L'Inter vince, l'Inter perde. Ma non è colpa di nessuno, o almeno, nessuno dei protagonisti della vicenda. Si perché se c'è un capro espiatorio da andare a cercare, bhe li andiamo a toccare un tema che va oltre il calcio e le società calcistiche. 

Conte è andato via. Solo una settimana fa, l'Inter festeggiava il 19° scudetto della sua storia. Ma si sapeva. Purtroppo, non me ne vogliano i sognatori, lo strappo era avvenuto già un anno fa. L'Inter ha vissuto due anni di tensione. Positiva? Negativa? Entrambe. Ma si sa, le squadre di Antonio Conte soffrono tutte il suo passaggio. Conte è un professionista con la A maiuscola. Ha il merito di essere venuto all'Inter, nonostante il suo glorioso passato bianconero, il quale, per certi aspetti, gli ha fatto passare brutti quarti d'ora. Ma lui lo ha fatto lo stesso. Complimenti davvero Antonio.

Ma come si diceva, la colpa non è sua. E se proprio volete saperlo, non è nemmeno dei Zhang. anzi, per dirla tutta, loro sono stati fin troppo signorili e si stanno dimostrando davvero una sociatà seria e rispettabile, per la signorilità con la quale stanno chiudendo la pratica "Europa".

Europa? Si Europa. Perché se ancora qualcuno non l'avesse intuito, c'è una seria crisi geopolitica che si intravede all'orizzonte. Nel 2016, quando Suning Holdings Group (gruppo cinese) arrivò con i suoi proclami, molti tifosi, tra cui i più scettici, ci misero un pò a fidarsi. Man mano che passava il tempo però, cominciava ad intravedersi la prima stabilità societaria, un'organizzazione perfetta, il piano di rientro finanziario, ma soprattutto l'arrivo di nomi importanti a livello di dirigenti, allenatori e calciatori.

Il gruppo Suning faceva sul serio. Molto sul serio. Ed è questo che i tifosi interisti dovrebbero capire. Adesso è il momento di stare vicini alla Società, che sta cercando di chiudere l'affare gia prospettato, nei tempi stabiliti. È fin troppo alla luce del sole che sempre più società italiane di calcio stiano venendo acquistate da società o proprietà americane. Suning è stata bloccata nella scalata (o come è stata vista dal blocco occidentale, un'invasione) all'Europa. Siamo in freddo periodo di congelamento dei rapporti tra il blocco d'occidente (dove ci siamo anche noi) e quello d'oriente Korea - Cina - Russia e i rapporti sono ai minimi termini.

Nel marasma della pandemia e del populismo politico, nei piani alti dei palazzi, si stanno definendo gli ultimi accordi di cessione delle proprietà. Pian piano le quote di minoranza cresceranno e penderanno verso l'ovest. Ma torniamo al "Conte che non torna".

Quello di Villa Bellini, come dicevamo, è stato solo un compromesso che si sperava potesse avere un lieto fine, ma le speranze erano poche. In quel momento l'Inter si trovò a prendere una scelta forzata, dettata dai calcoli finanziari, ma la società avrebbe volentieri chiuso la pratica in quel momento, visti gli sfoghi a sfondo polemico del mister quando in partite cruciali la squadra faticava a portare a casa l'obiettivo, umiliando giocatori e società. Ma dovettero trovare l'accordo.

Ma si sa, Conte è cosi, prendere o lasciare. E la Società ha preferito lasciarlo andare. Chiaramente in una fase delicata come questa di transizione e di transazione, Suning non può permettersi sfoghi o "uscite" a competizioni iniziate, rischiando magari di ritrovarsi senza allenatore e con una squadra sfiduciata e stressata dai cambi e dai ritmi imposti fino a quel momento. E considerato che prima del "grande saluto" cinese, i conti devono essere messi a posto, dirigenti e presidente hanno deciso di interrompere il cammino "contiano" e di puntare su un "low cost" di lusso. Simone Inzaghi è un allenatore che dimostrerà il suo immenso valore. Persona seria e meticolosamente preparata, è un allenatore che si è fatto le ossa in un ambiente a lui famigliare e adesso è pronto per il grande palcoscenico. Saprà trovare il giusto feeling con i suoi ragazzi.

Per quanto riguarda Antonio Conte, gli auguriamo tanta fortuna. Ci ha provato. Probabilmente è arrivato nel momento sbagliato. Ma pur rimanendo un ottimo professionista, certe cose a certi livelli, (Antonio scusami) non si fanno. Antonio ha vinto, è vero. Ma una squadra, una società e una tifoseria, non possono stare eternamente in tensione perché non si sa cosa potrebbe succedere se i risultati non dovessero arrivare. I tifosi meritano rispetto, non possono rischiare di essere abbandonati, perché un girone è andato storto. Le cose bisogna portarle fino in fondo.

Detto questo, è giusto cosi. Doveva andare cosi. Antonio Conte si è tolto una bella soddisfazione, che per una bandiera bianconera quale è lui, vincere lo scudetto con l'Inter e non far vincere il 10° di fila alla Juve, è tanta roba. Credo che lo abbia capito anche lui che il prossimo anno si sarebbe fatta più dura, e a lui sarebbero rimaste pochissime possibilità di vincere. Ha preferito chiudere cosi. Meglio uscire da vincenti ed essere comunque ricordati positivamente. Peccato però. Sarebbe stato davvero interessante vedere la sfida Mourinho-Conte con quest'ultimo sulla panchina dell'Inter. Sarà per un'altra volta.

Adesso è l'ora della verità per le bandiere nerazzurre. L'ora di star vicini alla Società nella delicata fase di passaggio di proprietà. Sento moltissima gente parlare di azionariato popolare. Non sarebbe una cattiva idea. Vedremo cosa succederà. E vedremo soprattutto la nuova ossatura della squadra nerazzurra, dove molto probabilmente verrà dato spazio ai due pilastri italiani, Barella e Bastoni, prossimi capitani e vice.

Una nota per Antonio: "Antonio grazie. Grazie comunque. Per due anni ci hai fatto penare e gioire, soffrire e festeggiare. Ci hai comunque regalato tante emozioni e uno scudetto in più nella nostra sala trofei. Rimarrai comunque nella storia nerazzurra. Sei nella storia. Grazie di tutto davvero" - Un romantico appassionato di calcio