In un udienza del 2018 persino Papa Francesco si scagliava il contro il dio denaro definendolo "moderno idolo che ruba la vita e porta alla solitudine". Papa Francesco si scagliava contro la generale tendenza a misurare tutto con i soldi, a parametrare persino la vita, fino a mettere le ricchezze su un piedistallo. Proprio come il Vitello d'oro di biblica memoria. Negli ultimi 10 anni circa, il calcio è diventato - e purtroppo diventerà ancora - sempre più business. Questo è un mondo dove ormai il Dio Denaro ha preso il sopravvento rispetto alla competizione sportiva, all’attaccamento alla maglia e alla gratitudine verso club e tifosi. In pratica nel calcio si sono andati via via perdendo i veri valori dello sport. Un calcio in cui i tifosi non possono più innamorarsi dei calciatori, perché chiunque è di passaggio come dimostra ciò che è accaduto oggi, 21 giugno, dove due cardini rossoneri delle ultime stagioni in pratica ufficializzano il loro addio al Diavolo.

Gianluigi Donnarumma sta svolgendo le visite mediche con il PSG, e guadagnerà 12 milioni all’anno, ben 4 in più di quanti ne avrebbe presi se fosse rimasto al Milan, e Hakan Calhanoglu invece, dopo il fallimento della sua Turchia ad Euro 2020, continua, per rinnovare, a chiedere più dei 4 milioni netti a stagione che offre la società di via Aldo Rossi. Ecco allora che l'Inter, nelle ultime ore, sì è fatta avanti in maniera decisiva per arrivare al turco proponedo a Calhanoglu un triennale da 5 milioni di euro più uno di bonus a stagione. Il classe 1994 ha accettato e domani farà le visite mediche sull'altra sponda del Naviglio. Entrambi i giocatori hanno pensato più all'aspetto economico che a tutte le componenti citate prima (attaccamento alla maglia, gratitudine verso il club e verso i tifosi). Dove sono finite le bandiere? Dove sono finiti i giocatori che amavano i propri colori? La risposta è che non esistono più giocatori così perché gli stessi giocatori, spesso e volentieri, sono manipolati dai procuratori, che per interessi economici hanno tutta la volontà di far cambiare squadra ai loro assisti più e più volte durante una carriera. Per qualche milione in più, Donnarumma e Calhanoglu (oggi loro ma ce ne sono altri 1000 così) cambiano squadra lasciando il Milan a zero, creando un danno economico alla società che gli ha fatti diventare "grandi".

Per anni abbamo affermato "il calcio è dei tifosi", mi fa un po' sorridere… il calcio purtroppo non è dei tifosi, il calcio è ostaggio del mercato, del marketing, degli sponsor… per emergere ci vogliono fiumi di denaro… e purtroppo il Covid quel fiume di denaro lo ha bloccato. Il Covid non ha risparmiato neanche il calcio: dopo più di un anno con gli stadi chiusi, il rinvio degli Europei, è normale che gli sponsor chiudano i rubinetti. La situazione è drammatica, per capirlo basta leggere l'informativa della Uefa dello scorso ottobre, dove si mettono in evidenza perdite da 600 milioni di dollari, solo nell'ultimo anno, e il conseguente taglio dei premi per le squadre nei prossimi cinque anni. Come superare il momento? Ripenso al progetto Superlega dove dodici "superclub"  Liverpool, Arsenal, Tottenham, Manchester United, Manchester City, Chelsea, Barcellona, Real Madrid, Atletico Madrid, Juventus, Milan, Inter, avendo contezza del fatto che sono loro a trainare il mercato, decidono di farsi un campionato per conto loro… che poi praticamente è la solita storia de: "il pallone è mio e ci gioco io". A seguito dell'insorgenza dei tifosi e delle crtiche piovute da ogni lato il progetto è subito crollato ponendo la domanda: come copriranno le società il buco da 600 milioni di dollari? Dovranno apportare tagli ai bilanci, agli stipendi dei calciatori, molti di loro cambieranno casacca e si venderanno al maggior offerente… e i club che saranno in grado di reperire i fondi continueranno ad essere "grandi" e chi non ci riuscirà, sprofonderà nell'oblio delle squadre comuni. Presto detto: Donnarumma e il suo agente hanno aperto la strada, e tanti altri li stanno seguendo, con qualche società che sta provando a non piegarsi come il Milan ma dovendo registrare i mancati incassi dai cartellini.

Il dio denaro decide, il dio denaro crea, il dio denaro distrugge… E quello che per molti è una ragione di vita, una fede, si trasforma in una squallida questione di soldi. La cosa che fa veramente tristezza è che siamo noi a contribuire a fare in modo che ciò accada attraverso i sacrifici economici per procurarci tutti gli abbonamenti possibili per seguire la nostra squadra del cuore. Siamo polli da spennare…anzi siamo polli che si spennano da soli… davvero il calcio è ancora dei tifosi? Fa male, ma bisogna prenderne atto: il mio calcio, il nostro calcio, quello dei simboli e delle bandiere, quello dei ragazzi che crescevano nel settore giovanile, facevano tutta la fila fino alla prima squadra e una volta approdati lì indossavano quella maglia per tutta la vita fino a farla diventare realmente una seconda pelle, è morto, defunto, sepolto dal Dio denaro. Sono stati i tifosi a inventare la "bandiera", ad eleggere a idoli quei calciatori che come Riva, Rivera, Facchetti, Baresi, Maldini, D'Amico o Totti hanno indossato per tutta la vita una sola maglia, rinunciando per amore di quei colori a offerte importanti, ad andare a vincere e magari a guadagnare di più. Tutto questo, oramai, fa parte del passato. È il calcio moderno. Che piaccia o no questa è la nuova realtà con cui fare i conti. Un calcio senza anima e senza bandiere o con le bandiere ammainate, in cui tutto si brucia alla velocità della luce. Un calcio in cui il ruolo del tifoso non è più quello di contestare, ma al massimo di vigilare. Di esultare per una grande cessione come se fosse un trofeo da mettere in bacheca e di vigilare e di fare pressione affinché quei soldi vengono utilizzati per il nuovo progetto tecnico e non per arricchire agenti, mediatori, intrallazzatori vari o "parti correlate".

Per Papa Francesco "la fama chiede l’immolazione di sé stessi, della propria innocenza e autenticità. Si vive nell’ipocrisia, facendo e dicendo quel che gli altri si aspettano, perché il dio della propria affermazione lo impone. E si rovinano vite, si distruggono famiglie e si abbandonano giovani in mano a modelli distruttivi, pur di aumentare il profitto". Ci si scopre schiavi, ha aggiunto Papa Francesco, e in più infelici: "Gli idoli proiettano ipotesi future e fanno disprezzare il presente". Purtroppo è cosi ma per fortuna il gioco del pallone fa parte, e sempre lo sarà, della cultura e dell’esistenza di tantissimi popoli sparsi in giro per il globo. D'altronde, e aggiungo per fortuna, come scriveva il grande filosofo argentino Jorge Luis Borges, "ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio".