* Nell’anno 1967 un monaco cistercense delle Frattocchie a Roma, mentre in soffitta riordinava oggetti fuori uso, trovo' una lastra di bronzo col rilievo di una orante: l’Alma Aequilibri Mater, Santa Maria dell’equilibrio. Vi era raffigurata una Madonna che si mantiene in equilibrio ritta in piedi con le mani allargate. L’anno successivo un dipinto a colori di tale immagine venne donato al Papa. Quando Paolo VI la vide, ne fu molto consolato ed esclamò: «Ah, proprio quella che ci vuole!».
Forse non sapevamo che esistesse anche una “Madonna dell’equilibrio”, eppure quante volte l’abbiamo invocata, rendendoci conto che è “proprio quella che ci vuole” per la nostra vita o per il mondo e le situazioni che ci circondano! *
(Tratto da uno scritto di Ruth Kuefler)

Sono passati alcuni decenni da quando tentai di accompagnare  poggiandomi sul manubrio di una piccola bicicletta, alla quale avevo appena tolto le ruotine laterali, il mio primogenito Manuel che non avvertendo più il calore delle rassicuranti mani paterne prese coraggio e riuscì a lanciarsi tutto solo con le prime incespicanti pedalate ed a percorrere alcune decine di metri, per poi fermarsi, voltarsi e con uno struggente sorriso rivolgermi una domanda che a distanza di tanto tempo riecheggia ancora, come i ritocchi di una campana nei giorni di festa, nella mia mente ormai offuscata da svariati pensieri e variegati ricordi: "Papà!.. Ma che cos'è l'equilibrio?" Ma che cos’è, in senso lato e quindi non strettamente legato alle leggi della fisica, questo tanto ricercato "equilibrio?"
L' editoriale "Crescita libera" a proposito del sostantivo "equilibrio" sotto l'aspetto umano così recita: "La vera stabilità, però, si trova nell'aprirsi alla flessibilità: essere aperti a tutto senza pregiudizio, tenere saldi i propri obiettivi chiave a se stessi guardando le cose con infiniti punti di vista diversi! L'equilibrio è dunque una proprietà del mondo fisico ed ubbidisce alle sue regole".
Visto dal senso cristiano e con una più profonda riflessione questo equilibrio potrebbe tradursi per molti di noi in una sorta di immobilismo interiore per cui, per timore di una caduta o comunque di un cambiamento, si rimane come insabbiati in situazioni che spesso non concordano con la nostra volontà. Ad esempio, relazioni sbagliate o non condivise dai nostri genitori, accadimenti che non concorrono ad un progetto di vita  ma sono ormai diventate loro malgrado un nido di sicurezza e comodità. 
Contrariamente, la paura di impegnarsi fino in fondo porta spesso a rimandare un passo valutato definitivo, come la stagnazione in un eterno fidanzamento piuttosto che la scelta del sobbarcarmento di un mutuo trentennale in luogo di un affitto il cui importo è pressoché alla pari.

È ben risaputo che ogni scelta comporta un rischio, ma a volte a voler evitare di correre il rischio si potrebbe arrivare direttamente, nostro malgrado, all'insoddisfazione o peggio all'autodistruzione dell'individuo, che tradotta con un eufemismo darebbe luogo ad uno dei malanni più diffusi in questo periodo di postpandemia: la tanto odiata depressione!
Il rischio allora di perseguire le mete più desiderate, di interrogarsi sul proprio futuro, di mettere o meno al mondo un figlio, di trovare un lavoro all'estero più qualificante e remunerativo di quel poco che possa offrire la nostra amata penisola assume una lucente concretezza inducendoci alla ricerca di un potenziale ed asincrono equilibrio. 
Un autore contemporaneo riesce a provocarci, chiedendo senza mezzi termini: «Esiste un uomo tanto codardo da non preferire cadere almeno una volta piuttosto che vacillare in eterno?» (C. McCarthy).
E cioè (come salomonicamente domanderebbe Gigi Marzullo) meglio rischiare fino a perdere l’equilibrio con una imprevedibile caduta oppure avventurarsi per tutta una vita a cercare di agguantare il sogno non realistico ma semplicemente fiabescamente sognato?
Che bell'amletico dilemma! La non semplice risposta potrebbe sicuramente aiutarci a capire meglio che cosa possa essere la sensazione di equilibrio che sembra inseguirci come un ombra per tutta la nostra esistenza!
Ma un fatto è certo ...."L'equilibrio papà... è quando non si cade più!!". Queste le parole proferite dal mio piccolo Manuel all'età di cinque anni quando orgogliosamente mi mostrò di aver fatto con la bicicletta e con sole due ruote l'intero giro del parco giochi... e senza essere mai caduto!!

Forse per molti di noi potrebbe essere una  mezza verità al pari di una ipotetica equazione matematica: "Equilibrio : Cadute =  Vita : Incognite" L'equilibrio starebbe alle cadute, come gli accadimenti della nostra vita starebbero agli imprevisti della stessa!
Un caro abbraccio.

Massimo 48 Amarcord