Nell'estate del 1987 arrivava a Milano uno dei più forti attaccanti in circolazione in quel periodo, lui è Marco Van Basten, giocatore unico nel suo ruolo con una classe sopraffina, arrivava al Milan dall'Ajax dove aveva appena conquistato la Coppa delle Coppe con un suo goal decisivo nella finale contro il Lokomotive Lipsia e Galliani approfittò del mancato pagamento del corrispettivo alla società olandese da parte di un'altra squadra italiana, la Fiorentina, per portare l'attaccante di Utrecht in rossonero ingaggiandolo a parametro UEFA pagando solo 2 milioni di franchi svizzeri, 1,75 miliardi delle vecchie lire.

Dalle prime partite, si capì subito che Van Basten era un fuoriclasse assoluto, anche se la sua prima stagione in rossonero lo vide fermo 6 mesi per infortunio, rientrando in campo per la fase finale e decisiva della stagione 1987/88, con il suo goal all'Empoli e quello del 3-1 a Napoli mise la sua firma sull'undicesimo scudetto della storia rossonera, il primo del nuovo Milan targato Silvio Berlusconi e nell'estate del 1988, da assoluto protagonista, regala alla sua Olanda, il campionato europeo in Germania Ovest.

Van Basten e il Milan avevano appena iniziato un ciclo di vittorie che sarebbe arrivato in sequenza anno dopo anno, nel 1988/89 dopo aver eliminato il Vitocha Sofia, la Stella Rossa Belgrado, il Werder Brema e il Real Madrid i rossoneri concuistavano a Barcellona la Coppa dei Campioni battendo la Steaua Bucarest per 4-0 grazie anche alla doppietta del cigno di Utrecht, memorabili i suoi goal a Belgrado nella partita infinita terminata solo dopo i calci di rigore, splendida la rete del pareggio al 'Bernabeu' di Madrid con un colpo di testa in tuffo dal limite dell'area che si infila alle spalle del portiere madrileno, c'era stata anche la tripletta alla squadra bulgara del Vitocha nel primo turno.

L'anno successivo, era quello del mondiale italiano, Italia '90, le famose notti magiche che per la nazionale olandese terminava in anticipo eliminata negli ottavi di finale dalla Germania Ovest proprio a 'San Siro', una delusione per Van Basten che qualche mese prima aveva visto svanire, con il suo Milan, uno scudetto in quella domenica di Verona dove era stato anche espulso, in Europa, invece concquistava la Supercoppa Europea nella finale contro il Barcellona e la seconda Coppa dei Campioni battendo nella finale di Vienna, il Benfica per 1-0 mentre a dicembre 1989, a Tokyo, aveva concquistato la Coppa Intercontinentale battendo il Nacional Medellin per 1-0.

Il primo Milan di Van Basten, quello del ciclo di Arrigo Sacchi come allenatore, terminava alla fine della stagione 1990/91 con altre due coppe messe in bacheca, la Coppa IntercontinenataleTokyo contro l'Olimpia Assuncion e la Supercoppa Europea contro la Sampdoria, in Coppa dei Campioni, invece, arrivava l'eliminazione nei quarti di finale contro l'Olimpique Marsiglia nella serata dei fari spenti, che costava al Milan, la squalifica di un anno dalle coppe europee per aver abbandonato il campo di gioco.

Nell'estate del 1991 arrivava Fabio Capello ad allenare la squadra rossonera, nasceva il Milan degli invincibili, una squadra che nella stagione 1991/92 conquistava lo scudetto senza perdere una partita, macinando record su record con Marco Van Basten capocannoniere del torneo con 25 reti.

Purtroppo, l'attaccante olandese, ricominciava ad avere problemi alla caviglia,infatti dopo i quattro goal realizzati al Goteborg in Champions Leauge, Van Basten vinceva il suo terzo Pallone d'Oro della storia e qualche giorno dopo decideva di operarsi per poi tornare in campo a fine aprile, ad Ancona, qualche giorno dopo segnava la sua ultima rete in rossonero e nella finale di Champion Leauge contro l'Olimpique Marsiglia giocava con la caviglia ancora dolorante, quella sarà la sua ultima partita perchè il 3 giugno 1993 decide di operarsi in artroscopia, purtroppo non rientra più in campo e nell'agosto 1995 a soli 30 anni annuncia il suo ritiro al calcio giocato, salutando i tifosi rossoneri con un giro di campo, in una notte d'estate, a 'San Siro', prima del 'trofeo Berlusconi'.

La carriera di Van Basten, terminava presto, ma il canto del cigno di Utrecht restava impresso in tutti coloro che lo hanno visto giocare, un fuoriclasse assoluto.