C'è chi ne parla come fosse "l'ammutinamento del bounty" parte seconda, con incomprensioni e regole di parte che conducono a scontri di bordo sino all'inevitabile conclusione, oppure ancora, qualcun altro lo dipinge come un tragico complotto uscito da qualche film in stile "una serie di sfortunati eventi" con Marotta nei panni del falso genitore adottivo che complotta per scalzare il giovine pargolo di turno; chi invece ne parla prendendo i panni dello storico che rivive le gesta del noto "Generale Custer", con Icardi nei panni del vanaglorioso leader che inebriato dalla sua stessa fama trascina con incoscienza la sua squadra sino a condurla in un'insensato massacro di cui egli stesso diviene, nella sua follia, la prima vittima. 

La verità è che ognuno dice la sua, nessuno sa il beneamato e famosissimo ceppo e tutti hanno la loro versione sacrosanta. Allora il punto dov'è? Come diceva San Tommaso: se non vedo non credo. Così mi piace basarmi su quello che vedo e che posso toccare con mano per giungere alle mie conclusioni e, in questa telenovela Inter-Icardi, mi sono fatto un mio quadretto che ora vorrei condividere.

Le ipotesi più celebri a confronto sono quella di Marotta "guastatore", che stanco di trattare con certa Nara, cliente scomoda e magari non la più professionale dei procuratori, abbia orchestrato il delitto perfetto per far fuori Mauro dalla strada con il detto "pugnale preso in prestito", per mano di tifoseria e opinione pubblica. All'opposizione abbia la sentenza per cui Mauro ha osato troppo, ha gettato fango sulla squadra e sulla società e ha pagato il minimo scotto: una fascia che non poteva più rappresentare senza prendere le distanze dalla sua adorata procuratrice. 

Un riassunto che non rende giustizia, ma capirete che tre stagioni televisive sarebbero poche e il mio budget è inesistente, quindi ce lo faremo bastare. Personalmente, io rientro nella seconda metà, quella dei detrattori di Mauro e vi spiegherò perchè.

Parto dal presupposto che sono una di quelle persone che ha sempre sostenuto Mauro giocatore, con un grosso e deciso MA: è un campione MA non è un leader. Troppo Icardicentrico, non per il modo di fare in campo, ma nella vita, in cui ha costruito attorno alla squadra una specie di miscuglio che la ha inglobata nella sua vita familiare senza però mai darle la priorità, rendendo troppo facili i tranelli in cui poi è caduto. Tutto ciò potrebbe essere stato orchestrato da Marotta? Sì, è una possibilità concretissima. Icardi è innocente? No, ha l'arma del delitto in mano e la mostra in mondovisione. 

L'impressione che sto avendo al netto dei fatti e che potrebbe essere anche quella reale è che Mauro abbia si tirato troppo la corda, sino al punto da esasperare la società: non per il rinnovo, ma per ciò che ha chiesto e per come lo ha chiesto. Ovvero una cifra ai limiti del condivisibile e in maniera a dir poco irrispettosa, al netto delle circostanze vecchie e nuove. Ora, Marotta non è ingenuo, è uno stratega: utilizza strategie semplici ma efficaci degne di "Sun Tzu". In questo caso aveva a che fare con una coppia che giocava con tifosi e società puntando sulla credibilità costruita in campo per fare il bello e cattivo tempo fuori, tirando troppo la corda. Semplicemente Marotta gli ha dato abbastanza corda da farci un bel cappio, come si suol dire. Nara è una showgirl, non un procuratore professionista, è brava a manipolare, ma non a cogliere le sfumature di un settore in cui è una principiante, così a Marotta è bastato indurla in errore: badate bene, non la ha ingannata o manipolata, non ha mentito, gli è bastato dargli tanta corda da costringere la coppia a far cadere la maschera, perchè si sa, le maschere prima o poi vengono giù.

Perchè dico questo? Ci sono alcuni fatti inconfutabili. Mauro al netto della rottura con la società ha sempre sostenuto, con Wanda al seguito, di avere a cuore la squadra oltre ogni cosa, di avere un grande rispetto da parte dello spogliatoio e di ricambiarlo e di aver sempre assolto ai suoi doveri di capitano con responsabilità. I fatti però ci dicono che, mentre Icardi segnava e si ergeva fiero, mostrandosi sempre disponibile per la SUA Inter, l'Inter di Mauro Icardi capitano, quella che poteva sfoggiare come "compensazione" dei suoi "sacrifici" (peraltro la permanenza stessa in una squadra cui molti ambiscono come onore personale..); non appena è divenuta l'Inter "degli altri", ha mollato remi e ormeggi. E' caduta ogni motivazione: non quella di lottare per i compagni, né per la squadra o la maglia né per i tifosi, che comunque sia, hanno riempito lo stadio con numeri da record. Non era l'Inter di Icardi, non era un'Inter che a lui interessasse. Un altro capitano avrebbe combattuto su due fronti anche senza fascia, magari contro la società, ma per la squadra e i compagni in campo.
A questo si aggiunge la sua assenza dagli spogliatoi. Questa è determinante: non manchi dagli spogliatoi perchè vuoi farla pagare alla società, se lo fai è solo per due motivi: vergogna e discordia. Non hai quel rispetto che vantavi e che è NECESSARIO per un capitano e non hai la faccia di affrontare i compagni. Quando Marotta dice che non ha punito Icardi ma ha fatto quel che doveva, questo è un punto fondamentale: Icardi non ha le qualità di un capitano, specie non di questo spogliatoio, è stato lui stesso a mostrarlo. Potremmo parlare anche dei tweet provocatori di Wanda dopo essersi mostrata accomodante e addirittura disperata, potremmo parlare dei mille controsensi nelle sue interviste, ma sono cose trite e ritrite e ormai la sua credibilità è fra le poche cose in cui tutti si accordano dandola ai minimi storici. Ciò che ha importanza è il Mauro Icardi che stiamo o, non stiamo, vedendo.
I fatti parlano più di mille parole e Mauro con i fatti ha fatto cadere ogni maschera e perso la battaglia con Marotta, che lo ha denudato in pubblica piazza disarmandolo con una sola, semplice mossa. Mauro poteva difendersi con i fatti, far parlare il campo e battere Marotta dimostrando sul suo terreno di voler e poter essere un leader, invece è caduto nel tranello, si è affidato a Nara e ha mostrato tutti i suoi limiti caratteriali, dando peraltro, nuova credibilità alle critiche mosse da Maradona e Maxi Lopez, che fino a poco fa suonavano surreali, ma ora al netto delle somme divengono stranamente coerenti con questo "nuovo" Icardi a cui stiamo assistendo.
A questo proposito, una menzione va fatta verso la Selezione Argentina, nota per il peso dell'opinione pubblica e della squadra che è costata a più di un giocatore e allenatore.
Mauro in quello stagno aveva appena messo piede dopo molte fatiche, ora, come nel gioco dell'oca, Mauro, torni al punto di partenza. Forse anche più indietro. Hai giocato e hai perso: shame, Mauro, shame, shame, shame...