"Macchina nuova, caviale, un sogno a occhi aperti a quattro stelle. Penso che mi comprerò una squadra di calcio"
Da Money dei Pink Floyd

Il calcio è la prosecuzione della politica con altri mezzi. Nel parafrasare, irrispettosamente, il più noto degli aforismi, contenuti nel saggio ottocentesco, di Carl Philip Gottlieb von Clausewitz “Della Guerra”, abbiamo maliziosamente immaginato (furbesco artifizio volto a mitigare la nostra irriverente parafrasi) che il generale prussiano essendo nato a Burg, nella Sassonia-Anhalt, la cui capitale è Magdeburgo, presumibilmente, negli anni a seguire, sarebbe diventato un acceso tifoso del Fußball-Club Magdeburg e osservando, intensamente, un suo ritratto ci è sembrato di scorgere un lieve movimento della palpebra dell’occhio destro.
Somigliava a una strizzatina d’occhio, poco prussiana, pochissimo militaresca, moltissimo mediterranea.

A proposito di Magdeburgo Football Club, una notazione storica che probabilmente non piacerà ai tifosi rossoneri d’antan, che popolano questa community. La squadra sassone, nel 1973/ 74 conquistò, a spese del Milan, detentore del trofeo, la Coppa delle Coppe a Rotterdam. Altra notazione storica, fu l’unica società calcistica, dell’allora Germania Est, a vincere un trofeo europeo. I tifosi rossoneri non se ne abbiano a male, ma la narrazione storica pretende i suoi tributi.
Proseguiamo. Il calcio mondiale non è più quello sognato dai Pink Floyd, nel loro celebre motivo Money, dove possedere una squadra di calcio significava non solo essere ricchi, ma contare moltissimo nella gerarchia sociale.
Non è più così. Lo sport più amato al mondo è nelle mani di fondi d’investimento USA e ricchissimi emirati arabi. Nel mezzo c’è la FIFA che recita il ruolo di ordinatore mondiale. Ed è l’attore geopolitico più importante nel sistema di governance globale, l’operato del governo mondiale del calcio, in più di una occasione, si è incrociato con le dinamiche della politica internazionale.
Per andare diritti al nocciolo della questione, della quale vogliamo esporre alcuni fatti e narrare vicende attinenti, diciamo che il calcio è diventato uno strumento di soft power . Non è un drink analcolico, ma una definizione il cui copyright appartiene al professor Joseph Nye che verso la fine degli anni ’80 scrisse un libro The Mean to Success in World Politics (Il mezzo per il successo nella politica mondiale ndrdove utilizzò,  per la prima volta, il termine in relazione alla capacità di un governo di avere successo, nell’ambito della politica internazionale, ricorrendo a strumenti immateriali come la cultura, l’intrattenimento e lo sport.

IL POTERE LEGGERO
Soft Power, tradotto letteralmente,significa potere leggero. Per dirla alla buona i governi vi fanno ricorso per diventare simpatici. Strizzano l’occhio all’opinione pubblica tramite uno sport amatissimo e diffusissimo. Il punto vero è che il giocattolo costicchia. Accidenti, se costicchia! Ed ecco che sullo scenario internazionale irrompe gente con le tasche piene di petrodollari e altra che porta vagonate di verdi bigliettoni dello zio Sam e si disputano il giocattolo che popola i sogni dei tifosi di tutto il pianeta. La disputa possiamo definirla Geopolitica del calcio. Il primo a parlarne è stato Pascal Boniface, direttore dell’Istituto per le Relazioni Internazionali e Strategiche di Parigi, in un suo libro, apparso nel 1998, Boniface definì il calcio come «una specie di guerra non convenzionale, condotta con mezzi diversi dalle armi, un veicolo diplomatico più efficace di lunghi discorsi e noiose risoluzioni dell’Onu» e ancora «l’ultimo stadio della mondializzazione Uno dei fenomeni più grandi, globalmente riconosciuti, un impero enorme: più diffuso della democrazia, di internet e dell’economia di mercato» .
Il calcio è un linguaggio universale, emozionale, capace di muovere all’unisono passioni e denaro.” Nel 2008, la Cina, non era stata ancora accolta nel salotto delle potenze mondiali. Ma, proprio quell’anno le toccò organizzare le Olimpiadi e, come ricorderete, lo fece senza badare a spese. I Giochi Olimpici sono quel genere di eventi che hanno una visibilità planetaria. La Cina, non poteva lasciarsi sfuggire la grande occasione e non lesinò alcuno sforzo per la loro buona riuscita che le consentirono di imporsi come uno dei paesi di maggior influenza nell’ambito internazionale. Nel 2014, toccò alla Russia con i Mondiali di calcio. Una nazione che non accreditava, e non accredita, molti meriti in materia di libertà civili.
La Coppa del Mondo di calcio rappresenta l’evento che quasi tutti i grandi paesi sono desiderosi di portare entro i loro confini.
Il Qatar, nel 2022, fece di tutto e di più - ma proprio tanto di più - per  averlo. L’Arabia Saudita sta trasformando il paese per ospitare alla grande l’edizione del 2034. Ma, il potere leggero, non è solo grandi eventi. Passa attraverso i campionati che si giocano in Europa . Negli ultimi dieci anni americani, cinesi e soprattutto arabi hanno investito una montagna di euro nelle maggiori società calcistiche del Vecchio Continente. Squadre come il Milan e il Manchester sono brand di lusso, da sfoggiare nelle occasioni più propizie al business.

E I TIFOSI, CHE DICONO?
Se dovessimo formulare un giudizio sul riscontro della lettura dei post che danno vita, vigore e passione alla comunità di Vivo per lei diremmo, senza tentennamenti, che l’andazzo, tra petrodollari e dollari verdi, non incontra molto.
Sarà – e non è una colpa sia chiaro – perché  la community accoglie protegge, come un ritrovo d’altri tempi, i più romantici tra i tifosi, soprattutto quelli rossoneri che ci fanno venire in mente l’incipit di Tolstoj in Anna Karenina Le famiglie felici si somigliano tutte, le famiglie infelici lo sono ognuna a suo modo. Al posto di famiglie mettete ‘tifosi‘ e capirete cosa vogliamo dire. Ai tifosi rossoneri, insomma, ci pare di aver capito, questa proprietà yankee non gli va proprio giù e dalla lettura dei loro post emerge un certo retrogusto amaro. Questo li rende come una famiglia infelice a suo modo.

A proposito di romanticismo, suggerirei alla community di adottare come inno, colonna sonora proprio quella bella canzone di Andrea Bocelli, che appunto s’intitola Vivo per Lei, di cui ci piace ricordare il refrain.
Vivo per lei da quando sai
La prima volta l'ho incontrata
Non mi ricordo come, ma
Mi entrata dentro e c'è restata
 
D’altronde, l’opera lirica è una metafora dell’Italia stessa. Come diversi anni fa rilevò il sociologo Martin J. Gannon. Comprende la musica, l’azione drammatica, il fasto, il pubblico spettacolo, il senso del destino. L’opera e le sue arie riflettono l’essenza della cultura italiana e gli italiani vi aderiscono con un intenso trasporto emozionale. Spesso lo spettacolo non è che l’espressione di uno dei pochi mezzi di cui dispone un popolo coraggioso per rivoltarsi contro il destino e affrontare le in giustizie della vita: la propria immaginazione. Spero perdonerete questa mia digressione. Solo un semplice divertissement culturale.

Proseguiamo. Il romanticismo, il passato che non passa sono tratti distintivi del carattere nazionale. 
E i tifosi di cui parliamo sono italiani. Ora, provare a decifrare le caratteristiche costanti del carattere nazionale potrebbe rivelarsi un futile passatempo e non possiamo non essere d’accordo con quegli studiosi che hanno dichiarato che tali esperimenti sono illusori, inutili per capire il passato e prevedere il futuro. Non ci pensiamo affatto. Il ragionamento che invece occorre svolgere è un altro. Bisogna sollevare lo sguardo dalla quotidianità. Andare oltre e pensare, riflettere che l’appena nato 2024 è gravido già di eventi che preconizzano radicali cambiamenti nelle nostre abitudini di vita, comprese quelle legate alla passione calcistica. I nostri sono tempi duri, lo sono per un motivo semplicissimo, sono tempi di paura. Ci sono due terribili guerre in corso. Una nel cuore dell’Europa, l’altra nell’eterna  fornace mediorientale. Ci sono tensioni tra la Cina e Taiwan. Fibrillazioni in America Latina. Nel 2024, inoltre, si voterà in 75 paesi del mondo e ben 4 miliardi di persone – metà della popolazione mondiale – sarà chiamata alle urne. Gli analisti di geopolitica non esitano a parlare di un possibile effetto farfalla.
Il termine fu introdotto, per la prima volta, da un professore di meteorologia, del MIT, Edward Norton Lorenz. Una metafora che spiega quanto importanti siano per il futuro le azioni compiute nel presente, in quanto tutto è interconnesso.
Chi ha visto il film The Butterfly Effect ricorderà sicuramente la frase “Il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo”. Una semplice frase che però riassume un più complesso concetto, tra le altre cose tanto incisivo quanto affascinante, ovvero che, piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.
Più semplicemente, piccole azioni, anche quelle più innocue e insignificanti, possono contribuire a generare grandi cambiamenti.
Le persone libere sono uomini con una propria coscienza. I tempi di paura, talvolta, spingono gli uomini nelle braccia di profeti o nel comodo mondo delle abitudini.
Il cambiamento di clima socio-economico, tanto per andare al cuore del problema, rappresenta solo una parte delle trasformazioni che hanno avuto luogo a partire da quel tragico settembre del 2001, dalla crisi economica del 2008, dalla terribile pandemia che ha rinchiuso la popolazione mondiale in casa. Come accennato, a questa pagina del passato, va aggiunta l’incognita della nuova, che potrà introdurre nuovi e profondi rivolgimenti sociali. Nessuno è in grado di prevedere cosa scaturirà dalla massiccia, e quasi universale, chiamata al voto. Ma, di sicuro, qualche cambiamento lo introdurrà nella nostra vita.
D’improvviso, silenzioso come il battito d’ali di una farfalla.

CAPIRE LE NUOVE DINAMICHE
Vogliamo fugare, sin da subito, ogni sospetto di cinismo che, in  qualche modo , potrebbe annidarsi tra le righe del discorso che andremo a fare. Se emerge non è dovuto a dolo, non intenzionale, ma assolutamente involontario, insomma preterintenzionale, e,comunque,  sicuramente, non è il messaggio che vogliamo far passare. Diversamente, vuol dire che ci siamo espressi male. Il calcio di oggi non è più sotto l’egida delle regole sportive. Per via dei forti cambiamenti socio-economici, che a chiusura del paragrafo precedente abbiamo evidenziato. Il calcio è sottoposto a leggi finanziarie,politiche e geopolitiche. Come i quattro cavalieri dell’Apocalisse, sullo scenario del football europeo, si stagliano le figure imponenti dei nuovi padroni del mondo calcistico. Sono in pista perché hanno intravisto, nella disciplina sportiva  che tanto amiamo, margini di business enormi con in più una planetaria visibilità. Tutto è scaturito dal modello inglese. La Premier League è stata l’unica a cavalcare l’onda lunga della globalizzazione.

L’ANNUAL REWIEW DELOITTE SUL CALCIO
Come ogni anno la Deloitte, società inglese, di certificazione, tra le più accreditate al mondo, rilascia il suo rapporto sullo stato di salute del calcio europeo. Abbiamo avuto modo di leggere il report  2023. Il mercato del calcio europeo ha aumentato i ricavi del 7% nel 2021/22. Tradotto in soldoni: 29, 5 miliardi di euro. Incremento dovuto al ritorno dei tifosi negli stadi dopo la pandemia. I campionati Big Five, ovvero Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Spagna,. Hanno registrato una crescita del 10% pari a 17,2 miliardi di euro. Una cifra che ha superato il benchmark pre-pandemia di 17 miliardi di euro del 2018/19. Sono anche aumentati però i costi salariali e non di poco: 15% dal 2018. La britannica Premier League ha continuato a superare gli altri Big Four. I club hanno registrato un aumento del 12% dei ricavi complessivi nella stagione 2021/22. Massimo storico con 5,5 miliardi di sterline. Guardando al futuro, si prevede che la stagione 2022/23 sarà un altro anno da record. Le entrate dovrebbero raggiungere circa 5,8 miliardi di sterline. Il ritorno dei tifosi negli stadi ha giovato tantissimo anche ai ricavi commerciali. L’incremento è stato di 245 milioni di sterline ( 16%) per un nuovo massimo di 1,7 miliardi di sterline. . I “sei grandi” hanno guidato l’ aumento dei ricavi commerciali complessivi (£ 156 milioni) con i cinque aumenti maggiori, che vanno da £ 43 milioni (Manchester City) a £ 22 milioni (Chelsea).  West Ham United e Brighton & Hove Albion, classificati sesto e settimo, in termini assoluti di crescita commerciale, hanno registrato i maggiori aumenti .I ricavi commerciali  sono cresciuti del 61% (19 milioni di £) e del 67% (£ 11 milioni), rispettivamente. I ricavi delle trasmissioni sono stati ridotti del 12% (391 milioni di sterline) a 3 miliardi di sterline nel 2021/22. Questo era previsto a causa del rinvio delle partite correlate dalla stagione 2019/20 alla stagione 2020/21. Esercizio finanziario, che ha comportato un differimento dei ricavi radiotelevisivi associati. Le distribuzioni provenienti dalle competizioni UEFA per club erano anche inferiori di £ 26 milioni (£ 392 milioni) a causa del calo delle prestazioni in queste competizioni rispetto al 2020/21. I ricavi radiotelevisivi dovrebbero aumentare a 3,2 miliardi di sterline nella stagione 2022/23, dovuti in gran parte al significativo aumento di valore  dei nuovi diritti di trasmissione internazionale.

SERIE A IN AFFANNO
Il nostro campionato, in fatto di ricavi, arranca e, tra le Big Five, è stata l’unica a registrare una diminuzione dei ricavi aggregati nel 2021/22. I ricavi totali sono diminuiti del 7% ( 171 milioni di euro) a 2,4 miliardi di euro. Un calo in parte dovuto anche alle minori trasmissioni che hanno comportato un calo del 24% pari  a 1,3 miliardi di euro. La riduzione dei ricavi radiotelevisivi è stata parzialmente ricompensata da un aumento delle presenze negli stadi grazie all’attenuazione della pandemia nel 2021/22.
Il rapporto della Deloitte imputa il calo di affluenza, alle partite del nostro campionato, alla condizione degli stadi. Rileva che gli impianti italiani sono, in gran parte, ormai obsoleti. Il Rapporto ingaggi/ricavi medi dei club di Serie A è rimasto abbastanza costante, all’83% nel 2021/22, poiché i salari aggregati sono scesi (7%) a 2 miliardi di euro. Solo due club, Atalanta e Milan, hanno registrato un utile operativo, grazie ai  modesti rapporti salari/entrate pari al 62% e 64% rispettivamente. Gli altri 18 club di Serie A  hanno avuto perdite operative nel 2021/22, con la più significativa sostenuta dalla Roma (105 milioni di euro), Genoa (80 milioni di euro) e Juventus (57 milioni di euro).

STADI VECCHI
La maggior parte degli stadi italiani ha raggiunto la venerabile età di 64 anni. Età pensionabile, diciamocelo francamente. Strutture, alcune, fatiscenti. Pochi hanno un sistema di skybox e moderni posti a sedere coperti Lo è solo il 59% . Solo il 14 % dei nostri stadi utilizza l’energia rinnovabile .Ovvero, la gran parte degli impianti, non è in condizione di produrre energia solare ricavabile dai pannelli posti sui tetti degli stadi, sugli edifici sulle aree di parcheggio. L’adozione di impianti per l’energia solare porterebbe risparmi notevoli e diminuirebbe l’impatto di CO2. La Federcalcio, in più occasioni, ha sottolineato la necessità che l’Italia si doti di strutture moderne. I suoi  impianti hanno bisogno, quantomeno, di un profondo restyling. L’Italia ha costruito o ristrutturato la maggior parte dei suoi stadi più grandi per la Coppa del Mondo del 1990, e molti sono anche più vecchi. L’eccezione è lo Juventus Stadium di Torino, inaugurato nel 2011. L’arena della Juventus è l’unica progettata da zero pensando ai più recenti servizi di creazione di entrate. Oltre ai posti a sedere premium e ai 64 skybox, il complesso comprende un museo, un negozio per la squadra, un centro commerciale e una clinica di medicina sportiva. C’è da dire, a proposito della vetustà dei nostri stadi, che sta maturando una nuova consapevolezza e infatti sono ben 12 i progetti messi a punto per la costruzione di nuovi impianti. Se giungeranno a compimento le nuove strutture porteranno investimenti stimati di circa 2 miliardi di dollari. Aumenteranno la disponibilità di biglietti fino a 2,7 milioni e di conseguenza apporteranno, nelle casse delle società calcistiche, ricavi, dalla vendita dei biglietti, per 166, 2 milioni di dollari. Si avrebbero inoltre, dato tutt’altro che trascurabile, ben 10.000 posti di lavoro. In pole position per la costruzione di un nuovo stadio c’è il Milan con un progetto nell’area di San Donato. Anche Roma e Fiorentina stanno pensando a un nuovo stadio.

GLI USA PUNTANO SULL’ITALIA
Proprio la realizzazione di nuovi stadi è un elemento di forte attrazione per gli investitori statunitensi. Le aree di interesse sono diverse: opportunità per società e sviluppatori americani di gestione di stadi e spettacoli dal vivo, società di costruzione specializzate in impianti sportivi e di intrattenimento, studi di architettura, fornitori di materiali e prodotti per stadi e concerti e soluzioni digitali per la sicurezza degli stadi e la gestione del flusso di folla. C’è un solo aspetto che rende cauti gli investitori yankee. In Italia, come ben sappiamo, i processi decisionali per le approvazioni pubbliche non si segnalano per speditezza e celerità. Le maglie della nostra burocrazia sono fitte e spesso la politica li infittisce ancor di più Luis García Álvarez, portfolio manager del MAPFRE AM Behavioral Fund e co-direttore dell'Executive Program on Investment in Value and Behavioral Finance dell’ICADE Business School, spiega che ci sono “diverse ragioni a favore dell’investimento in una squadra di calcio. Rispetto al passato, alcuni club sono gestiti bene dal punto di vista finanziario e i manager delle società (fuori e dentro il campo) sono sempre più professionali e ben preparati.
Poi, c’è da considerare il fattore della scarsità. ”L’arrivo, consistente, di nuovi investitori – sottolinea Alvarez - sta causando un forte aumento dei prezzi di questi asset e questa tendenza potrebbe continuare. Questo  afflusso di nuovo denaro dovrebbe tradursi in rendimenti interessanti per coloro che sono in grado di guardare avanti e selezionare gli asset giusti”. La costruzione di nuovi stadi è una risorsa infrastrutturale e decisamente rende l’investimento più attraente.
“Se gli stadi includono spazi adatti - ha aggiunto Alvarez - ad ospitare convegni, concerti o altri eventi sportivi, perché i club proprietari di queste strutture dovrebbero limitare le loro attività commerciali solo per lo svolgimento di una partita una o due volte ogni due settimane?”. Alvarez rivela un aspetto inedito come elemento di attrattività: “Avere un numero elevato di sostenitori e un brand di valore può essere importante, ma i trofei sono l'unica metrica chiave nel mondo del calcio. Club storici come Manchester United e AC Milan non vincono la Champions League dal 2007-2008, mentre il Manchester City (non in vendita) ha vinto la Premier League cinque volte negli ultimi 10 anni. E il Paris Saint Germain? Può avere giocatori e soldi, ma nella sua bacheca non c’è ancora una Champions League.”

CONCLUSIONI
Siamo entrati nella fase della finanziarizzazione del sistema-calcio. Per certi versi è una vera e propria rivoluzione come quando ci fu l’avvento di Internet e dell’informatica. Cambiarono molte cose. Si aprirono nuovi mercati, apparvero nuovi intermediari commerciali. Ci abituammo a comprare beni e servizi restandocene seduti nel salotto di casa.
Oggi, grazie a quella rivoluzione tecnologica, siamo in grado di vedere le partite, della nostra squadra, in streaming. Il calcio si appresta a diventare un veicolo attraverso il quale aziende e multinazionali possono operare e anche  rafforzarsi attraverso massicci investimenti. Il vero senso di questa svolta epocale è che il calcio presto farà il suo ingresso nell’economia e nella comunicazione globale. Le squadre non saranno più legate al territorio diventeranno entità semi-virtuali. Le big assumeranno le caratteristiche di grandi attori globali come le star di Hollywood. Leao, Lautaro, Rabiot, Dybala diventeranno idoli conosciuti in tutto il mondo. Assisteremo a tournèe e coppe che si svolgeranno negli angoli più remoti del mondo allo scopo di esportare il brand Milan, o Juve, o Inter. Lo scopo è attrarre investimenti, nuovi capitali. 

Di questo calcio che verrà, l’Europa rimarrà sempre il baricentro, ma come in  un bradisismo scivolerà lentamente, nel prossimo futuro, verso i nuovi poli geo-economici del mondo: USA, Medio Oriente, India e Cina.
Il calcio sempre più continuerà ad essere la prosecuzione della guerra con altri mezzi. I club diventeranno territori da occupare e gli eserciti invasori non avranno armi, ma tecnologie, tecniche sofisticate di marketing, sponsorizzazioni.
Un risiko planetario tra multinazionali e grandi imprese. Dietro i quali ci saranno poteri finanziari, economici e politici.
La guerra continua.