'Hoffenheim (chiedere a Carletto Ancelotti...). Il giovane tecnico, se pur bravissimo, moderno e preparato, ha dovuto fare i conti con elementi che non hanno gradito molto il suo approccio.
In un'intervista in tempi non sospetti con Matthew LaFleur, capo allenatore dei Green Bay Packers (NFL ndr), alla domanda specifica su come gestisse il confronto con i senatori della squadra vista la giovane età, Nagelsmann ha risposto: «è tutto basato sulla relazione e sulle sensazioni. Un giovane ascolta perché magari vuole imparare qualcosa, Un veterano ti ascolta se ha voglia di vincere ancora titoli insieme a te. Nessun problema». Purtroppo, però, sembra che le relazioni con Robert Lewandowski, e soprattutto il capitano Manuel Neuer, non siano andate esattamente nel modo migliore, portando cosi ad una crisi di identità e di spogliatoio che la dirigenza bavarese non ha gradito.
Ma è il modo in cui Julian Nagelsmann è stato "bruciato" che lascia l'amaro in bocca. Approfittando dell'ultima pausa per le qualificazioni delle nazionali, il tecnico è stato esonerato per motivi non del tutto chiari, e sostituito con il suo ex allenatore ai tempi dell'Augsburg, proprio lui, Thomas Tuchel.
E che dire di quest'ultimo? Brillante, visionario, rivoluzionario e diretto. Antonio Conte ancora sente la stretta della sua mano. C'è poco da dire Tuchel è uno che vuol essere guardato in faccia.
Scoperto nel lontano 2000 da  Ralf Rangnick, la sua perseveranza, determinazione e costruzione del lavoro lo hanno portato dalle serie minori tedesche, ai palcoscenici più grandi.
Dopo aver perso nel 2020 una finale di Champions alla guida del PSG, proprio contro la squadra che proprio in quest'ultima settimana lo ha assunto, l'anno successivo, si è preso la rivincita a spese di Pep Guardiola, alzando la coppa dalle grandi orecchie in un derby inglese che vedeva di fronte Manchester City e Chelsea.
E proprio il Chelsea, lo scorso 7 settembre 2022 - dopo l'avvicendamento della nuova proprietà ed i contrasti con la Football Association a seguito del comportamento assunto nei confronti di Conte - ha deciso di fargli far fagotto (sacked ndr) e licenziarlo a stagione appena iniziata.
Che Tuchel sia un allenatore esigente e che non le mandi a dire, lo dimostrano la serie di contrasti avuti in carriera, soprattutto al Dortmund ed al PSG, ma qui arriviamo al terzo e forse peggior "bruciato" dei tre protagonisti di questa storia: Graham Potter.

Anche lui, dopo una vita passata ad insegnare calcio ai giovani, lavorando come responsabile dello sviluppo del calcio per le università inglesi, ed una gavetta in Svezia all'Östersund, dopo essere stato richiamato in patria ed aver guidato lo Swansea appena retrocesso, l'anno successivo è stato fortemente voluto nella massima serie alla guida del Brighton.
Dopo due stagioni altalenanti, "i gabbiani" raggiunsero uno storico nono posto, accendendo così i riflettori sul tecnico inglese, che l'8 Settembre 2022 il Chelsea si è assicurato, pagando al Brighton una clausola rescissoria di 16 milioni di sterline, lasciando sbigottiti i tifosi, i quali ringrazieranno a distanza di pochi mesi con l'arrivo di Roberto De Zerbi. Potter infatti, pagherà caro il suo karma. Come tutti sappiamo, il 2 Aprile scorso, Potter è stato esonerato, dopo la sconfitta subita contro l'Aston Villa. Ma la cosa più sconcertante, stando a quanto riferisce Calciomercato.com, è che il Chelsea, non gli corrisponderà il compenso per i rispettivi anni restanti del suo contratto.

Julian Nagelsmann sembra essere il predestinato a prendere il suo posto sulla panchina dei Blues, anche se come traghettatore è stato già designato una vecchia gloria, ossia Frank Lampard.
Ma tutto questo dovrebbe far riflettere l'intero mondo del calcio compresi i clubs di casa nostra, che sempre di più sembrano sprofondare nel baratro delle indagini per plusvalenze non regolari. Questo è il prezzo del potere dei soldi e dell'ebbrezza che esso può dare nel prendere decisioni scellerate, per poi correre ai ripari dilapidando ingenti capitali.

La domanda è: quanto può durare questo sistema a livello europeo e globale? Ma soprattutto, in Italia sarà possibile stare al passo con le esorbitanti cifre che circolano nel resto del mondo?
Come ci insegna la storia, la tranquillità può essere spezzata da un virus o da una guerra fratricida che mette in ginocchio l'intera economia. Ma il calcio è un amore fatto da sogni di bambini che sognano le folle inneggianti urlare il loro nome dopo aver insaccato un pallone nel sette. Non possiamo stare fermi ad aspettare che i soldi "brucino" quei sogni. E per far questo, c'è bisogno di nuove regole, nuove impostazioni, ma soprattutto una nuova visione. Troppo spesso assistiamo a tradimenti di maglia per il vile denaro, e troppo spesso, allenatori capaci, rischiano di bruciare le loro carriere per non avere la pazienza di aspettare il momento propizio per dimostrare il loro vero valore.

"Siamo umani [...] chi comanda non dà spazio" cantavano i Litfiba, ma nella vita esiste anche la dignità. Noi tifosi, ed amanti del calcio ne abbiamo da vendere. Vogliamo e pretendiamo che la si rispetti. Se il sistema ci vuole solo per i suoi interessi, finché paghiamo il biglietto allo stadio o l'abbonamento TV di turno, si dovrebbe cominciare a far capire che sono i tifosi la vera anima del calcio, ed i bambini, quelli con indosso la maglia di Messi e Co.dovrebbero essere i presidenti delle proprie squadre del cuore.
Bisognerebbe che i tifosi detenessero il 51% delle azioni delle società per le quali tifano e poi invitare gli investitori seri a mettere sul piatto il restante 49. Solo così si può ridare valore ai talenti puri nascosti e mettere in condizione le famiglie di poter investire nelle squadre della propria città e del proprio cuore.
Questo sogno va coltivato, perché è la vera ricetta per rifondare uno sport che purtoppo, giorno dopo giorno, continua ad essere di tutto tranne che sano calcio.