<> [Cit. Sant’Agostino] Se Sant’Agostino fosse stato un tifoso interista, più di qualcuno oggi legherebbe questo celebre aforisma alla FC Internazionale Milano. Da qualche anno ormai viviamo in un purgatorio che col tempo ha assunto le sembianze di sabbie mobili dalle quali si fa fatica ad uscire. Le preghiere dei fedelissimi neroazzurri non bastano e in attesa di una intercessione divina, viviamo il presente in un limbo che ogni anno rinnova i contenuti e ultimamente anche la proprietà ma mantiene sempre lo stesso nome: PROGETTO. Il problema, non sta tanto nella bontà dello stesso ma nell’abbandonarlo prima di iniziarlo realmente. Negli ultimi anni “l’entità progetto” ha assunto concetti e toccato temi differenti, spesso in contrapposizione tra loro. Senza andare troppo in la con gli anni, in principio ci fu il “progetto giovani” con i vari Icardi, Taider, Belfodil, Kovacic e quant’altri che, sotto la protezione e la guida del condottiero Mazzarri avrebbero dovuto crescere e magari moltiplicarsi, per riportare l’Inter lassù dove doveva stare ma, non poteva più permetterselo. Ora come tutti sappiamo, circa un anno e mezzo dopo, si chiese a gran voce la testa del condottiero che, tagliata, venne servita su un piatto d’argento e gettata in pasto all’affamato pubblico di San Siro. Per placare la fame del popolo neroazzurro ed evitare la caduta di altre teste, fu scelto e presentato il nuovo condottiero: “SIR MANCIO”, più amato e cool del precedente e che, come narra la leggenda, estratta la spada dalla dura roccia, fu incoronato Re della Pinetina con pieni poteri. Il Mancio aveva grandi PROGETTI che nulla avevano a che vedere con il precedente e senza che nessuno se ne accorgesse, sparì assieme ai giocatori e i milioni spesi. Togliendo la seconda parte della stagione 2014/15 quando il nuovo tecnico, esaminata la rosa, tra un Podolski e uno Shaqiri cercò di dare una sterzata alla stagione, eccoci catapultati a un anno fa; Giugno 2015, il popolo è ancora molto affamato ma ora più fiducioso e meno arrabbiato grazie alla presenza della nuova guida. I vessilli del biscione aleggiano in giro per tutta Europa e con diplomazia (prestiti vari con diritto/obbligo) e qualche dura battaglia vinta (Kondogbia, Perisic) sembra essere prontissima ad affrontare la nuova stagione. Anche questa volta tutti sappiamo come va a finire ma invece di pensare solo a criticare proviamo anche a capire il perché. Ovviamente le parole d’ordine erano e sono sempre “bilancio” e “Financial Fair Play” ed a prescindere da chi, sono stati sacrificati in suo nome diversi giocatori. Assodata l’impossibilità di sfuggire alla mano del FFP, quantomeno il primo pensiero dovrebbe essere quello di non vanificare i sacrifici fatti in suo nome e cercare di utilizzare al meglio i fondi raccolti per completare e migliorare la rosa. Ciò non è avvenuto e le basi per il fallimento erano già state gettate durante il mercato. L’idea tattica di Mancini è impostata su un 442/4231 e completare la rosa con interpreti giusti per ogni ruolo doveva essere il punto di partenza invece ben presto il mercato si trasforma in uno scambio di figurine per di più molto costose. Alcuni veloci esempi: - Sfumato Salah si virerà su Jovetic. Scelta tecnica incomprensibile. Due giocatori con caratteristiche tecniche e fisiche completamente diverse che da un lato lascerà scoperta la corsia destra e dall’altro vanificherà un investimento da oltre 20M tra ingaggio, prestito e futuro obbligo. - Venduti Kovacic e altri per creare un minimo di budget, considerando la sua esiguità, difficilmente si potrebbe pensare di spenderlo, quasi tutto per un unico giocatore (Kondogbia) a prescindere da chi esso sia. - A gennaio si è ultimata l’opera investendo svariati milioni per Eder. Si è quindi aggiunto un attaccante ad una rosa che ne contava già diversi e per di più, quando utilizzato sull’esterno, da il meglio partendo da sinistra ovviamente come i già presenti Perisic e Ljajic. Certo, ci sono anche cose positive come le operazioni Miranda e Murillo ma ci si ritroverà ad affrontare la stagione con una rosa completata in extremis da Felipe Melo (doppione di Medel), Ljajic (doppione di Perisic o Jovetic), con diversi buchi e “abbondanze insensate” come i cinque terzini e quattro centrali per giocare una sola competizione e una grande confusione tattica dettata proprio dalla necessità di trovare una collocazione ai diversi giocatori che più o meno occupavano lo stesso ruolo. Ed eccoci al presente, Giugno 2016. La proprietà è cambiata ma tra l’insediamento della nuova dirigenza e le briglie strette del FFP difficilmente si potrà andare in giro con il libretto degli assegni costantemente aperto, cosa che per altro non credo accadrà neanche in futuro. In ogni caso se per i prossimi anni (almeno a parole) il futuro economico del club sembra più roseo e meno in rosso, in questo mercato credo bisognerebbe evitare di ripetere i soliti vecchi errori già abbondantemente citati. Per cominciare sarebbe utile evitare di caricare a bordo altri giocatori con lauti ingaggi e non in grado di farci migliorare dal punto di vista tecnico; questi sono difficilmente piazzabili proprio a causa dell’ingaggio, troppo alto per i club di fascia minore che potrebbero interessarsi ai giocatori (esempio attuale i circa 2,5M di Ranocchia). Stesso discorso potrebbe essere fatto per le tante “vecchie glorie” che tanto piacciono al mister; anche qui il rischio è alto visto che i suddetti calciatori dovrebbero abituarsi ad un nuovo calcio, lingua, squadra, stile di vita etc.. tutte cose che il buon vecchio Andrea Pirlo (per coloro che lo citano come esempio positivo di una seconda giovinezza) ha evitato rimanendo nello stesso campionato. Anche per la prossima stagione salvo abbattimento del FFP partiremo in seconda fila nella corsa ai primi tre posti e sono fortemente convinto che in questo mercato andrebbe completata la rosa in tutti i ruoli e rinforzata la base, a mio parere già buona, per poi aggiungere qualche pezzo pregiato in futuro, magari non a fine carriera. Cosa possono dare e a che prezzo i vari Zabaleta, Erkin, Tourè e via discorrendo? Il caso Vidic dovrebbe far riflettere. Negli ultimi anni abbiamo sacrificato per pochi spiccioli buoni giovani(probabilmente non fenomeni) come Benassi, Duncan e altri per rincorrere Jovetic, Eder, Melo etc.. perchè la fretta di ridurre il gap da chi ci precede è più forte della programmazione ma alla fine i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Giusto per fare due conti, con le cessioni dei due giovani citati (circa 7M) ci si paga per un solo anno l’ingaggio lordo di Melo(5M)o Jovetic (6) e da solo l’ingaggio lordo di Erkin costa il doppio rispetto a quanto la Sampdoria ha versato nelle casse neroazzure per Duncan. Vedremo tra qualche mese cosa succederà ai vari Puscas, Yao etc.. Prima di chiudere voglio fare una precisazione; il mio non è un discorso contro Tourè, Zabaleta o altri simili ma solo una considerazione sull’eventuale investimento. Zabaleta, senza problemi fisici, lo vedrei bene nella nostra linea difensiva e se non fossimo immischiati in particolari situazioni economiche allora non ci sarebbero problemi, prendi Tourè oggi e blocchi il Diawara, il Benassi, il Donsah o chi preferite per il domani. Oggi, anche con la nuova gestione, non sarà facile muoversi liberamente come molti pronosticano e se le circostanze impongono di scegliere tra il Tourè e il Donsah, allora per quanto mi riguarda preferisco il secondo sia dal punto dell’investimento finanziario (non a fondo perduto come nel primo caso) sia da quello tecnico poiché questa politica potrebbe portarci tra uno,due anni ad avere una rosa competitiva e in crescita, pronta a fare il salto di qualità inserendo a quel punto la ciliegina su una torta finalmente pronta, al contrario di oggi dove si prova a coprire con la glassa le diverse imperfezioni. LORENZO